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PRESENTAZIONE

Il ceto armatoriale della cittadina di Torre del Greco nacque e si sviluppo a partire dalla seconda meta del XIX secolo quando alcune famiglie, che già avevano iniziato a praticare il cabotaggio con due o tre piccoli navigli (bilancelle, tartane e trabaccoli) fecero il salto di qualità acquisendo un bastimento con una capacità di carico prossima o di poco superiore alle 200 tonnellate di stazza (brigantino, brigantino-goletta e goletta). Ovviamente con l'aumentare della capacità del carico il costo del nolo influì meno sulla mercanzia trasportata, quindi gli interessi dell'armatore stavano nelle mani del comandante del bastimento, che doveva raggiungere il porto di destinazione nel più breve tempo possibile, incrementando così i noli.
Altra regola fondamentale che si cercò di rispettare, ne limiti del possibile, fu quella che il bastimento non doveva mai viaggiare scarico; il porto di consegna della merce doveva anche essere porto di carico d'altra merce per una nuova destinazione.

Fino alla prima meta dell'800 i maestri d'ascia furono i padroni assoluti nelle costruzioni di, barche, barchette , feluconi, gozzi e paranzelli. Ma il commercio marittimo, per essere competitivo, richiedeva navigli con una crescente capacità di carico. Secondo la legge bastimenti di stazza superiore alle 50 tonnellate, non potevano essere frutto di calcoli empirici, occorrevano progetti stilati da personale specializzato. Con l'avvento dei costruttori d prima e seconda classe i cantieri di Torre del Greco, dopo il 1870, furono ampliati per costruire navigli con una capacità di carico sempre maggiore. Ad esempio i brigantini goletta, nel giro di un ventennio, da m 27 di lunghezza, passarono a m 35, per una rispettiva capacità di carico da 190 a 250 tonn. ed oltre.
Tale progresso però non si ebbe per i materiali da costruzione, difatti dai cantieri di Torre del Greco scesero in mare sempre e solo vascelli in legno e quando la propulsione velica per ovvi motivi commerciali, non fu più sufficiente, si costruirono i motovelieri. Il bastimento in legno a vela fu la nave per eccellenza per gli armatori torresi fino al secondo decennio del 1900. Infatti all'inizio del XX secolo nessun armatore di Torre del Greco possedeva ancora piroscafi nella propria flotta. All'inizio della I Guerra Mondiale vi erano iscritti nel Compartimento Marittimo di Torre del Greco solo sei piroscafi. Alcuni motovelieri esistevano ancora all'inizio della Seconda Guerra Mondiale e furono requisiti ed iscritti, nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, assolvendo vari compiti. I piroscafi posseduti dalla classe armatoriale torrese svanirono quasi totalmente nel lungo secondo conflitto ed i risarcimenti non furono sempre rapidi ed adeguati.

Grazie all'ottima professionalità manageriale acquisita negli anni, alcuni di essi hanno sviluppato ulteriormente l'attività d'armamento negli anni settanta ed ottanta e oggi sono ritornati ad imporsi sul mercato dello shipping con nuove navi costruite nell'Est Asiatico, operando nel settore dei trasporti marittimi principalmente sulle rotte transoceaniche.
Per l'acquisizione del materiale, documentario ed iconografico, ci siamo avvalsi del supporto e della collaborazione di numerosi Enti, che hanno agevolato il nostro lavoro di ricerca. Per tale motivo riteniamo doveroso e stendere un sentito ringraziamento alla Guardi; Costiera di Torre del Greco nelle persone del C.V. Giuseppe Minotauro, precedente comandante, all'attuale comandante C.F. Gaetano Angora, nonché ai suoi collaboratori: il luogo tenente Fulvio Alfieri, il 1° Capo Antonio Pepe e il 1° Capo Rosario De Giorgi, per l'Ufficio Naviglio del Compartimento Marittimo di Napoli il C.V. Nicola Freda ed i suoi collaboratori civili, la sig.ra Giovanna De Leva e il sig. Amedeo Ferro
Inoltre pronunciamo un sentimento di riconoscenza anche alle direzioni del Museo Navale di Venezia, della Biblioteca Nazionale di Napoli e dell'Archivio di Stato di Napoli.
Sentiamo di esprimere un vivo ringraziamento alle dott.sse Masina Boccia e Concetta Damiani della Camera di Commercio di Napoli, al dott. Giancarlo De Sarno del RINA di Napoli, al sig. Antonio Civitillo direttore del periodico "La Torre", al sig. Paolo Rastrelli del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana di Napoli, al Comune di Torre del Greco nella persona del sig. Paolo Palomba archivista dell'Archivio Storico, al presidente della Pro Loco di Torre del Greco Antonio Altiero ed al suo validissimo e sempre disponibile collaboratore cap. Antonio Pacilio, al sig. Davide De Benedictis della associazione AIDMEN, e alla prof.ssa Caterina Ascione per i suoi preziosi consigli.

