Franco Penza giornalista torrese

Sezione: Storia - Cultura 

L'onorata società
Tratto dal Giornale L'Infinito
Direttore Franco Penza

EDITRICE: L'INFINITO - N A P O L I

AUT. TRIB.LE NAPOLI 2247/71 ANNO XXI - N.4 OTTOBRE 1985

Il termine castigliano, che diede il nome alla secolare pianta della malavita napoletana, suona esattamente Kamora ” e significa contestazione e assolutamente non deriva da Gamur uno spagnolo, che nel 1654, rinchiuso in Castelcapuano spiegherebbe a cinque napoletani l'organizzazione della malavita spagnola, i quali appena fuori del carcere avrebbero fondato la “Bella Società Riformata” che tutti chi amerebbero “camorra” per una storpiatura dialettale di Gamur.
   Con certezza deriva da una società segreta spagnola: la “Confraternita della Guarduna” (della rapina) fondata a Siviglia nel 1417, descritta nelle opere di Cervantes, che nel 1647 si denominava “Società dei mastri” e nel 1601 “Compagnia della Morte”, poi “Società degli Impaciati”.
   La gamurra, quale vestimento, non c'entra.
   Lo stato maggiore si componeva di un CAPINTESTA, comandante Supremo, dodici CAPINTRINI o CAPI SOCIETA' dei dodici quartieri di Napoli" Contaiuolo-Tesoriere.
SOCIETA' MINORE, sorta di vivaio, composta di GIOVANOTTI ONORATI, da PICCIOTTI e da PICCIOTTI di SGARRO. I membri della Società minore non percepivano quote sulle tangenti, per cui, quando si doveva accoltellare qualcuno, essi si davano da fare per poi essere promossi nella Maggiore.
   Anche nelle carceri e nel domicilio coatto i camorristi taglieggiavano gli altri detenuti, obbligandoli a pagare la tassa dell'olio.
I suoi tribunali erano MAMMA e GRANMAMMA, presieduto da un MAMMASANTISSIMA. Ai traditori venivano inflitte pene, che andavano dallo sfregio sul viso all'esecuzione capitale, eseguiti con rasoio o con monetina di due centesimi affilata da un lato.
Tra i riti d'iniziazione la “ zumpata ” o dichiaramento, duello rusticano.
Nei Cimitero delle Fontanelle, alla Sanità, uno dei famosi tribunali della Camorra del secolo scorso.
Scopo principale della camorra percepire tangenti su tutte le attività, lecite e illecite della città. Scopi collaterali: disimpegno di operazioni di polizia e amministrazione della giustizia per coloro, che non avessero fiducia nello Stato.
Il “Baratto” era la percentuale circa il 20% sugli introiti dei biscazzieri; lo “Sbruffo” la tangente su tutte le altre attività (dai facchini, dai venditori, dalle tenutane di postriboli, dai vari protettori e dal proprietario dell'immobile; la percentuale variava secondo che la donna protetta fosse “pollanca” (vergine) o “gallinella” (non illibata) o “voccola” (mamma); il lotto clandestino veniva gestito in proprio.
Nel 1820 la “Bella Società Riformata” (cioè confederata) si costituì ufficialmente, riunendosi nella chiesa di Santa Caterina a Formiello a Porta Capuana. Capintesta fu nominato Pasquale Capuozzo, ferracavallo, che fu ucciso dalla moglie. ostetrica empirica, la quale credette di notare in un bimbo appena nato somiglianza col marito. Per onorarne la memoria, i camorristi decisero di offrire un corredo da sposa e una dote in denaro a dodici ragazze del popolo fra le più povere.
Il suo statuto o “ frieno ” è pervenuto frammentario. Nel 1842 Il contaiuolo Francesco Scorticelli, fondendo i vecchi frieni, lesse nella Chiesa di Santa Caterina a Formiello un frieno composto di ventisei articoli, forse definitivo.
