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Argomento presente: « COPIAINCOLLISTI TORRESI BIRICHINI »
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ID: 9798  Discussione: COPIAINCOLLISTI TORRESI BIRICHINI

Autore: Langella Aniello  - Email: aniello@langella.net  - Scritto o aggiornato: lunedì 9 marzo 2015 Ore: 17:26






 

CLICCA SUL MIO TESTO DOG QUI SOPRA PER RUBARLO E TI MORDO

Attenzione, questo messaggio contiene polemiche!!
Le persone più sensibili sono pregate di non leggerlo.
"Scusi, ma lei, ci può dire il suo mestiere, qual è la sua occupazione?"
"Si, certamente glielo dico"
Replicò il signore dai tratti del volto un po' asiatici, con una folta chioma riccioluta e dallo sguardo pseudo intellettualoide.

"Si faccio il COPIAINCOLLISTA".
Con la rete, via via nel tempo e sempre di più si è sviluppato il mestiere del "copiaincollista", una attività fortemente in crescita che prevede tempi minimi di impegno e grande visibilità. E così con questo che è diventato un vero mestiere, i politici si plagiano, nascono idee "nuove" dallo spolvero dei vecchi testi e anche la musica, mutuando melodie del passato si rigenera, per così dire, creando canzoni e motivi che di nuovo e originale non hanno nulla. Anche i pittori, gli scultori fanno i copianincollisti. Ma come in tutti i campi ci sono i "copianincollisti" seri e quelli da marciapiedi, quelli attenti a cambiare le virgole e quelli invece che non hanno nemmeno il pudore di farlo, quelli dell'ultima ora e quelli storici. Il copiaincollista nasce con una propensione, con un innato spirito di fare questo mestiere. Secondo me geneticamente predisposto in quanto è, di base, un mariunciello.Io scrivo della storia di Torre del Greco da molti anni e le mie sono ricerche, sono studi originali che non hanno nulla a che vedere con questo mestiere che sempre più occupa sfaccendati avventurieri della comunicazione.
Ieri nel sito ho pubblicato questo studio sul 1631.
Come poi leggerai questo lavoro è frutto di ricerca e serio approfondimento. Te lo mando affinché qualcuno non pensi che io avevo esaurito il materiale da pubblicare in rete ed in cartaceo…a buon intenditor,…
Pezzi così, perdona l'immodestia (ma quando ci vuole ci vuole) a Torre non si vedevano da un po'. E grazie per aver ascoltato il mio sfogo.
Stammi bene, soprattutto in salute



Aniello Langella

 
 
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ID: 9844  Intervento da: Marisa Borrelli  - Email: borrellimarisa@tiscali.it  - Data: domenica 7 dicembre 2008 Ore: 13:32

Bla, bla, bla. Oggi si pone tutto dietro lo scientifico, con la scusa dell'allenamento culturale o della posizione professionale di alcuni, e si finisce per trascinare gli altri sulle proprie idee. Pure il "porgi l'altra guancia" viene dottrinalizzato.
Il mariuolo, però, rimane sempre mariuolo, la puttana rimane sempre puttana. A parte i casi di costrizione o induzione (sfruttamento e aggregazione eslege) mariuoli e puttane potrebbero astenersi non già di fare il loro mestiere, sono affari loro, ma semplicemente di non trovare la scusa della fame, perché trovano sempre l'idealista di turno che li difende.
Riecco l'irriducibile predicatore con la fissa del perdono, ed ogni volta che lo leggo mi convince, perché, forse senza volerlo pizzica le nostre corde emotive, ci mette di fronte alla generale ipocrisia e al nostro egocentrismo irreversibile. Ha troppo Vangelo nelle meningi, forse lo ha stampato spesso in passato, ma la realtà è ben altra, è pragmatica, è matematica, non c'è emozione e teofilosofia in essa, sebbene i suoi pezzi abbiano una gradevolezza stilistica non comune. Dopo l'utopia comunista, le rivoluzioni inutili nessuno si illude che l'umanità possa smettere di dividersi in persone che fregano ed altre che rimangono fregate, e senza lotte che tengano.
Il copiaincollista frega, e chi scrive viene fregato. Per evitare questo l'autore dovrebbe rinunciare al suo bisogno di ammirazione e forse al complesso di sentirsi migliore, più istruito, ingegnoso e capace degli altri, ma come verrebbe sorretta la sua psiche, la sua necessità smodata di apparire superiore?
Così leggo le teorie dell"l'idealista" che ha avuto dal Signore la forza di non stare un minuto fermo, bersagliando con messaggi ripetitivi, noiosi, impositivi e tremendamente scolastici, a raffica, (che per reazione all'imposizione non vengono più nemmeno aperti), dietro la capacità o la debolezza di essere irremovibile nelle proprie idee, ignorando che nessuna presa di posizione è giusta in assoluto, perché il giusto è sempre un punto di vista, finendo, incapace di soluzioni, l'uomo, con l'affermare che la verità sta nel mezzo.
Marisa

