ID: 7181 Discussione: UOMINI: SCIMMIE MALVAGIE
Autore:
Luigi Mari
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info@torreomnia.it
- Scritto o aggiornato:
venerdì 22 giugno 2012 Ore: 14:31
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ID: 7301 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
domenica 7 ottobre 2007 Ore: 11:59
Seguito di ID: 7282.
Caro Gigimari, chi nega queste contraddizioni, questo stato di grave malessere generale? Vogliamo denunciare questo caos (e lo facciamo continuamente); vogliamo porre il caos nostrano come idea universale della confusione imperante (e sarebbe un atto di superbia); o vogliamo istituzionalizzare il diritto ad essere del caos (concedendogli, magari, cittadinanza corallina onoraria)? Ci diciamo da tempo le stesse cose, ci scambiamo le medesime opinioni, siamo d’accordo su tutto o quasi, solo che ci incaponiamo a non capirci per opposte angolazioni di vedute, nell’interpretazione della tosta realtà, che ci circonda. Tu sai batterti bene e non molli; né io m’arrendo se ti propongo di chiuderla qui, lasciando spazio agli altri interventi, ad altre considerazioni, a liberi pensieri. Poi: non sono un conservatore. Cosa avrei da conservare oltre ai ricordi ed ai particolari aspetti di un mondo, fluito da tempo e che non può tornare? Sono, piuttosto, un registratore e segnalatore di avvenimenti e situazioni, che potrà togliermi solo l’eterna assenza, testimonianze, che lascio in eredità.
* * * Sono lontano e per scarsi o nulli contatti con il mio ambiente d’origine, non ho più familiarità a tradurre gli abbondanti costrutti allusivi, in uso in parecchi scritti del Forum; finisco per non capire e me ne dolgo.
* * * Forse hai ragione, amico mio, a vedermi nella Foresta Nera, come in una riserva serena, lontano da ogni bruttura, tra i boschi, che si colorano di ruggine:
“ L’autunno è questo tappeto di foglie querule, che attutisce i passi dell’estate...”.
Solo che io sono già all’inverno, se identifico i corsi della vita con le quattro stagioni.
* * * Appello. Caro, compagno di liceo, lontano negli anni, che ti nascondi dietro un anonimato, per me incomprensibile, rivelati, dimmi chi sei; fa che il tuo nome abbia un volto nella foto, che spesso e intensamente guardo, rincorrendo ricordi, cercando notizie e identificazioni, impossibili da ottenere senza aiuto. Ti ringrazio, comunque, per aver manifestato la tua presenza.
* * * Noto con piacere l’incalzarsi vitale di notizie, comunicati ufficiali, interventi, racconti (“L’albergo dei poveri” di Francesco Raimondo) nel Forum; la continuità della rubrica medica, curata dal Dott. Penza; i servizi alla “Contrordine, compagni!”: ID 6951 – Vesuvio solo allarme; e ID 7296 – La CNN: Il Vesuvio è pronto.
Un fraterno abbraccio a tutti, buona domenica.
NONNOVITO.
H/K – 7 ottobre 2007.
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ID: 7282 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
venerdì 5 ottobre 2007 Ore: 18:06
Rif. ID: 7237 – Intervento da Luigi Mari.
Carissimo Gigimari, devo ripetermi? Gli argomenti, di cui si dibatte, vanno certo trattati; è auspicabile, anzi, necessario e indispensabile che lo siano; posti, però, non nell’ordine, nel quale sono stati questa volta presentati. Sarebbe stato, inoltre, opportuno introdurre una nota sulla convenienza di parlarne. Non ho trovato utile affastellare alcune fonti di diversa estrazione, che in definitiva, come tu stesso riconosci, sarebbero specchio della corrente confusione.
