Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 5

                  Vuoi in seguito alle esperienze maturate da compaesani arruolati nelle ciurme di battelli genovesi,vuoi come elaborazioni delle altrui avventure in materia, vuoi, infine, per connaturale indole speculativa, di sicuro allo scadere del medioevo nel porticciolo della piccolo borgo veusviano iniziarono ad ormeggiarsi le prime coralline.

  

8 - Una grossa corallina rientra nel porto di Torre del Greco nel 1908

 

9 - Modello di corallina tradizionale

 La particolarissima pesca, definizione certamente impropria ma priva di più calzanti, non costituiva una novità assoluta. Il rinvenimento del corallo all'interno dello stesso Golfo, infatti, appariva all'epoca ben lungi dall'esaurimento (19). Lungo la penisola sorrentina, e soprattutto lungo la sua alta costa del versante amalfitano, i banchi capaci di fornire discrete quantità di corallo non difettavano, e non richiedevano com-plesse attrezza­ture per il prelievo. 


10 - Scorcio della costa di Positano, lungo le cui scogliere nel Medioevo si pescava il corallo da terra.

 Tutti in qualche modo sapevano della loro esistenza e delle modalità di estrazione,come pure del suo ingente valore di mercato, ricercatissimo componente per le più portentose medicine (20), ma forse i centri della costa ne monopolizzarono a lungo la pesca, disincentivando potenziali concorrenti. E' solo con l'età moderna che il ruolo dei corallari torresi inizia a manifestarsi prepotentemente, dovunque accreditandosi reputazione di competenza e di intraprendenza. I banchi corallogeni della Sardegna (21) divennero così lo scenario lavorativo abituale dei marinai torresi,che per quasi tre secoli anno dopo anno, generazione dopo generazione vi si avvicenderanno. Ma nel frattempo altre coralline salpate dal porticciolo alle falde del Vesuvio tenteranno la sorte con campagne di pesca lungo le marine siciliane, calabre, laziali e persino toscane.