borrellimarisa@tiscali.it


ID: 9840  Intervento da: Gennaro Francione  - Email: azuz@inwind.it  - Data: sabato 6 dicembre 2008 Ore: 15:57


L

L'ANTICOPYRIGHT DI FRANCIONE

Come sapete sul punto io penso che la proprietà intellettuale è dell'umanità e che l'autore singolo ha solo la detentio (possesso in nome d'altri) dell'opera da lui creata grazie agli apporti dell'umanità senza i quali nulla avrebbe costruito.

Per esemplificare pragmaticamente allo stato riporto un pezzo del mio amico Gigi (Trilemma, non Mari, anch'egli mio grande amico) che ha la bontà di citarmi:

CITAZIONE E PLAGIO - T.S. Eliot

I poeti immaturi imitano. I poeti maturi rubano


FINO A CHE PUNTO LA CITAZIONE E’ LECITA?

Il decreto legislativo n. 68 del 9 aprile 2003, emanato in attuazione della direttiva 2001/29/CE “sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione”, ha introdotto importanti novità nel corpo della legge n. 633/1941 sul diritto d’autore: due riguardano il diritto di cronaca e di critica costituzionalmente garantito.

La nuova normativa tutela ampiamente il diritto di cronaca, modificando e integrando l’articolo 65 della legge n. 633/1941 sul diritto d’autore con un comma (il secondo, aggiunto di sana pianta) molto chiaro: “La riproduzione o comunicazione al pubblico di opere o materiali protetti utilizzati in occasione di avvenimenti di attualità è consentita ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca e nei limiti dello scopo informativo, sempre che si indichi, salvo caso di impossibilità, la fonte, incluso il nome dell'autore, se riportato”. Questo comma affianca il primo, che fino al 28 aprile costituiva l’intero articolo 65: “Gli articoli di attualità, di carattere economico, politico,
religioso, pubblicati nelle riviste o giornali, possono essere liberamente riprodotti in altre riviste o giornali, anche radiofonici, se la riproduzione non è stata espressamente riservata, purché si indichino la rivista o il giornale da cui sono tratti, la data e il numero di detta rivista o giornale e il nome dell'autore, se l'articolo è firmato”.

In pratica il nuovo articolo 65 giustifica la riproduzione o la comunicazione al pubblico di opere dell’ingegno (e l’espressione “comunicazione al pubblico” abbraccia anche i media dell’ultima e penultima generazione, quali il web e la tv) con l’esercizio del diritto di cronaca sia pure contenuto nei limiti “dello scopo infor- mativo”.

Il legislatore sostanzialmente ha recepito, con 31 anni di ritardo, una massima giurisprudenziale ricavata dalla sentenza 15 giugno 1972 n. 105
della Corte costituzionale: “Esiste un interesse generale alla informazione - indirettamente protetto dall’articolo 21 della Costituzione - e questo interesse implica, in un regime di libera democrazia, pluralità di fonti di informazione, libero accesso alle
medesime, assenza di ingiustificati ostacoli legali, anche temporanei, alla circolazione delle notizie e delle idee”.

Anche l’articolo 70 della legge n. 633/1941 ha subito un significativo ritocco che allarga la libertà di critica e di discussione collegata all’impiego di parti o brani di parti di opere dell’ingegno: “Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché
non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali”.

La novità rispetto alla vecchia normativa è costituita dall’espressione “comunicazione al pubblico”, che abbraccia, come riferito, l’utilizzazione di tutti i mass media, vecchi (giornali e radio) e nuovi (tv e web). Ne consegue che “il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di dicussione”[1].

