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Argomento presente: « COPIAINCOLLISTI TORRESI BIRICHINI »
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ID: 9798  Discussione: COPIAINCOLLISTI TORRESI BIRICHINI

Autore: Langella Aniello  - Email: aniello@langella.net  - Scritto o aggiornato: lunedì 9 marzo 2015 Ore: 17:26






 

CLICCA SUL MIO TESTO DOG QUI SOPRA PER RUBARLO E TI MORDO

Attenzione, questo messaggio contiene polemiche!!
Le persone più sensibili sono pregate di non leggerlo.
"Scusi, ma lei, ci può dire il suo mestiere, qual è la sua occupazione?"
"Si, certamente glielo dico"
Replicò il signore dai tratti del volto un po' asiatici, con una folta chioma riccioluta e dallo sguardo pseudo intellettualoide.

"Si faccio il COPIAINCOLLISTA".
Con la rete, via via nel tempo e sempre di più si è sviluppato il mestiere del "copiaincollista", una attività fortemente in crescita che prevede tempi minimi di impegno e grande visibilità. E così con questo che è diventato un vero mestiere, i politici si plagiano, nascono idee "nuove" dallo spolvero dei vecchi testi e anche la musica, mutuando melodie del passato si rigenera, per così dire, creando canzoni e motivi che di nuovo e originale non hanno nulla. Anche i pittori, gli scultori fanno i copianincollisti. Ma come in tutti i campi ci sono i "copianincollisti" seri e quelli da marciapiedi, quelli attenti a cambiare le virgole e quelli invece che non hanno nemmeno il pudore di farlo, quelli dell'ultima ora e quelli storici. Il copiaincollista nasce con una propensione, con un innato spirito di fare questo mestiere. Secondo me geneticamente predisposto in quanto è, di base, un mariunciello.Io scrivo della storia di Torre del Greco da molti anni e le mie sono ricerche, sono studi originali che non hanno nulla a che vedere con questo mestiere che sempre più occupa sfaccendati avventurieri della comunicazione.
Ieri nel sito ho pubblicato questo studio sul 1631.
Come poi leggerai questo lavoro è frutto di ricerca e serio approfondimento. Te lo mando affinché qualcuno non pensi che io avevo esaurito il materiale da pubblicare in rete ed in cartaceo…a buon intenditor,…
Pezzi così, perdona l'immodestia (ma quando ci vuole ci vuole) a Torre non si vedevano da un po'. E grazie per aver ascoltato il mio sfogo.
Stammi bene, soprattutto in salute



Aniello Langella

 
 
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ID: 9817  Intervento da: Aniello Langella  - Email: aniello@langella.net  - Data: mercoledì 3 dicembre 2008 Ore: 21:02

Massimo sei veramente un che ragiona. Usi la logica come base del costrutto e la ragione come motore della progettazione, infine usi le parole come mattoni perfetti che vanno a costruire l'oggetto del disquisire. Sei sicuramente un diavolo con le donne. Con il tuo fraseggio riusciresti a convincere un elefante a sferruzzare. Mi dispiace contraddirti ma non convinci me.


Sarebbe lungo spiegarti le mie perplessità in merito a ciò che dici e poichè sono ospite di questo splendido forum devo contare i caratteri. Sarò breve. Io penso come già qualcuno prima di me ha scritto (tanto per essere in tema) che dopo il pensiero greco non c'è più nulla che debba essere scritto.
Così tra una cosa e l'altra scrivo ad esempio di cultura vesuviana. Lo faccio per il desiderio di documentare una terra che ha perso irrimediabilmente la sua identità. In questo lavoro mi aiutano dei grandi amici e tra questi vi inserisco il padrone di questo straordinario sito che ci ospita.

