Pag. 4   SPECIALE VESUVIO

La gente. I nostri cittadini hanno paura del Vesuvio, considerato bello e impossibile. E c’è chi ipotizza il trasferimento “Voglio andare a vivere in campagna” La paura, o meglio l’angoscia, è viva in tutti. Anche se ognuno la estrinseca in modo diverso. Quel “gigante buono” per tutti dorme. Anche se il suo è un letargo un tantino agitato.
Ogni tanto infatti il Vesuvio si fa sentire, “muovendo” tutto quello che lo circonda. “Russa” afferma in modo scherzoso Giuseppe Marino, 37 anni, impiegato. Lui lavora a Napoli, e a Napoli era quando ha saputo della scossa di mercoledì 27 settembre. “Per puro caso ho chiamato un amico che si trovava all’ospedale, e tra una battuta e l’altra mi ha detto: ‘Hai sentito la scossa di questa mattina’. Pensavo ad uno scherzo, ho fatto un giro di telefonate per ascoltare i parenti, ma né mia moglie né mia madre avevano avvertito nulla.
Eppure dicono che al Maresca si siano vissuti attimi di panico”. Come del resto in altre parti della città. “L’ho sentita, eccome - afferma Massimo, abitante in via De Nicola. Ero ancora a letto, avendo fatto tardi la notte prima. Per un momento ho creduto che qualcuno volesse dirmi di alzarmi. Ho intuito che era un terremoto solo quando ho capito che in stanza con me non c’era nessuno”. Cosa fare? Tante le soluzioni che prospettano i nostri interlocutori: “Già da diversi anni vivo fuori, a Bergamo - dice Vito, a Torre per un periodo pregresso di ferie - ma sono comunque preoccupato. Ho tutti i miei cari che abitano qui. Non si riesce a vivere tranquilli nemmeno lontani centinaia di chilometri da Napoli.
Spero solo che l’Osservatorio possa informare presto tutti, al fine di adottare questo fantomatico Piano di Evacuazione”. “Tre miei figli lavorano da tempo immemore in provincia di Reggio Emilia - afferma Salvatore Esposito, pensionato - e non vi nascondo che un pensierino di trasferirci anche io e mia moglie, l’abbiamo fatto. Sono troppo attaccato alle mie zone, al mio mare. Ma se occorresse, andrei a vivere in campagna…”.
“Ho tanti problemi a cui pensare - dice Ciro - che mi risulta difficile concentrarmi anche sul Vesuvio. Prima o poi esploderà? Prendiamola con filosofia: una volta si deve pur morire”. C’è poi chi si è fatto una convinzione tutta personale: “Il Vesuvio ci risparmierà - dice Maddalena -. L’ha detto anche il Beato Vincenzo Romano: la lava non toccherà più Torre del Greco”. Avremmo voglia di chiedere conferma al Beato…

DAL PARLAMENTO
Rifondazione porta il Vesuvio in Senato Riportiamo un ampio estratto del disegno di legge numero 4765 presentato dai senatori Russo Spena, Cò e Crippa di Rifondazione Comunista e comunicato alla Presidenza del Senato il 27 luglio 2000.

 
Articolo 1: Classificazione vulcanica Per mitigare il rischio vulcanico vengono istituiti: - il “Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell’area vesuviana”, dalla durata di dieci anni, mirante a favorire un progressivo decongestionamento dei comuni interessati dal “Piano Nazionale Emergenza Vesuvio”; - l’”Ufficio Piano Vesuvio” finalizzato alla realizzazione del suddetto Programma e alla pianificazione di una futura emergenza Vesuvio; - uno stanziamento di 400 miliardi per la realizzazione del “Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell’area vesuviana” e per il funzionamento dell’”Ufficio Piano Vesuvio”.
Articolo 2: Compiti del “Programma straordinario di interventi per la mitigazione del rischio vulcanico nell’aera vesuviana.
a) Al fine di incentivare l’esoso spontaneo della popolazione dei comuni a rischio, per i cittadini lì residenti da almeno 5 anni sono previsti i seguenti benefici: - mutui a tasso agevolato finalizzato all’acquisto si abitazioni, da utilizzare come residenza primaria, ubicate in aree esterne a quelle interessate dal “Piano Nazionale Emergenza Vesuvio”;  - riserva di quota del 5% nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari ubicate in comuni della Regione Campania ad esclusione di quelli menzionati nel “Piano Nazionale Emergenza Vesuvio”;