Insomma, di fondo, è consentita l'utiliz- zazione a scopo di critica, discussione o insegnamento, purché si citi la fonte e si usi il virgolettato, per

pezzi più lunghi o di particolare valore stilistico-espressivo. Anche a livello di danno, non sembra che l'autore possa riceverne quando un altro autore lo citi più o meno estesamente, così contribuendo alla diffusione delle sue informazioni facendo nel contempo pubblicità "gratuita" alla sua opera.

Ma vediamo alcune regole pratiche alla luce del mutato spirito alimentato dalle nuove tecnologie informatiche di scrittura e di diffusione delle opere.

1) Nella qualità: quanto più si discute o si critichi un assunto tanto più si può citare.

2) Nella quantità: quanto più è vasto il "tuo" scritto rispetto a quello citato, tanto più sei in regola.

3) Nella tecnologia imperante della super- informazione resa facile dai sistemi riproduttivi, la valutazione della citazione proibita si restringe, proprio per la facilità di trasferimento dei dati da altra fonte, dove quello che conta è il trasferimento veloce delle informazioni, a poco contando le modalità espressive di un concetto. Nell’assemblaggio e rielaborazione di masse di dati per lo strumento usato è più facile che pezzi rimangono intonsi contando, comunque, l’animus di riformulazione di idee, situazioni, immagini per trasmettere informazioni e non certo per rubarle ad altri, spacciandole come proprie.

4) La divulgazione storica si basa su una catena di informazioni trasferite da uno studioso all'altro a partire dall’originario ricercatore, il quale ovviamente ha funzione diversa da chi divulghi, sintetizzi, commenti risultati di originarie ricerche. Ogni autore storico copia-cita qualcun altro e la cultura si fonda paradossalmente proprio sulla trasmissione dei concetti tratti da altra opera.

5) Ne deriva come corollario che un autore, purché virgoletti e citi la fonte, può riportare integralmente catalogazioni fatte da altro autore in campo storico, scientifico etc. proprio per divulgare i risultati analitici di quella ricerca essendo questo nello spirito dell’originario catalogatore.

6) Un'unica eccezione a quest'amplissima possibilità di riprodurre è il caso di opera letteraria o di "saggistica estetica", scritta cioè con uno stile personale tale da rasentare il letterario.
Qui, invece, s'impone il rigore, con l'uso limitato della citazione, riportando accuratamente la fonte e usando il virgolettato, in quanto l'autore susseguente non può assumere come sue forme stilistiche che sono proprie di chi l'ha receduto.

Per concludere, considerando l’idea di plagio un mito inesistente, riteniamo che il campo di predicabilità dell’uso illecito di opera altrui è notevolmente ristretto, anche alla luce dell'art. 21 della Costituzione e della massima citata della Corte Costituzionale. Ciò in linea con la visione anticopyright del giudice Francione, il quale ritiene che il profitto primario di un autore è uno solo: vedere diffusa la sua opera in qualunque forma o con qualunque mezzo[2].
E' questo l'interesse anche del vero proprietario di qualunque diritto d'autore, l’Uomo in Grande, il quale da sempre non fa che diffondere le sue informazioni nella massa interrelazionale, in ciò “ripro- ducendo”
l’agire dell’Universo che, senza scambio e copia d’informazioni per prove e riprove, neppure sarebbe com’è adesso. Forse non sarebbe proprio.

Gigi Trilemma

[1] Il nuovo diritto
d'autore estende cronaca e critica di Franco Abruzzo - 22.05.03 , da “Il Sole
24 Ore” del 3 maggio 2003, rip. da http://www.interlex.it/copyright/abruzzo11.htm

[2] Così nell’editanda opera di Francione No copy, no party – Sentenza
anticopyright prima e dopo.

- Comitato per la salvaguardia della Cultura Europea
da http://italy.indymedia.org/news/2005/11/921165.php





Francione Gennaro


ID: 9837  Intervento da: massimo visciano  - Email: visciano.massimo@libero.it  - Data: sabato 6 dicembre 2008 Ore: 00:47

