Archeologia torrese
di Ciro Di Cristo (per sua gentile concessione)
14 pagine di testo e 38 immagini

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RUDERI ROMANI 
IN CONTRADA CALASTRO:
LA VILLA BREGLIA
.

L'archeologia con le sue scoperte ci soccorre per la conoscenza e lo studio del territorio ercolanese. Ercolano città ormai localizzatata, è stata rimessa in luce progressivamente dal secolo XVIII ad oggi, anche se non completamente, e sotto la vecchia Resina ci mostra le sue strade e le sue case disposte su un promontorio affacciato sul mare; il suo suburbio all’intorno ci ha rivelato delle presenze: a Resina la famosa, Villa dei Papiri ci ha fornito una ricca collezione di statue; due ville (quelle ai Pugliano e di Cava Montone); il monumento sepolcrale della famiglia dei Balbi posto lungo la strada di sud-est esplorato nel 1749; 1a piccola necropoli di Via Doglie del II-III sec. a. C. con dolii contenenti scheletri del tipo di tombe povere (1976); a Portici altre due ville (quelle aelle Scuderie Reali e dell'Epitaffio) con affreschi parietali e mosaici pavimentali; a S. Giovanni a Teduccio un’altra villa con afrreschi e mosaici).
In Torre del Greco, in località Calastro, ai margini della strada costiera,core scrivono il Balzano .(1688) e Carlo M. Rosini (1797), si vedevano ”piu sepolcri di mattoni con cadaveri dentro” e ”ruderi di monumenti in opera reticolata con pavimenti in mosaico dell’età di Tito,all’aperto, presso 1’Ospedale degli Incurabili”(andato distrutto nel bombardamento del 13 sett.1943) (2) E in Via Cesare Battisti, nel fondo Breglia, veniva segnalata nel 1934 la presenza di ruderi affioranti su un terreno che degradava in lieve pendio e si arrestava bruscamente con una scarpata tagliata artificialmente della linea ferroviaria dello Stato. A partire dalla zona più bassa c’erano due vasti ambienti a volta, di tufo; salendo sulla scarpata, a sinistra ci si trovava di fronte ad un nucleo che comprendeva una scaletta, un ambiente rettangolare (9x3 e x3 di h.) coperto da volta a botte, rivestito in prigine da un intonaco giallino uniforme; con un balzo di livello di circa un metro si passava in un locale di cui si vedevano avanzi del pavimento in cocciopesto; si. passava ancora in un altro vano quasi. del tutto interrato. Sulla destra c’erano un lungo corridoio a volta con muri in reticolato e un vano.

1) S.Carotenuto: Herculaneurn (1932); K.Carotenuto: Ercolano attraverso i secoli (1981); id.: Ercolano e la sua storia (1984); L. Scatozza Horicht: Ville nel territorio ercolanese in Cronache ercolanesi (1985): T. Budetta,: Ercolano: un itinerario nell’area archeologica (1996).
2) Fr.Balzano:op.cit.; C.M.Rosini: Dissertatio isagogica (1797).

Se questi ambienti che rappresentavano delle sottostutture si elevava un piano superiore che aveva un pavimento in mosaico tassellato in bianco e nero; C’era inoltre una fila di. colonne scanalate in mura rivestita di stucco,che doveva costituire il lato di peristilio (1). Tutto il complesso.che per la deformazione del suolo doveva esse parte di una villa signorile del I sec. a. C o I sec. d. C. affacciata, sul mare, e andato distrutto nel II dopoguerra per la costruzione del Rione Raiola.


I PRIMI RINVENIMENTI
IN CONTRADA SORA.
L'ANTICA ERCOLANO
IDENTIFICATA
CON TORRE DEL GRECO.
BASSORILIEVO DI ORFEO

Da Calastro,dopo aver attraversato il moderno centro di Torre del Greco, si giunge a valle della Strada Nazionale, alla contrada Sora (denominazione derivata dalla precedente "Sola") che nel passato ha costituito un’importante zona archeologica oggi invece assai limitata per le distruzioni apportatevi. Francesco Balzano, storico torrese del sec. XVII, autore del libro ”L’antica Ercolano, ovvero la Torre del Greco tolta all’oblio, pubblicato nel 1688, a proposito dei reperti di antichità romane sul territorio torrese, descrive ”nel luogo detto Sora una grande fabbrica chiamata volgarmente Santo Nicola distendentesi per lungo tratto verso messo giorno fin quasi vicino una torre di guardia chiamata Bassana e tutta da rupi coperta, con muri rivestiti di pitture dai vivaci colori; una piccola cappella a volta, semisepolta, tutta lavorata di minutissime pietrucce e di gusci di frutti di mare d’ogni sorte e vagamente colorite le mura di finissimo azzurro da lui ritenuta un tempietto di Nettuno; tre capitelli di marmo di non mediocre grandezza, bene intagliati, con foglie d’acanto chiaro inditio di sontuosa fabbrica o tempio,che furono trasportati ed esposti. nell’atrio della parrocchiale di S. Croce andata poi, distrutta nell’eruzione del 1794; ”una grande porta di bronzo che non poté essere trasportata a Napoli da alcune galere per il mare tempestoso” (2).

 

1) Laura Breglia: Avanti di una villa romana a Torre del Greco: in ”Campania romana”,Vol. I. 1938.
2) P. Balzano,op.cit.pag. 17-18.