Nella foto sopra: L'araba fenice colpita tante volte e risorta
Risposta: Non era nelle intenzioni del collazionatore fare cosa utile, nè fare solo sensazioni con le antitesi e i contrasti, ma riprodurre una realtà che a Torre è vigente. Trenta chiese affiancate a quaranta covoni bancari. Bimbi incapaci di deamulare o dislessici, o estremamente ignoranti e sudici di cispa e di moccio; neonati o giovanetti superalimentati; viavai in luoghi d'appuntamento o di spaccio e processioni del Santissimo ad un passo. Parrucchieri e farmacie sempre affollati. Segni della Croce innanzi a centinaia di icone votive ad un metro da scippi e rapine. Centinaia, migliaia di persone, laici, religiosi e politici con la testa nella sabbia. Non è tutto questo uno zibaldone ibrido vivente come l'argomento qui trattato?
Devi comprendere certe mie perplessità di fronte alla presentazione di concetti ed immagini, che magari alimentano la “prouderie” di chi è alla ricerca di interpretazioni alternative in materia, che siano abbastanza trasgressive, da poterci stare dentro. Devo, allora, domandarmi che cosa sia il trasgredire: se un’esigenza di cambiamento o di fuga da un sempre imposta normalità o una moda, che consenta di stare “á la page”. Ed ecco la mia disperazione. Il trattare simili argomenti richiederebbe una fase propedeutica, un’introduzione, come rudimento della materia da discutere in seguito e su sezione particolare del Forum.
Nella foto a lato: I Carrettoni per Montevergine. Immediato dopoguerra. Risposta: trasgressione, reden- zione, pertimento, dissolutezza non sono più antitesi ma convivono. Non certamente come nel silenzio e nella pace della Foresta nera. So pene che alcune problematiche sono planetarie, m qui tutto è manifesto, palese, quasi giustificato. Quali "pruderie" si devono alimentare se sono state messe in atto tutte? Mi rendo perfettamente conto che sto proponendo uno spaccato della società odierna da comprimere nella stesura di diversi trattati in forma sintetica, ma pur valida per la comprensione dei lavori nel loro complesso. Si potrebbe ricorrere addirittura ad un vocabolarietto, omnicomprensivo dei termini adottati dagli Autori delle varie trattazioni, oppure ad un sistema di schede bibliografiche sugli argomenti. In quest’ultimo caso ogni specialista potrebbe concorrere, ma quanti sarebbero disposti a fornirsi delle opere indicate, a studiarle? È vero, la confusione, allo stato, è enorme e non si dovrebbe a cuor leggero proporre argomenti su fenomeni sociali molto complessi, sulle cause che li hanno determinati e sui conseguenti effetti. Alcuni partecipanti al Forum sono introdotti in singole materie, con infarinatura di altre, per poterne discutere con qualche costrutto. Come vedi, insisto sulla questione di metodo e di procedura, di preparazione e di chiara esposizione, che non si presti ad interpretazioni più fuorvianti e pretestuose, che utili; ed onestamente riconosco che è chimerico pretenderne l’attuazione.