Miei cari amici torresi, rispondo ad Aniello (ed escludo il dottore, come egli vuole). Sul piano pratico tu hai perfettamente ragione. Il ladro è ladro sin dai tempi dei 10 comandamenti e non basta una disquisizione per sovvertire il concetto.
Intanto se un ladro viene in casa tua e lo spari sicuramente ti prendi almeno 20 anni di carcere se non dimostri la legittima difesa. Se il ladro ammazza te con attenuanti e indulto può cavarsela com molto meno. Vedi che non sempre la logica è comune.
Nessuno mette in dubbio che di una fatica letteraria va rispettata almeno la paternità prima dei diritti pecuniari. Quindi il tuo discorso fila ed è giusto, ma credo che Luigi voglia dire che le ruberie camuffate da leggi comode ed egemoniche non sono da meno di un plagio, in un mondo dove la corruzione assume canali capillari.
Una volta Billy Gates ha detto ad un giornalista che lo intervistava sulla pirateria che duplica, ad esempio, un softvare Autocad che costa migliaia di euro:
"Quello che si perde in contraffazione si guadagna in diffusione e pubblicità".
Mi sembra di capire che Luigi voglia dire (nel suo stile gradevolmente letterario) che se il tuo lavore venisse copiaincollato conservandone la paternità sarebbe più un vantaggio che una perdita.
Al di là dei vari punti di vista io ti domando: I politici vengono criticati perché l'opposizione critica aspramente gli errori della maggioranza, ma non dà quasi mai soluzioni. Tu pensi che questa "anomalia" moltiplicatissima nella rete si possa risolvere? Se no bisogna rassegnarsi e annoverarla ai mali irreversibili della vita come i terremoti, le malattie, gli errori giudiziari, ecc.
Navi, aerei ed automobili hanno rivoluzionato il mondo con un progresso insperato, ma puntualmente mietono milioni di vittime all'anno. Ad internet che ha reso il pianetnte una famiglia intercomunicante senza più distanze, attese, lungaggini dei reperimenti cartacei, ha i suoi lati negativi come il copiaincollismo, che se si confronta alle truffe, alla pedofilia, al terrorismo camuffato, essa è ben più meno preoccupante.

Ti saluto con stima. Massimo
massimo.visciano@libero.it


ID: 9836  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello@langella.net  - Data: venerdì 5 dicembre 2008 Ore: 23:51

Troppo bello questo discorso, troppo affascinante per restare impassibili davanti a tante considerazioni. Mi sento disarmato dopo l'erudito discuisire di Luigi che prego di non chiamarmi più Dott. Io sono Aniello, quello di vicolo Gradoni e Canali. Sono restato sempre uguale e il titolo, più tempo passa e più mi fa sentire vecchio.
Capisco Luigi e capisco Massimo. Ma io vi pongo solo delle piccole considerazioni.
Se il mondo della conoscenza fosse fatto di uomini corretti, leali, sinceri e positivi, si potrebbe giustificare il mestiere del copiaincollista.

Nella foto a lato: "Metti quà le mie lettere, mariuolo! Sono incazzatissimissimo"

Se di contro ci accorgiamo che il nostro stesso pianeta è abitato da facinorosi, untuosi e beceri approfittatori, vi sembra giusto donare il prodotto del lavoro dello studio e del sacrificio così liberamente e gratuitamente?
Francione ha ragione. Luigi ha ragione. Ma la realtà è diversa.
Occorre secondo il mio parere (piccolo piccolo) regolamentare anche il mondo della rete e comunque dargli dignità con regole. E' un boccone troppo amaro da ingoiare, quello di vedere il proprio lavoro completamente svuotato e comcesso senza onore a tutti. Anche il Vangelo sottolinea il senso del sacrificio.
Mi ripeterò ma voglio raccontarvi una brevissima storiella che è tratta dal pensiero greco. Mi colpì molto quando ne venni a conoscenza e dal giorno che la lessi la feci mia come regola morale nella vita e soprattutto nel lavoro quotidiano..Su un vaso greco intorno agli anni '50 venne trovato inciso un verso che suonava pressappoco così:

" ...tu che conosci il sapore delle fragole, non riuscirai mai a comprendere il sapore dell'uva...".

Molti studiosi si calarono a "leggere" in vario modo il verso, ma alla fine dopo mesi di studio fu sentenziata l'intrepretazione. Il nostro anonimo egeo voleva dire semplicemente che colui che avvezzo a gustare il sapore delle fragole che crescono spontaneamente e senza nessun ausilio e nè lavoro, non potranno mai comprendere il gusto dell'uva che per crescere e maturare ha bisogno del lavoro della concimazione, della potatura, della raccolta e raramente cresce spontaneamente.