1 - La Società dell'Umiltà o Bella Società Riformata ha per scopo di riunire tutti quei compagni che hanno cuore, allo scopo di potersi, in circostanze speciali, aiutare sia moralmente che materialmente.
2 - La Società si divide in Maggiore e Minore: alla prima appartengono i compagni camorristi ed alla seconda i compagni picciotti e giovanotti onorati.
3 - La Società ha la sua sede principale in Napoli, ma può avere delle categorie anche in altri paesi.
4 -
Tanto i compagni di Napoli che di fuori Napoli, tanto quelli che stanno alle isole o sottochiave (in carcere) o all'aria libera, debbono riconoscere un solo capo, che è il superiore di tutti e si chiama capintesta, che sarà scelto fra i camorristi più ardimentosi.
5 -
La riunione di più compagni picciotti o di giovanotti onorati si chiama “chiorma” e dipende anche dal capo-società dei compagni camorristi.
6 - La riunione di più compagni camorristi costituisce “la paranza” ed ha per superiore un capintrino o un caposocietà.
7 - Ciascun quartiere deve avere un caposocietà o capintrino, che sarà per votazione scelto fra i camorristi del quartiere e resta in carica un anno.
8
- Se fra le “paranze” vi fosse qualcuno di penna, dietro il parere del capintesta e dopo un sacro giuramento sarà nominato contaiuolo.
9 - Se fra le “ chiorme ” vi fosse qualcuno di penna, dal picciotto anziano del quartiere sarà presentato al capintrino, dal quale dipende e dietro sacro giuramento, sarà nominato contaiuolo dei compagni picciotti; ma se non si trovasse, il contaiuolo delle paranze farà da segretario anche delle chiorme.
10 - I componenti delle paranze e delle chiorme, oltre Dio, i Santi e i loro capi non riconoscono altre autorità.
lì - Chiunque svela cose della Società, sarà severamente punito dalle “Mamme”.
12 - Tanto i compagni vecchi che quelli che si trovano nelle isole o sottochiave (in carcere) debbono essere soccorsi
13 - Le madri, le mogli, le figlie e le innamorate dei camorristi dei picciotti e dei giovanotti onorati debbono essere rispettate sia dai soci che dagli estranei.
14 - Se, per disgrazia, qualche superiore trovasi alle isole, deve dagli altri dipendenti essere servito.
15 - Quattro camorristi sotto chiave possono fra loro scegliersi un capo, che cesserà di essere tale appena toccherà l'aria libera.
16 - Un socio della Società maggiore, per essere punito, dovrà essere sottoposto al giudizio della Gran Mamma. Un socio della Società Minore sarà condannato dalla Piccola Mamma. Alla Gran Mamma presiede il Capintesta e alla Piccola Mamma il capintrino o caposocietà del quartiere di chi deve essere condannato.
17 - Se uno delle chiorme offendesse qualche componente delle paranze il paranzuolo si potrà togliere la soddisfazione da sé. Avverandosi l'opposto dovrà essere informato prima il capintesta.
18 - Il dichiaramento si farà sempre dietro parere del capintrino, se trattasi di picciotto o di giovanotto onorato e dietro parere del capintesta, se di camorrista. Ai vecchi e agli scornacchiati (cornuti) sarà vietato di zompare.
19 - Per essere camorrista o ci si arriva per novizio o per colpo.
20 - Chi fu implicato in qualche furto o viene riconosciuto come ricchione (omosessuale passivo) non può essere mai capo.
21 - Il capintesta si dovrà scegliere sempre fra le paranze di Porta Capuana.

22 - Tutte le punizioni delle Mamme si debbono eseguire nel termine che stabilisce il superiore e dietro il tocco (sorteggio).
23
- Tutti i camorristi e i picciotti diventano a turno camorristi e picciotti di giornata.
24 - Quelli che sono comandati ad eseguire le tangenti, le debbono consegnare per intero ai superiori. Delle tangenti spetta un quarto al capintesta e il resto verrà versato nella cassa sociale allo scopo di dividerlo scrupolosamente fra i compagni, fra gli infermi e fra quelli che vanno in punizione per sfizio del governo.