Nella foto a lato: Piazza S. Croce anni 50
Risposta: Non c'è metodo da attuare quando il sistema è frantumato. Non c'è nulla di fuorviante e pretestuoso come l'indifferenza, il leggere a migliaia il forum nel silenzio senza minimamente partecitare, esporsi in prima persona come se Torromnia fosse una tana di lupi famelici. Allora la redazione fa il possibile per rendere gli argomenti intellegibili e gradevoli a tutti a seconda gli ordini di idee ed il livello culturale, tanto molteplici quando confusi per questo consoni alla realtà ed in un certo senso accattivanti per i meno iniziati. Torreomnia non è elitario, lottizzato, un maso chiuso, ma è "torretutti", dotti e analfabeti, sani e malati. Postula l'antico comunismo di Cristo. Caro Gigimari, da tempi antichi è stato sostenuto essere l’uomo la misura di tutte le cose. Ne consegue che ognuno applica il suo “particulare” metro di giudizio. Amico mio, non sono, purtroppo, il titolare delle tante qualità, che mi attribuisci. È vero che, come te, m’offro stimolo e bersaglio; alimento, tuttavia, e cerco di conservare le mie facoltà critiche e, soprattutto, autocritiche, almeno finché ne avrò forza e capacità. Desidero, a questo punto, riconoscere che questo Forum si completa e migliora di giorno in giorno; e che ciò è dovuto sia alla qualità degli interventi, sia al continuo lavoro del Webmaster e della redazione, che spendono tempo ed ogni attenzione nel curare una creatura, che crescendo si dimostra esigente. Noto che siamo a circa 390.000 accessi. Mi scuso per il ritardo di questa risposta, che dice tutto e non “accocchia” niente, almeno per quanto si riferisce alle proposte suggerite, che riconosco inattuabili; e non dovevo neppure accennarle. Sarebbe addirittura meritevole da parte mia non travasarla nel Forum. Ma tant’è: forse è una “qualità” diversa da quelle che m’attribuisci che mi “fa parlare”. Chiudo: un abbraccio fraterno a te ed affettuosità a tutti. NONNOVITO. H/K – 05.10.07.
Nella foto a lato: Il mondo salvato dai bambini
Siamo a quasi quattrocentomila ingressi in Torreomnia perché ad esempio il trash, quella che chiamiamo immondizia è riciclabile e può dsiventare oro; il barocco e gli altarini grafici sono archetipici, richiamano un passato migliore, non storicamente, ma psichicamete sereno, malgrado le ancherie dei vecchi poteti, e si distinguono dall'asetticità dei media spci web dai canoni convenzionali, che aborrono le curve ed esaltano le linee, come croci oftalmiche; la pseudosobrietà mella grafica web convenzionale, come i seni piccoli e la gambe a "sproccole" di quella che sarebbe la "donna bella moderna". Torreomnia è succulenta, è da giovedì grasso, alla Argenzianica gastronomia, è trasgressiva, è opulenta, è il grande seno dei torresi dove ciascuno poggia il capo, sogna e ricorda il latte di mamma. Sono felice Vito di averti in "casa nostra" la Torre ideale in rete, perché sei buono, istruito e intelligente, anche se un tantino conservatore, caro nonno di Via Purgatorio, fratello in Torre.
Luigi Mari
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ID: 7237 Intervento
da:
Luigi Mari
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
lunedì 1 ottobre 2007 Ore: 15:09
Caro Nonnovito, Premetto per prima cosa che rispettiamo le idee di tutti, specie le Tue, con l'esperienza di una vita quale uomo probo e retto secondo l'etica e la morale comune classica, liberale, religiosa, formale e conservatrice. Non per altro, filologo ed esegeta di testi sacri. Detto questo, la costruzione della sezione: "uomini, scimmie malvagie" è risultata uno zibaldone di idee pari pari alla confusione mentale dell'uomo d'oggi, nell'incapacità di scindere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, il gradevole dal cattivo gusto ecc.
L'uomo cogitante, bersagliato dai media e da Internet che nulla tralascia in fatto di idee e di opinioni per ciò che riguarda la libertà di espressione (non è il caso di scomodare la costituzione) non può chiudere gli occhi a questo e a quello che non collimano con il mosaico psicologico di pensiero dell'età evolutiva personale. Così assistiamo a Governi e anarchie, misticismi e ateismi, ecc. Tutto sta a condividere ciò che rientra nel proprio ordine di idee. Chi si mette in una posizione conservatrice mono-orizzonte può adoperare felicemente lo zapping e risolve il problema evitando di turbarsi. E' chiaro che esporre delle cose non è detto che le si condivide, anzi, specie quando vi sono chiaro e tondo dei commenti che scindono il bene dal male, il gusto dal cattivo gusto, secondo canoni comuni di etica e morale di stampo classico. Il male, però, lo si combatte quando lo si conosce, quando lo si guarda in faccia. Poi, certi bacchettonismi provinciali del "si fa, ma non si dice" sono frequenti nei perbenisti. E non mi rivolgo, sia chiaro, nè a Vito D'Adamo, nè a tutti i collaboratori di Torreomnia e di questo forum, che stimo e rispetto e ritengo persone di ottima levatura culturale ed etica, ma a coloro i quali, laici o religiosi, che predicano bene e razzolano male. Una cosa è certa, chiunque di questa redazione, specie i più maturi, nel momento della finibilità stenderanno le braccia verso il cielo nel desiderio intenso di afferrare mani salvatrici.