Caro Massimo e caro Luigi, rispondete pure, ma cercatemi un mangiatore di fragole.
Voi due siete dei gentlemen e con voi parlo come se stessi comodamente al bar seduto. Francione, mi trovi il mangiatore di fragole, lo porti sul banco e poi vedrete come sarà complesso disquisire.



Con stima Aniello Langella



ID: 9827  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 5 dicembre 2008 Ore: 16:33


Cari amici,
devo innanzitutto ringraziare il Dott. Langella che ha introdotto questo argomento a suo dire polemico, invece interessante. La discussione non vuole essere una diatriba tra due individui. Aniello e Luigi come individui che amano, che soffrono, che gioiscono, che lavorano c’entrano ben poco con la concettualità trattata, che dai due, magari, può essere contrastata o condivisa, a seconda del mosaico evolutivo personale, del proprio orientamento professionale, dei vissuti e della influenza domestica o comportamentale etnico.

Scrivere è facile, essere capiti è difficile. Siamo talmente presi dalla foga dei nostri convincimenti che non assimiliamo le opinioni degli altri, se non sono molto chiaramente pedisseque alle nostre.
Orbene (come dice il caro Aniello Langella) io ho premesso nel pensiero descritto precedentemente quanto segue:

Qui accuso il copiaincollista, ma solo secondo le leggi vigenti:

(…) Il copiaincollista ruba, c’è poco da giustificare secondo le leggi ancora vigenti,”.(…)
(…) Non è la stessa cosa per il COPIASTAMPISTA, che pochi conoscono, è il saccente e sedicente pseudo giornalista, che COPIA E STAMPA usufruendo dell lavoro degli altri in quella manna dal cielo che per egli è Internet. Come accade anche in rete il copiastampista è poco onesto perché si sostituisce all’autore facendo propria pari pari la fatica che non è sua. Anche se il materiale viene manipolato la fonte deve essere citata. E’ una questione di lealtà..(…)

E qui non difendo, ma tollero il copiaincollista senza giustificarlo, per il rispetto delle leggi vigenti sulla proprietà, giuste od ingiuste che siano:

(…) Chi non è copiaincollista, almeno in parte, scagli la prima pietra!, verrebbe da dire. E da aggingere: chi non lo ammette si nasconde dietro un dito, come si suol dire. (…). (…) Quindi, infondo, mai tutto è originale in assoluto, poiché tutto dissero i greci e i latini. La storiografia, ad esempio, è un antico “copia e incolla” chiamato “ricerca”. Infatti si diceva prima di Internet: “Chi copia pari pari un testo fa plagio, ma chi copia qua è là fa solo ricerca, ed aggiorna la storia”, ma comunque è un copiare anche se frammentato (…)

Il Dott. Langella che risponde con questa sintesi:

(…) Tu prova a piantare un albero di albicocche in giardino. Seguimi nel discorso, perchè questo lo dicevano già i greci 2500 anni fa,... tu lo pianti, dicevo, poi lo curi, lo innaffi e lo concimi; attendi con trepidazione i primi caldi e osservi la crescita delle gemme e dei fiori, poi; in estate quando i frutti sono maturi, tondi, succosi e colorati, ti passa Pinco o Pallo e ti fotte le crisommole... mi spieghi caro Massimo come reagisci. Il copiaincollista è un ladruncolo, un mariuolo nascosto dietro il monitor che non ha letto mai una pagina del Braccini, del Brejslak, pel Mercalli, del Melloni,.... perdonami ma mi hai stuzzicato. (…)

La “parabola”, per così dire, della frutta rubata esposta dal Dott. Langella, non fa una grinza, sempre secondo le leggi vigenti e una certa logica comune, antiche ed universali. E non è nemmeno il caso di scomodare il “settimo” del Decalogo, o la clamorosa sentenza del giudice Francione che giustificò chi usufruisce della contraffazione per fame.


Nè è il caso di discutere il concetto di proprietà legiferato sempre dai ricchi, che consente di “pagare” per una vita intera quattro o anche cinque volte un appartamento in fitto che non sarà mai proprio e riscattato. Nemmeno più la speranza della compera riscattabile. Si conosce oramai la vergogna dei mutui.
Infatti se si vedono le cosa sotto un’ottica non convenzionale, più analitica, ad esempio affine alla rivoluzionaria teoria heinesteniana col famoso esempio: “è il treno che corre o è la terra che si sposta sotto le ruote, cambiando rispettivamente i punti di vista”.