25 - I pali, nella divisione del barattolo, debbono essere trattati ugualmente come gli altri della Società.
26 - Al presente frieno, secondo le circostanze, possono essere aggiunti altri capitoli.
La Bella Società Riformata aveva anche una scuola:
La Concordia, per entrare nella quale bisognava pagare settanta centesimi e di cui era maestro “scarpa leggia”, Basile, che uccise e murò la moglie nella sua abitazione.
I guappi di sciammeria, invece, provenivano dalla piccola borghesia e non furono mai ammessi nella Società. A differenza dei camorristi, i guappi erano spavaldi, maneschi, rissosi, coraggiosi, difensori dei deboli e assolutamente non parassiti.
Nicola Ajossa fu un guappo che rese servigi grandi per l'ordine pubblico. Egli sfidò Tore 'e Criscienzo e lo battette in una memorabile zumpata al Campo di Marte, perché il Ponte della Maddalena appartenesse alla legge e tutti vi pagassero il pedaggio, compresi i camorristi. Il commissario di polizia fu ringraziato in malo modo: arrestato, incarcerato, morì di “ mal sottile ” in carcere.
Nel 1860 Giuseppe Garibaldi era a Napoli. il prefetto di polizia Liborio Romano, per evitare disordini nel passaggio dei poteri dai borbonici ai garibaldini, convocò Salvatore De Crescenzo, alias Tore 'e Crescienzo, e gli affidò l'incarico di comandante della nuova polizia. L'ordine pubblico fu ripristinato totalmente a Napoli, a parte alcune vendette personali. In quel tempo, dopo un periodo integerrimo, il capintesta De Crescenzo pretese le tangenti sul contrabbando di mare, mentre il capintrino Pasquale Merolle le tangenti sul contrabbando di terra.
Il 3 gennaio del 1861 la carica di direttore della polizia andò al patriota Silvio Spaventa, che sciolse il corpo delle Guardie Cittadine, creò la Pubblica Sicurezza, licenziando i camorristi, che tentarono di assassinarlo.
Tra i capintesta più feroci è da ricordare il già citato Salvatore De Crescenzo. Nato nel 1816, fu con i genitori in un modesto circo equestre a Porta Capuana. A 14 anni Tore entrò nei ruoli minori della “ Bella Società ”. Nel 1849 pose la sua candidatura a capintesta. Per la sua giovane età, l'elezione fu un pò avversata. Egli gridò: Ho trentatré anni, l'età di Cristo. E se a trentatré anni Cristo salì al cielo, Tore 'e Criscienzo può diventare capintesta”. Elegante, indossava pantaloni larghi alla base e giubbetti, che verranno indossati da tutti i camorristi.
Antonio Lubrano, Totonno 'a Porta 'e Massa, eterno rivale di Tore, fu scannato in carcere da tre detenuti nel carcere di Castelcapuano.
Papele 'o stuorto, Totonno 'o scervellato, Dumminico 'o panzarotto, forse furono capintesta, ma si hanno notizie frammentarie. Aniello Ausiello fu in auge nel 1840 quale re della zumpata, le cui fasi preliminari erano l'appicceco, il litigio, il ragionamento, tentativo di composizione della controversia, banchetto e poi duello. Il combattimento all'arma bianca si teneva in una qualsiasi zona affollata, se invece alla pistola, in luogo solitario. Aniello si alleò con i briganti a vendere armi e perdette ogni credito. Dato che era vietato dal “frieno” che i capi si sfidassero, ci pensò la moglie con la “spatella di Genova”, ma poveretta dovette soccombere.
Nella zona di competenza i membri della Bella Società svolgevano anche funzioni di giudici di pace. Nel 1838 si rese celebre Michele Aitollo, detto Michele 'a Nobiltà, capintrino del quartiere Porto, che sposò una ragazza sedotta da un pescivendolo che ebbe l'ardire di non ascoltare il camorrista, non presentandosi sull'altare. E Michele sostituì lo sposo. Ma dopo un tatuaggio sul braccio morì, forse nel nerofumo c'era del curaro.
