Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 4

            Disgraziatamente il mare continuava a rappresentare un'integrazione alimentare spesso imprescindibile ed una via di comunicazione priva di alternative (11), per cui se dovunque lo spostamento dei più piccoli centri abitati verso l'interno divenne la soluzione per antonomasia (12), la pesca ed il cabotaggio rimasero le attività più miserabili ed evitate. Ed in quella residua,modestissima frequentazione non è sensato ravvisarvi una vera marinareria, tranne quella prodromica delle mitiche Repubbliche Marinare (13), quanto piuttosto il formarsi di un atipico bracciantato del mare che ogni giorno ne affrontava, prudentissimamente,l'insidie senza allontanarsi mai tanto dalla costa da perderla di vista (14). Navigatori quindi dell'acqua costiera,o più propriamente,con terminolo già attuale,utenti delle acque territoriali (15).

  

7 - Amalfi al di sopra della cattedrale si scorge il torrione dello Ziro, facente parte delle fortificazioni della Repubblica. 

            Come per Amalfi tuttavia, stretta tra il mare ed i monti, tali apporti si dimostrarono insufficienti, se non alla fame almeno alle ambizioni dei più intraprendenti abitanti, così per Torre del Greco parvero inadeguati alle pressanti esigenze. A differenza della Repubblica, però, nella cittadina vesuviana non si determinò l'insorgere di una intrapresa commerciale mediterranea (16), ma l'avvio di una singolare e più suggestiva avventura, trasformatasi purtroppo non di rado nel corso del suo dipanarsi in raccapricciante sventura: la ricerca e la pesca del corallo.
   
        Le pagine che seguono non pretendono,e non lo potrebbero del resto per le competenze specifiche dell'autore, fornire un dettagliato profilo storico della suggestiva epopea dei corallari torresi. Al riguardo esistono già, e di notevole spessore scientifico, numerose opere. Tendono, invece, sulla base di mie precedenti ricerche sulla conflittualità mediterranea ispano-ottomana,e sulla guerra di corsa in particolare,ad evidenziare il contesto rischiosissimo in cui siffatta vicenda si dipanò, per meglio configurare l'ardimento, e spesso la temerarietà di quei pescatori, presupposto archetipale, e chiave di lettura, dell'altrettanto coraggiosa e dinamica conquista del mercato mondiale del contemporaneo artigianato corallaro. A conforto di siffatto apparentemente marginale angolo d'indagine le conclusioni del Tescione, senza dubbio uno dei più accorti ricercatori del settore, secondo cui, proprio nella corsa e:"...nel gioco di questa vergognosa taglia imposta dai pirati barbareschi ai paesi civili, contro il quale eran falliti tutti i tentativi europei, da Luigi IX di Francia in poi, per l'alimentazione di questa barbara speculazione, si trova la chiave della maggior parte delle vicende e delle traversie della pesca corallina..."(17).
  
          Non si trattò,a voler esser precisi,di una 'taglia' ma di una interminabile quanto efferata vessazione inflitta non già da estemporanei 'pirati' ma da agguerriti e fanatici corsari e, soprattutto, pur attuandosi certamente a danno dei paesi civili si perpetrò con il be­neplacito proprio della Francia,che,alla fine, dovette farsi carico della loro eliminazione, scontandone le conseguenze ancora oggi:per il resto la puntualizzazione è ineccepibile. Per lunghi secoli il famoso 'oro rosso' fu letteralmente la materializzazione del sangue.
Lontani dalla loro terra,lontani da ogni terra amica, privi di credibili protezioni,diplomatiche o militari, perfettamente consci degli immani pericoli che in ogni istante della spossante giornata lavorativa li sovrastavano,osarono sfidarli (18). Spesso pagarono con una morte atroce tanto sprezzo, spesso non rividero più le loro case concludendo la misera esistenza nella estrema aberrazione della schiavitù nordafricana, ma non per questo rinunciarono mai alla loro 'vocazione', promuovendo, lentamente ma irreversibilmente,Torre del Greco a capitale mondiale del corallo, senza peraltro essere stati tra i promotori dell'ascesa ma forse tra le ultime vittime, rimontando il suo avvento quasi al prologo dell'età contemporanea.