Luigi Mari
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ID: 7234 Intervento
da:
Vito D'Adamo
- Email:
Viad37@online.de
- Data:
lunedì 1 ottobre 2007 Ore: 12:50
riferimento anche a ID 7233 (intervento di Salvatore Vitiello).
Carissimi, presentare alla discussione e trattare, magari con acume, di religione, di sesso e d’altre materie, esulanti dalle consuete, non credo esima dal mantenimento del buon gusto nell’esposizione e dal civile comportamento, intesi come cosciente sensibilità di non ledere i sentimenti altrui, pure se derivati da un’educazione certo carente, ma che oggi si considera - “troppo” tout court - sorpassata. Non s’intende affatto nascondere la testa nella sabbia; è necessario, tuttavia, salvaguardarsi dalla crudezza d’un metodo d'urto, che pur giustamente partendo dal rifiuto di ogni pregiudizio, si veste d’insolita spregiudicatezza.
Un abbraccio, NONNOVITO.
Haslach/K. – 1° ottobre 2007,
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ID: 7233 Intervento
da:
Salvatore Vitiello
- Email:
iello@hotmail.com
- Data:
lunedì 1 ottobre 2007 Ore: 12:43
Grazie alla redazione per averci mostrato il modo com'è in realta e per la dinamica multimediale per le sezioni. Molti moralisti sono per il "si fa ma non si dice" una canzone degli anni 30. E' inutile scandalizzarsi e applicare mla teoria dello struzzo nascondendo la testa nella sabbia.
Salvatore
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ID: 7185 Intervento
da:
la redazione
- Email:
info@torreomnia.it
- Data:
mercoledì 26 settembre 2007 Ore: 13:48
La teoria di Luigi De Marchi sulla cattiveria dell'uomo)
La crudeltà umana, secondo De Marchi, sarebbe una sfida, una difesa del terrore dell'uomo per la propria finibilità. Ma terrori e conseguenti errori laici e religiosi non dimostrano l'INesistenza dell'Entità Dio che è relativa all'universo e non alla minuscolissima terra. E finché un terrestre, anche il più geniale, non riesce ad entrare nella dimensione delle distanze galattiche, costretto a calcolare gli anni luce con formule matematiche vorrà dire che l'entità DIO è imperscrutabile al di là di determinati errori, anche gravi, delle religioni. Luigi Mari
"Scimmietta ti amo" Luigi De Marchi. Scimmietta ti amo. Psicologia, cultura, esistenza: da Neanderthal agli scenari atomici. Longanesi, Milano 1984, pp. 223, edizione fuori commercio.
Premessa / Dedica: Da molto tempo (da quando lei era morta in quel modo atroce) i miei miti naturalistici erano entrati in crisi. Nell’uomo non vedevo più il figlio degenere e perverso di una Natura buona e provvida (moderna versione del vecchio e barbuto Buon Dio), ma una sventurata e gloriosa scimmia del laboratorio cosmico che, se era spesso impazzita per le tremende tensioni della sua condizione esistenziale, era anche riuscita ad esplorare l’universo coi suoi occhi di pulce e a inventarsi sogni d’amore, di armonia, di libertà, di giustizia, di felicità sconfinata, da contrapporre alla giungla spietata e ripetitiva della Natura. Le atrocità naziste (vedi foto) furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per la fame nel mondo e le guerre, invece, sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
Una mattina, sul muro d’una quieta stradetta romana dietro l’angolo di casa mia, mi apparve d’improvviso, gigantesco, il messaggio di uno studente alla sua ragazza: «Scimmietta ti amo!». E subito sentii che quelle parole erano anche la mia nuova, definitiva dichiarazione d’amore all’essere umano (p. 7).