1) Come ha ottenuto la terra per coltivare il contadino? E’ un colono o un proprietario con rendita e plusvalori speculativi?
2) L’operaio fabbricatore di concimi chimici è stato ben pagato e tutelato in fatto di rischi della salute?
4) Il fabbricante di semi è per caso orientale magari bambino sfruttato?
5) Zappa, vanga, stivali, vengono forse fabbricati da operai cinesi sottopagati?
6) Quale compenso si dà all’ideatore del trattore che offrì all’umanità il suo ingegno?
7) L’acqua piovana che irriga, il sole che irrora, la terra fertile vengono pagate in affitto a Dio?
8) Il raccoglitore di frutta, pomodori o quant’altro sarà mica un extracomunitario sfruttato con 10 euro al giorno?
9) Il medico fitofarmacologico non sarà mica legato o connivente al Primario Pinco che toglie i polmoni sani alla gente per lucro?
Etcetera, etcetera, etcetera. Si potrebbe continuare all’infinito per mettere in dubbio il concetto di proprietà e soprattutto le differenze di classe tra mente e braccio, e come quest’ultimo sia molto più utile e necessario e spesso ingegnoso, rispetto al concetto speculativo di cultura, spesso inerte e costruttrice solo di nodi mentali che a volta diventano sostegni egemonici e soggiogatori di millenarismi distorti rispetto all’autenticità e semplicità della vita .

Povero copiaincollista, dopo questo discorso, quasi mi fa pena, quasi lo amo di più e lo assolvo. Vieni, tesoro, vieni in Torreomnia, copia e incolla ciò che vuoi. Passa il tuo topo elettronico su tutte le 30.000 foto, e i 28.000 testi, sui filmati messi da Torreomnia su Youtube e falli tuoi, se li condividi; diffondili dove vuoi. Noi collaboratori tutti di Torreomnia abbiamo creduto di aspergere nella rete amore e radici nobili del passato, come una sorta di abluzione planetaria, sacrificando l’individualismo e la mania di protagonismo egocentrico, che sono carenze non facilmente colmabili per molti di noi succubi dell’antagonismo, del complesso del primo della classe.
Più ci copiano e più lo scrigno delle nostre menti fedeli alla terra natia si apre per sciorinare sul globo tutti i nostri gioielli spirituali d’amore di solidarietà quali fratelli in Torre.
Il bello, il bene e la cultura sono per Torreomnia un enorme desco imbandito a cui non si rifiuterà mai un posto a tavola, per chi ha bisogno di nutrire lo spirito offrendoci in cambio ciò che Dio gli ha concesso: la sua capacità idraulica; la sua abilità di accostare mattoni edilizi; la sua scopa per tenerci la città pulita; la faccia claunesca volontaria per il sollievo dei malati e i sofferenti; il suo sacrificio sul mare per trasportare cibo, medicinali, carbone, tra nazione e nazione.



Luigi Mari


ID: 9825  Intervento da: massimo visciano  - Email: visciano.massimo@libero.it  - Data: venerdì 5 dicembre 2008 Ore: 00:32

Ciao Aniello,
si, sono torrese, ma faccio un lavoro itinerante per tutta Italia. A riguardo del tuo risentimento per chi copia e incolla i tuoi studi è comprensibile. Luigi fa un discorso troppo profondo, analitico, psicologico, come al solito, e finisce con lo giustificare i copiaincollisti anche se in senso lato.
D'Altra parte non ci sono leggi idonee per proteggere i diritti d'autore in rete perché il prodotto plagiato dovrebbe essere prima coperto da copyright secondo le norme vigenti. E purtroppo molti lavori protetti da Siae o legislativamente dalla Procura della Repubblica (avvocatura dello Stato) vengono scopiazzati irrimediabilmente.
In non so se tu sei stato già plagiato in passato con il cartaceo, ma pubblicare su Internet è come mettere la carne innanzi alle fiere.
Se uno studioso non vuole che i ladri sgraffignino il proprio operato deve rinunciare a lasciare le proprie opere in una libreria universale sprotetta. Certo così viene sacrificato anche il protagonismo e l'esibizionismo di tutti gli autori quando si tratta di una vetrina internazionale, ma tutto ha un costo.
Comunque tu hai perfettamente ragione di incazzarti. - Massimo.


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