Gli Autori ritengono opportuno ricordare tutte quelle persone che in una autentica gara di partecipazione hanno contribuito alla raccolta del materiale iconografico e quindi ringraziano le famiglie Villano, Acampora, Iacomio, Di Maio, Capano, la signora Rosanna Lofaro, il cap. Aldo Frulio, il dott. Giosue Longobardo, il cap. Nino Paolillo, il sig. Antonio Montella, il dott. Nino Frulio, la prof.ssa Lilly Palomba, il cap. Alfonso Del Gatto, il cap. Salvatore Paparone, il cap. Domenico Sorrentino, il dott. Tony Altiero, il dott. Raffaele Loffredo, l'avv. Luca Accardo, il prof. Giovanni Frulio, il sig. Antonio Di Cristo, il sig. Carmine Aucella, il sig. Vincenzo Garofalo, la sig.ra Maria De Marco, il sig. Salvatore Palomba, il sig. Salvatore Costabile, l'avv. Gennaro Malinconico, il sig. Vittorio Mazza, la sig. Aida Lofaro, il dott. Vincenzo Malinconico, il com.te Giuseppe Palomba, il com.te Stefano Di Rosa, i Cantieri Palomba, i Cantieri Di Donato, l'avv. Tommaso Albanese, il prof. Domenico Tucci Vitiello, don Raffaele Borriello, il signor Ciro Albanese (residente in California, USA), il sig. Bruno Altiero residente a Parma, il sig. Giovanni Borriello, il sig. Emanuele Tandurella, ed infine il parroco don Giosue Lombardo della Basilica Pontificia di Santa Croce di Torre del Greco.
Gli Autori ringraziano in particolare il Sig. Giorgio Spazzapan sia per la competente e disinteressata collaborazione prestata sia per le numerose immagini di piroscafi fornite unitamente all'Associazione ALDEBARAN di Trieste
Un affettuoso ringraziamento all'ingegnere Franco Melissa per la sua abnegazione e competenza nel curare i repertori del naviglio.
La nostra più profonda gratitudine per le notizie e le illustrazioni fornite va alle società armatrici D'Amato di Navigazione, Dejulemar Compagnia di Navigazione, Di Maiolines, Fratelli D'Amato Armatori, Giuseppe Bottiglieri di Navigazione, Michele Bottiglieri Armatore, Perseveranza di Navigazione e SetSea.
Infine esprimiamo una particolare riconoscenza al comandante Giuseppe D'Amato che, in qualità di decano degli armatori locali, ci ha sostenuto fin dall'inizio con notizie e suggerimenti; anch'egli e convinto che alle soglie del terzo millennio sia opportuno, che la classe Armatoriale di Torre Del Greco, abbia finalmente la propria storia scritta, come tante altre città marinare italiane che hanno profuso energie economiche e risorse umane per i collegamenti commerciali marittimi.