Né il sole né la morte si possono guardare fissamente (F. de la Rochefoucauld)
Ma dov’è la morte, come presenza angosciante specifica della vita umana, nelle teorie di Freud, di Reich e dei loro continuatori ortodossi ed eretici? Non c’è. È stata rimossa [...] proprio per l’emozione più angosciante di tutte: la paura di morire. Introduzione alla psicopolitica esistenziale
Le atrocità naziste furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per la fame nel mondo, invece (vedi foto) sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
Morte e Cultura: lo shock primario. Per shock esistenziale intendo il trauma primario e ricorrente che la scimmia umana ha subìto quando ha preso coscienza del proprio destino di morte e le sue particolari capacità intellettive e affettive hanno moltiplicato in lei l’angoscia di morte e la sofferenza per la morte dei suoi simili. La difesa religiosa - Vi è un’amplissima validazione della nostra ipotesi: è cioè che ogni tipo di cultura abbia la sua matrice nello shock esistenziale e nel conseguente, primario bisogno umano di esorcizzare la morte e di difendersi dall’angoscia di morte, simultanea alla nascita della coscienza. (25)
Metempsicosi e divisione castale furono dunque anch’esse difese di morte e dal timore del castigo divino dall’angoscia. [...] Non è fortuito che le altre due più diffuse religioni mondiali - Islam e Cristianesimo - abbiano proceduto ad un’analoga democratizzazione dell’aldilà rispetto al giudaismo e alle antiche religioni tribali (29). Siamo qui dinnanzi alla scelta cruciale della scimmia umana. Da una parte sta il mito di Prometeo, che strappa agli dèi il fuoco e si adopera per aiutare l’uomo nella sua faticosa evoluzione. [...] Dall’altra c’è questo mito biblico dell’Eden... (35) L’evoluzione del buddismo attesta ancora una volta che il bisogno psicologico più profondo sotteso alla religiosità delle masse umane è appunto la ricerca di una qualche garanzia d’immortalità, cioè una difesa sicura contro la morte e l’angoscia di morte (41).
Le atrocità naziste (vedi foto) furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per la fame nel mondo e le guerre, invece, sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
L’asserzione dell’immortalità, cioè la negazione della morte, è dunque riconosciuta universalmente come il fondamentale denominatore comune di tutte le religioni, dalle più antiche alle più recenti, dalle più semplici alle più complesse (46).
La difesa religiosa cristiana, diffusasi rapidamente come antidoto al terrore della morte in quanto annichilamento totale della persona, finì per sviluppare un terrore anche più insostenibile: il terrore della morte come dannazione e tormento eterni (47).
Su quest’angoscia di dannazione le gerarchie ecclesiastiche cattoliche avevano scoperto la possibilità di imbastire un’autentica industria: il cosiddetto commercio delle indulgenze, divenuto uno dei massimi cespiti della Chiesa di Roma (50).
La difesa politica. È con la Rivoluzione Francese che il millenarismo religioso ha la sua prima, completa metamorfosi in senso spiccatamente politico e, almeno apparentemente, ateo e antireligioso (56).
Anche la mistica del sangue, alla base delle teorie razziste di Rosenberg e del nazismo, aveva una sua antica tradizione rituale che si ricollega alla difesa religiosa contro la morte (61).
Millenarismo comunista. È soprattutto nello schema teorico dell’evoluzione umana che il marxismo svela il suo inconsapevole e insormontabile ancoramento al mito biblico-millenaristico [...] ennesima versione, secolarizzata e scientifica del fanatismo religioso e della sua promessa salvazionistica.