Dopo Vicienzo 'o bellu guaglione, Pasquale Caiazzo di Montesanto nel 1869 fu eletto Ciccio Cappuccio, tartagliante capoparanza dell'Imbrecciata, (strada lastricata a ciottoli, ripida, famosa e malfamata, perché covo di camorristi e di prostitute, fu quella che ora corrisponde a via Martiri d'Otranto, che mena all'Arenaccia). Vrennaiuolo, cioè venditore di crusca, a via Nardones, lasciò la moglie all'Imbrecciata, e tolse la consorte a Tore 'o schiavuttiello, diventando il dittatore della Bella Società Riformata.
Nel 1893, il 15 agosto, il prefetto ricorse a Lui per risolvere la grave situazione a Napoli dello sciopero dei cocchieri. “ Fra un'ora lo sciopero sarà cessato! ” E dopo un'ora lo sciopero cessò. Nel 1891 al ministro dell'interno Nicotera fu rubato un orologio d'oro. Risultate vane le ricerche della polizia, Ciccio rimediò subito. Anche al procuratore del re Michele Pironti fu rubata una tabacchiera d'oro nell'aula delle udienze e mercé l'intervento di Ciccio ancora una volta si risolse il caso.
Dopo la morte di Ciccio Cappuccio, fu eletto Giuseppe Chirico di Porta San Gennaro, detto 'o Granatiere. La sua futura moglie gli si negò sull'altare la prima volta, e dopo il diniego, egli sfregiò la ragazza, che finalmente sospirò e disse: “Adesso ti posso sposare! Un capintesta si deve saper comportare!” E con il viso sanguinante ritornò sull'altare e lo sposò.
Totonno 'o pappavallo sconfisse 'o Granatiere nell'unica zumpata della sua vita, anche se il frieno lo avrebbe vietato.
Enrico Alfano, detto Erricone assurse alla suprema carica ai primi del novecento come capintesta effettivo, Luigi Fucci detto 'o gassusaro, capintesta onorario.
Il fatto di sangue, che darà origine al più famoso processo celebrato in Italia e che permetterà di sgominare la camorra, avvenne il 6 giugno 1906. Contemporaneamente, in via Nardones 95 a Napoli e in via Calastro a Torre del Greco furono uccisi i coniugi Gennaro Cuocolo, basista, cioè chi dà le basi per un furto, e Maria Cutinelli, ex prostituta.
Il capitano Fabbroni, fidandosi del camorrista-cocchiere Gennaro Abbatemaggio, annientò la camorra. Fu lotta aperta tra Carabinieri e Polizia. Celebre il processo a Viterbo, che si concluse l'8 luglio 1912.
Abbatemaggio nel 1906 accusò la Bella Società Riformata, ma nel 1919 la scagionò. Quando disse la verità? Chissà!
Comunque, la sua mitomania e le sue confidenze permisero di sradicarla.
Con l'avvento dei Fascismo non fu possibile una pronta rinascita, anzi vi fu un completo affossamento, tanto vero che il regime, non avendo nulla da temere dalla Bella Società Riformata, in quanto organizzazione statuale forte, scarcerò i camorristi a scaglioni, che se ne stettero tranquilli.
E' da ricordare che il regime aveva dato carta bianca al Prefetto Cesare Mori, che aveva distrutto la mafia in Sicilia.
La nuova camorra è sorta nel dopo guerra ed è di stampo nord americano. Le azioni sono su basi industriali.
Lo sgarro è punito con il mitra, non più con il coltello.
                                                Franco Penza
Bibliografia:
Ferdinando Russo - E. SERAO - LA CAMORRA
Bideri - 1907.
Vittorio Paliotti - LA CAMORRA
Bietti, Milano, 1973.