 - riserva di quota del 2% nelle graduatorie per l’assegnazione di case popolari ubicate in regioni diverse dalla Regione Campania; - riserva di quota del 5% nei concorsi pubblici che prevedano lo svolgimento dell’attività lavorativa nella Regione Campania in comuni diversi da quelli menzionati nel “Piano Nazionale Emergenza Vesuvio”; - riserva di quota del 2% nei concorsi pubblici che prevedano lo svolgimento dell’attività lavorativa in comuni esterni alla Regione Campania; - i cittadini di cui all’articolo 2 che trasferiscono la loro residenza in Campania fuori dei suddetti comuni e che, per motivi di lavoro sono costretti a recarsi periodicamente nei suddetti comuni, usufruiranno gratuitamente dei servizi pubblici e dei pedaggi autostradali da e per l’area vesuviana.
b) Al fine di decongestionare l’area vesuviana: - acquisto di edifici, accatastati e ubicati in aree ad elevato rischio vulcanico, che saranno immediatamente demoliti; - realizzazione di strutture, da realizzare anche in deroga agli attuali strumenti urbanistici, esclusivamente finalizzate alla salvaguardia delle popolazioni vesuviane in caso di emergenza vulcanica; - acquisire e attrezzare aree poste all’esterno dell’area vesuviana dove reinsediare provvisoriamente parte dei profughi in caso di emergenza vulcanica e dove, eventualmente, reinsediare i comuni vesuviani in caso di grave emergenza Vesuvio. Articolo 3: Ufficio Piano Vesuvio:
a) Finalità: - redazione e aggiornamento semestrale del “Piano Nazionale Emergenza Vesuvio”; - coadiuvare i comuni vesuviani nella redazione e aggiornamento semestrale dei loro piani di emergenza inerenti il rischio Vesuvio o, in subordine, redigerli o aggiornarli per essi; - realizzazione di campagne educative inerenti il rischio Vesuvio e di esercitazioni di protezione civile da tenersi semestralmente; - indicare le linee di indirizzo che potranno essere adottate dalle altre amministrazioni pubbliche per pianificare lo sviluppo urbanistico, economico e sociale dell’area vesuviana rapportandolo al rischio vulcanico.
c) Funzionamento: - unico responsabile dell’”Ufficio Piano Vesuvio” è il suo direttore, nominato dal presidente della giunta regionale della Campania, sentito il parere del direttore dell’Agenzia Nazionale alla Protezione Civile, del presidente dell’amministrazione provinciale di Napoli, dei sindaci dei comuni menzionati nel “piano Nazionale Emergenza Vesuvio”, del direttore dell’Osservatorio Vesuviano, del presidente dell’Ente Nazionale Parco Vesuvio.

I NUMERI
Previste diecimila partenze al giorno Vulnerabilità degli edifici (scala da 1 a 100). 59,1% (da 0 a 20); 4,6% (da 20 a 40); 22,7 (da 40 a 60); 13,6% (da 60 a 80). Screening degli abitanti. Il Piano stima la popolazione torrese di 99.852 abitanti, di cui 31.162 capi-famiglia. Le partenze giornaliere dovrebbero essere di 9.813 persone, tramite treni e navi. Sedi Operative. Durante le fasi emergenza, speciali commissioni si costituiranno presso il liceo classico “De Bottis” e la sede comunale “La Salle”. Telecomunicazioni. La Telecom dovrà assicurare l’installazione ed il funzionamento di una rete telefonica utilizzabile dai maggiori organi di sicurezza coinvolti nel Piano. Commercianti. Nelle fasi II e III, fino a quando tutti gli abitanti non saranno stati allontanati, dovranno restare in funzione i forni di panificazione ed i negozi di distribuzione di latte, carne e medicinali.

OSPEDALE
Il “Maresca” trasferito a Battipaglia Cosa dice il Piano in merito alle centinai di malati ricoverati presso ospedali e case di cura? Come avverrà il loro allontanamento dalle zone a rischio? La mobilitazione partirà dal primo giorno della fase II (pre-allarme). I pazienti dell’Ospedale “Maresca” verranno trasportati con apposite autoambulanze all’ospedale “Santa Maria della Speranza” di Battipaglia, mentre i pazienti psichiatrici si appoggeranno al “Bianchi” di Napoli. Quanto alle case di cura, i malati convergeranno nell’ospedale civile di Aversa. Un capitolo è dedicato poi alle case di riposo, un settore particolarmente sviluppato a Torre. In questo caso la struttura di riferimento sarà l’ospedale “Rummo” di Benevento. I centri di riabilitazione, invece, si appoggeranno a centri Anffas.