Pertanto, al mito millenaristico politico viene a mancare la massima attrattiva del mito religioso: la promessa e la certezza dell’immortalità. [...] La promessa religiosa di felicità e armonia universale non può infatti essere screditata e smentita a breve scadenza dalla possibilità di verificarla (76).
Al crollo delle difese religiose, la psiche umana ha reagito col solito meccanismo: tentando cioè di produrre un nuovo mito millenaristico e paradisiaco dall’apparenza più realistica e «scientifica», sotto forma di utopie e azioni rivoluzionarie (79).
La difesa demografica ed economica. Allo shock esistenziale, in campo procreativo, l’uomo ha reagito con due fondamentali modalità di reazione: quella monastico-ascetica e quella socio-prolifica, che sono tuttavia entrambe riconducibili alla visione millenaristica. La difesa filosofica. Non solo Parmenide ed Eraclito ma quasi tutti i filosofi presocratici tendono a negare la morte. [...] Ma il supremo maestro di questa radicale negazione filosofica dell’angoscia di morte nella Grecia antica resta Epicuro (91).
| Nella coraggiosa e instancabile polemica anticlericale e antireligiosa di numerosi pensatori illuministi colpisce anche una strana inconsapevolezza delle implicazioni letteralmente apocalittiche di quella critica. Assorbiti dalla gioia della provocazione e della distruzione di pregiudizi millenari, gli illuministi non s’avvedono dell’abisso che la loro critica corrosiva scava nella psiche della scimmia umana, scalzando le difese fantasmatiche dietro le quali essa era andata arroccandosi dagli albori della civiltà (100).
Questi pensatori mostrano di non capire quanto enorme sia la crisi esistenziale e culturale che il collasso delle certezze religiose ha spalancato nella coscienza umana (104).
La tesi centrale di questo mio lavoro - e cioè che la morte, anzi la coscienza della morte, è stata la fonte prima della cultura umana nel suo complesso - non trova ancora espressione nel pensiero di Schopenhauer, ma ha già, in esso, le sue radici (104). Al tremendo messaggio schopenhaueriano «Dio è morto» Nietzsche non può reagire con l’impassibilità di Schopenhauer. [...] Per questo il pensiero di Nietzsche ci affascina e commuova anche di più, perché esprime emblematicamente, forse anche nel suo approdo alla follia, i mille tormenti della scimmia umana impegnata nella sua solitaria ricerca di verità (107).
Le atrocità naziste furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per lo sterminio di bambini, invece (vedi foto) sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
Come le caste sacerdotali, gli esistenzialisti del nostro secolo sembrano difendersi essi stessi dall’angoscia con le oscurità arcane di un linguaggio iniziatico (120).
La difesa psicologica [...] Sicché si può dire che le scienze nate per studiare l’angoscia umana ne hanno quasi sempre ignorato o rimosso la fonte principale: appunto la coscienza della morte. Il masochismo - questo fenomeno così antico e diffuso in tutte le culture (ma particolarmente in quelle salvazioniste, di stampo religioso e politico), che spinge milioni di uomini da migliaia di anni a sacrificarsi e immolarsi per ogni tipo di divinità, ideologia, istituzione - appare in larga misura come l’atteggiamento prodotto dal meccanismo autopunitivo e propiziatorio con cui la scimmia umana ha reagito fin dai primordi allo shock esistenziale (144).
La crisi dell’uomo moderno nasce invece da una sistematica, silenziosa demolizione dei dogmi religiosi ad opera della ricerca scientifica in tutti i campi (151).
Le atrocità naziste furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per la fame nel mondo e le guerre, invece, (vedi foto) sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
La fuga dalla morte nel costume odierno Geoffrey Gorer rileva anche acutamente (e di lì il titolo della sua opera: La pornografia della morte) che il muro di silenzio e di menzogna un tempo riservato al sesso sembra ormai trasferito alla morte.
