ID: 1042  Discussione: NOVITA' IN TORREOMNIA

Autore: luigi mari  - Email: gigiomari@libero.it  - Scritto o aggiornato: domenica 27 febbraio 2005 Ore: 21:04

Per martedì 15-2-2005 troverete:

1) La storia della conosciutissima famiglia Coscia (Cicciotto Coscia) illustrata con centinaia di foto d'epoca con personaggi torresi famosi degli anni 50-70; grazie a Vittorio Coscia, un vero signore e un uomo di cultura, per la fiducia e la concessione a pubblicare.
Come rinnovo il grazie alla famiglia Basilio Liverino che mi concesse il materiale della Sua famiglia.

2) U Vico d''a croce (La via Cluk torrese) di Carlo Boccia - Ricordi, aneddoti, personaggi, curiosità. (Illustrato con foto reali).

3) SCOOP, (come quello del Dott. Langella). Nientemeno che i mestieri torresi tipici, con diecine e diecine di foto reali di personaggi veri al lavoro. Scarparo, cardalana, ombrellaio, mpagliaseggia, carnacuttaro, ecc. Grazie alla solerzia, alla sagacia e alla tenacia di Carlo Boccia (La biella del Golfo) A.L.

4) Il misuramore di Torreomnia. Già presente. Molte persone sono scettiche sui contenuti dei personaggi anonimi in Torreomnia. Lo saranno pure con questo "misuramore elettronico dei torresi", invece esso è stato scientificamente calibrato per rivelare a che livello di amore sta il proprio animo o tra due coniugi. Lo scetticismo può essere pure scaltrezza, intelligenza, ma senza dubbio preclude la facoltà di sognare; senza dubbio ci inaridisce. Copia e incolla:

www.torreomnia.com/Java_autonomi/misuramore/set_fra_misuramore.htm

Si deve inserire nelle caselle nome e data di nascita di singoli, maschi o femmine o coppie.
Esempio: Aniello231255 (dove il 23 sta per il giorno, il 12 per il mese e il 55 per l'anno, cioè 1955).

Devo qui spendere due parole per Carlo Boccia. Non perché non mi lascia "mai a piedi", (è tra l'altro è il mio solerte meccanico), ma perché quest'uomo, come me non incline agli studi regolari, ma migliore di me perché nemmeno autodidatta, (quindi più autentico e vero), detiene una fattività verso la ricerca storica, aneddotica della città, solo presunta da alcuni addetti ai lavori cosiddetti accreditati.

Ma se mi chiedete qual'è la cosa più bella, più lirica, più emozionante che abbia visto in seno a Torreomnia negli ultimi anni non avrò dubbi, dirò: LE MANI DI CARLO.
Sono un vessillo, un emblema, sono la bandiera della Torre laboriosa dei nostri nonni, dell' "ora et labora" degli anni doro della nostra città. Oggi, in un'oceano di laureati torresi dalle manine linde, curate, femminee, quelle mani callose, inbrunite, attondite e consunte dal LAVORO, dal Nobile lavoro deamicisiano, sono per me una reliquia.
Carlo non ha più palmi delle mani e dita, ma "fiorentine" e salsicciotti di nobiltà e di onestà, quella antica e casareccia dell' "arte messa da parte"; del godere del baluginio del nostro mare alle prime luci dell'alba tra semolella con alici salate e vecchie nenie torre-saracene della popolana sulla loggia di architettura spagnola, tra vasetti di garofani e rose, porte e portelle, e per cappello l'astrico saraceno dalla pancia di pece nera di beffiana memoria.
Io mi prostro innanzi alle mani di Carlo, io credo che quelle mani siano oramai una rara testimonianza dell'ultima Torre, non più quella eupopeizzata e industrializzata dalla società moderna, fatta di tastiere, di calcoli e di percentuali, laddove le somme devono sempre quadrare. Dove i covoni bancari, traslati in cattedrali, fanno scorrere solo gelo nelle vene coralline.
Dove si è stati capaci di convertire la notte in giorno ed il giorno in notte. Quando i nostri giovani escono alle undici di sera e tornano alle sei di mattina e, assonnati e stanchi, si destano alle due del pomeriggio con la sola forza di contestare la bontà del pranzo con interminabili sequele di: "Chesto fete e chesto addora".
Ah, certe mamme torresi, fate i vostri "mea culpa", indossate i vostri cilici. Quali retaggi di colpevolezza vi portate dentro, quali espiazioni accendono in voi le molle della super protezione, nel dare tutto e subito al posto dell'utile e del necessario: l'amore per il lavoro, per il sacrificio, il senso dell'economia, la consapevolezza della negatività dello spreco. Inutile mettere in mano a questi neonati il danaro in senso augurale ed apotropaico, non serve a nulla. Quello che non è utile spesso è dannoso.
E' poi, per piacere, non spalancate il balcone per gridare a squarciagola. "E' ommo, è ommo", non appena è nato. Perché ci sarà subito la signora del secondo piano che ha "fatto" la squadra femminile (con qui maledetti X cromosomici del marito ignorante che la riempie di botte a ogni parto) la quale riponderà punuale a quella sopra:
- "Allucca, allucca, chi cacchi fa cacchi se magna. Aspetta ca cresceno".
Grande, meravigliosa Torre del Greco, l'unica città al mondo dove il maschio appena nato si chiama "ommo" . Trovatemi un luogo, uno solo al mondo, sperduto nelle lande russe, sulle Alpi apuane o sotto le Ande, nelle plaghe californiane dove, quando nasce un bambino, si dice - "E' nato uomo" al posto di "è nato maschio" ed io prenderò i voti.

Io mi inchino innanzi mani di Carlo, quando sventagliano sul banchetto della mia bottega di Via Purgatorio quelle foto riprese da egli stesso con amore e dedizione; mi inchino e venero come un'icona sacra quei due "moncherini", quelle due teche di sudore della fronte, di plasmato senso del dovere, di docile obbedienza ai vecchi insegnamenti paterni appannaggio del sociale e della famiglia futura.
Mi prostro alle mani di Carlo, quando lasciano sugli appunti timidi ed incerti quelle impronte di madore nero come sigilli di amore, come cera lacca per suggellare onestà e ammirazione per le proprie origini.

Ho due grandi affetti tangibili segreti: Sonnie, il mio barboncino, affettuoso e fedele sempre, ora su ora, e Carlo Boccia, con il garrire delle sue mani-vessillo, tracimanti di amor-patrio e campanilismo sfegatato.
A entrambi manca solo la parola. Cioè il mezzo per esprimere questo insostituibile sentimento in maniera convenzionale didattico. Ed io mi vergogno di essere solo il loro imbranato Cristiano e Loro i miei due Cyrano de Bergerac pregni e traboccanti della preziosa cultura del cuore.

Luigi Mari

P.S. Questa sorta di lirica "apologia al lavoro manuale" non deve apparire riduttiva e nulla deve togliere al lavoro cosiddetto professionale di coloro che fanno un lavoro di intelletto, ugualmente degli di merito e ammirazione.