 Gli autori

PREFAZIONE 

Circa quattro anni fa Ciro Antonio Altiero nipote di Antonio, cugino di mio padre Umberto. mi mostro alcune belle immagini di velieri costruiti nella nostra Città alla fine del diciannovesimo secolo ed al principio del ventesimo.
Nel mostrarmi dette immagini mi chiese se esistesse una storia scritta degli armatori torresi attraverso i secoli, essendo stato l'armamento la principale fonte di lavoro e di benessere dei nostri antenati.
Purtroppo, dovetti dirgli che una vera e propria storia non era mai stata scritta sia per la naturale riservatezza dei torresi e sia per la scarsa attitudine a conservare documenti e ricordi del nostro passato. Alle mie parole vidi accendersi nei suoi occhi una viva luce e dopo qualche istante mi disse: "E se provassi a farlo io?"
Commosso da tanto entusiasmo gli dissi che avrebbe fatto qualcosa di eccezionale senza nascondergli le enormi difficoltà che avrebbe incontrato proprio per il carattere dei nostri concittadini e per la scarsa documentazione esistente.
Dal quel momento si e tuffato in un'impresa ciclopica ed a volte non proprio piacevole perche molte persone alle quali si rivolgeva per avere notizie del passato non si rendevano conto del lavoro meritorio di Ciro Antonio ma lo ritenevano uno dei soliti venditori di fumo che poteva dare solo fastidio se non peggio.
Periodicamente veniva da me ad illustrarmi quello che con tenacia e passione era riuscito a sapere ed ad illustrarmi la documentazione ottenuta attraverso persone fisiche ed Enti legati allo shipping torrese. Con il suo infaticabile impegno ha potuto avere la conferma che il lavoro prevalente dei nostri antenati si svolgeva sul mare, inizialmente già dal XII secolo con la pesca del corallo e, successivamente, con il commercio con piccoli velieri costruiti in Cantieri torresi all'avanguardia rispetto ai cantieri della penisola sorrentina e napoletani.
I velieri per la pesca del corallo e quelli per il commercio erano finanziati da gruppi familiari e da amici che costituivano anche gli equipaggi. I marinai torresi erano abilissimi nell'arte della navigazione ed erano dotati di un'energia eccezionale che permetteva loro di affrontare le terribili tempeste con piccole imbarcazioni e faticosissimi lavori per intere settimane con scarso cibo e senza dormire per giorni interi.
L'imbarco durava diversi mesi senza potere avere nessun contatto con le famiglie. Le madri, le spose, le sorelle, con l'angoscia nel cuore, aspettavano il ritorno dei propri figli, mariti e fratelli guardando ogni sera il tramonto del sole dal quale rilevavano le condizioni del tempo del giorno successivo.
Col passare dei secoli le b arche da pesca del corallo che vennero denominate "coralline", divennero sempre più numerose ma le condizioni di vita a bordo erano sempre proibitive ed al faticoso lavoro fisico si aggiunse l'assalto di pirati che, molte volte, sequestravano barche ed equipaggi che, quando riuscivano a sopravvivere, venivano rilasciati con il pagamento di costosi riscatti.
All'inizio del 1600 gli armatori torresi, dando prova di grandissima civiltà e spirito di collaborazione, per far fronte alle inevitabili perdite che le tempeste, i pirati ed altre avversità procuravano agli armatori ed ai marittimi, costituirono il Pio Monte dei Marinai con lo scopo di soccorrere tutti quelli che si fossero trovati in difficoltà.
Anche i velieri per il commercio nel corso dei secoli aumentarono di numero e dimensioni e furono costruiti sempre nei cantieri torresi che si specializzarono sempre di più nel costruire navi solide e veloci che effettuavano anche viaggi oceanici. Mio padre mi diceva che mio nonno, del quale sono onorato di portare il nome, era comandante ed armatore di un veliero di circa 500 TSL con il quale faceva viaggi per le Americhe che duravano 4/5 mesi. All'imbrunire riuniva l'equipaggio sul "giardinetto di poppa" (il posto dove venivano coltivati ortaggi vari in vasi di terracotta) ed intonava il Rosario.
Con l'avvento della macchina a vapore, alla fine del diciannovesimo secolo, si costruirono le prime navi a vapore ed in ferro. Purtroppo i nostri cantieri non furono in grado di attrezzarsi per la costruzione di queste navi per cui gli armatori torresi si rivolsero altrove ma per un limitatissimo numero di navi, essendo ancora bene affermati i velieri che non avevano i costi dei piroscafi sia per la costruzione e sia per il consumo di carbone.
Successivamente, comprarono vecchie navi con macchine a vapore in Nord Europa di 2/3.000 tonnellate di portata che venivano trasformate in Italia dal consumo di carbone a quello a nafta con notevoli risparmi sia sul prezzo di acquisto e sia sulla manodopera.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tutti i piroscafi esistenti a Torre furono affondati ad eccezione della "Anna Capano" dell'armatore Ciro Capano per cui l'armamento torrese entro in gravissima crisi.
Fortunatamente il Governo Americano mise a disposizione degli armatori italiani che avevano perduto navi in guerra, alcune navi da 10.000 TDW denominate "Liberty" costruite in gran fretta ed in grande numero per rifornire i paesi alleati europei di tutto ciò che necessitava.
A Torre fu assegnata una "Liberty" all'armatore Michele Bottiglieri. Altri armatori che avevano perduto le navi durante la guerra ebbero partecipazioni in questa nave ed in altre assegnate ad armatori napoletani. Infatti, le navi vennero assegnate in funzione delle navi perdute durante la guerra .
Grazie alla naturale vocazione dei torresi per lo shipping ed alla grande volontà, riunendo gruppi familiari ed amici, furono ricostituiti capitali con i quali vennero acquistate diverse navi di seconda mano.
Alla meta degli anni '90 fu proprio il mio gruppo a scoprire i Cantieri cinesi, dove le navi, per il bassissimo costo della manodopera, avevano quasi la meta del prezzo praticato in Europa. Iniziò così la costruzione di numerosissime navi da carico secco e liquido da parte sia dell'armamento torrese sia di quello napoletano che, attualmente, detiene circa il 50% delle navi italiane.
Tutto quanto sopra viene riportato da Ciro Antonio Altiero e dal noto storico della marineria borbonica Antonio Formicola che ha affiancato Ciro Antonio nel ciclopico lavoro di ricerca, con una importante iconografia e con dovizia di particolari inediti che faranno conoscere a molti torresi l'attività dei loro antenati, probabilmente fino ad oggi ignorata almeno per i particolari scrupolosamente descritti dai due autori.
Io stesso ho scoperto che i miei antenati Michele ed Aniello D'Amato, dei quali conoscevo la loro esistenza, nel diciannovesimo secolo, erano proprietari di piccoli velieri dei quali gli autori hanno trovato caratteristiche e nomi.
Un grazie va a Ciro Antonio e ad Antonio per l'immenso, intelligente ed appassionato lavoro che, per la prima volta, darà a Torre notizie certe e documentate della laboriosità, della tenacia e dei sacrifici dei nostri antenati, sicuro che la Vostra fatica verrà apprezzata dai torresi e costituirà uno stimolo affinché il mare possa continuare ad essere per noi e per i nostri successori, fonte di benessere e di civiltà.

Giuseppe D'Amato