Al contrario, l’uomo dell’era religiosa riuscì per lunghi periodi a placare (non certo a estinguere) la sua angoscia di morte proprio sottoponendosi incondizionatamente ai dettami sempre più tirannici della religione in ogni istante della sua vita, e soprattutto della sua morte. Dall’inizio dell’Ottocento, invece, l’esplosione demografica e l’urbanizzazione rapida portano ad una massificazione della morte, della sepoltura e dei relativi rischi di contaminazione, proprio mentre crollano le difese religiose (187).
Conclusione [...] Insomma, siamo una specie che ha reagito e insiste a reagire con meccanismi obsoleti di difesa alle nuove minacce di collasso psichico prodotte dal suo stesso sviluppo mentale. L’uomo si comporta come una talpa che, per salvarsi, insiste a interrarsi anche quando una ruspa potente (in questo caso la forza dell’evoluzione etica e cognitiva umana) solleva e ribalta la zolla in cui essa si interra (193).
È indubitabile che la formula marxista «La religione è l’oppio dei popoli» riassume efficacemente la funzione oppressiva e gregarizzante che la religione ha avuto spesso nella storia. Ma ciò che il marxismo non vide è che l’opera di oppressione e gregarizzazione del potere religioso è potuta continuare per millenni su scala planetaria perché la religione assicurava alle moltitudini umane di ogni paese e d’ogni tempo la più valida difesa contro l’angoscia di morte (199).
Siamo forse alle soglie di una svolta storica del pensiero umano: il passaggio dalla fase fantasmatica delle mitologie millenaristiche alla fase progettuale e concreta del confronto con la dura realtà del mondo fisico e biologico (212).
Le atrocità naziste furono commesse da un solo popolo. L'indifferenza per la mattanza di bambini, invece (vedi foto) sono del mondo intero. Lo shoa = sterminio non è mai finito.
La figura che simboleggia questa filosofia non è certo quella di Abramo, pronto ad uccidere il figlio Isacco pur di obbedire a Dio, nè quella di Giobbe, disposto a subire tutti i tormenti inflittigli da Dio senza mai perdere la fede, ma quella di Prometeo, il titano che diede inizio alla civiltà umana donando all’uomo il fuoco, e fu per questo atrocemente punito da Zeus, ma non si arrese alla potenza e alla prepotenza del sovrano d’Olimpo (215). La crocifissione del Gorilla [l’animale ucciso lentamente a colpi di lancia nel rito propiziatorio d’una tribù africana, cfr 221], come tutte le altre crocifissioni e autocrocifissioni religiose e politiche di tutti i tempi. Era insomma espressione d’una stessa «demenza coscienziale» dell’essere umano che mi suscita oggi compassione e riflessione, piuttosto che sterili e facili condanne di stampo moralistico. E subito scopriamo commossi che, in mezzo alle turbe di scimmiette impazzite nei loro deliri espiatori e paranoicali, sono nati e vissuti alcuni mirabili eroici esemplari (le scimmie Eschilo, Buddha, Democrito, Saffo, Epicuro, Marco Aurelio, Montaigne, Hume, Schopenhauer, Nietzsche, Leopardi, solo per citare qualche nome più illustre) che hanno saputo guardare tra le lacrime la strage sanguinosa dei loro compagni e di ogni altro essere vivente [...] riconoscendo che la tragedia era opera di questo o quell’altro gruppo di scimmie malvagie, di questo o quel nemico della Vera Fede e della Vera Rivoluzione.
L'autore di "Scimmietta ti amo" Luigi De Marchi, saggista, psicologo e psicoterapista, pioniere della ricerca psico-sociologica, è il fondatore della psicopolitica, è presidente dell’AIECS (Associazione Italiana per l’Educazione Contraccettiva e Sessuale) che conduce importanti battaglie sociali e politiche. Spiccano tra le sue opere: Sesso e civiltà, Sociologia del sesso, Wilhelm
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