Ne sono sempre più convinto. Io scrivo per il gusto di farlo e soprattutto sono convinto che spesso mi leggono e qualche volta forse, mi apprezzano. E ciò mi basta. Ma sono capace anche di srivere e soprattutto ricercare. Cosa vuoi farci si nasce con il pallino della ricerca.
Orbene, se per scrivere ad esempio il pezzo inedito sugli "Epitaffi che commemorano l'eruzione del 1631" ho impiegato quasi 6 mesi circa, tu capirai che questo tosto lavoro, mi è costato sacrificio, impegno e anche un po' di danaro. Se scopro, quindi che il COPIAINCOLLISTA di turno "attinge" al mio lavoro senza esserne autorizzato, io mi incazzo, divento furente,...altro che diffondere il concetto planetario di cultura.
Tu prova a piantare un albero di albicocche in giardino. Seguimi nel discorso, perchè questo lo dicevano già i greci 2500 anni fa,...tu lo pianti, dicevo, poi lo curi, lo innaffi e lo concimi; attendi con trepidazione i primi caldi e osservi la crescita delle gemme e dei fiori, poi; in estate quando i frutti sono maturi, tondi, succosi e colorati, ti passa Pinco o Pallo e ti fotte le crisommole...mi spieghi caro Massimo come reagisci. Il copiaincollista è un ladruncolo, un mariuolo nascosto dietro il monitor che non ha letto mai una pagina del Braccini, del Brejslak, pel Mercalli, del Melloni,....perdonami ma mi hai stuzzicato. Scusami delle parole non proprio a bolla, ma servono per dare il tono. Attendo la risposta.
Senti un po', Massimo, ma sei torrese come me?
Scrivimi che magari troviamo un compromesso per dirimere ulteriori dubbi sull'argomento.






Dott. Aniello Langella


ID: 9815  Intervento da: massimo visciano  - Email: visciano.massimo@libero.it  - Data: mercoledì 3 dicembre 2008 Ore: 14:19


Miei cari, ogni tanto leggo qualche articolo spassoso in comunità. Internet è uno scrigno senza coperchio e senza chiave a disposizione di tutti gli uomini del globo. La cultura perde la proprietà checché se ne dica. Le firme oramai contano molto poco, l'autentica o la fittizia soccombe sotto alle argomentazioni.
Accade una sorta di globalizzazione dell'animo umano, La genialità diventa dell'uomo e non di quell'uomo.
Chi crea, inventa, studia, scopre lo fa con l'animo e l'ingegno universale ricevuto dalla natura e lo condivide con i simili, con coloro, cioè incapaci di creare, inventare, studiare, ma che offrono la loro opera nelle fabbriche, nei cantieri, nelle campagne, per dare continuità vitale, sostegno, alimentazione, comfort e persino difesa da insidie e malattie.
Una sorta di baratto delle capacità umane, antecedente ai Fenici che ebbero la "bella" idea di inventare il danaro, sinonimo di potere e speculazione. Massimo


ID: 9799  Intervento da: Luigi Mari  - Email: info@torreomnia.it  - Data: venerdì 28 novembre 2008 Ore: 15:44




di Luigi Mari

Il copiaincollista ruba, c’è poco da giustificare secondo le leggi ancora vigenti, ma, tutto sommato, se Robin Hood rubava ai ricchi per dare ai poveri senza mettersi nulla in tasca, così farebbe il copiaincollista, dando la facoltà a chiunque di avere maggiori possibilità di trovare quel materiale di quell’autore nell’oceano di pagine della rete. Chiamiamola paradossalmente “collaborazione”.
Non è la stessa cosa per il COPIASTAMPISTA, che pochi conoscono, è il saccente e sedicente pseudo giornalista, che COPIA E STAMPA usufruendo di quella manna dal cielo che per egli è Internet.
Come accade anche in rete il copiastampista è poco onesto perché si sostituisce all’autore facendo propria pari pari la fatica che non è sua. Anche se il materiale viene manipolato la fonte deve essere citata. E’ una questione di lealtà. Solo in caso di ricerca collettiva plurima si può parlare di lavoro proprio, appunto ricerca, sebbene virgolettata e con chiose.Un testo o testi parziali imparati o assimilati e riscritti per impastarli un libro e un opera di cultura, ed è quello che fanno tutti gli autori. Sono rari i concetti scritti assolutamente creativi e personali, vedi le teorie scientifiche, i romanzi letterari, le poesie, quando sono veramente inedite ed originali.
”Copiaincollista” è un termine moderno scaturito da Internet poiché il “copia e incolla” è oramai diffusissimo ed incontrollato, quasi come la fruizione planetaria dell'acqua, della luce e del sole. E’ così impossibile proibire queste tre cose che nessuna legislatura mondiale ne punisce i fruitori.
Il copyright finirà con lo scomparire perché la trasgressione è sempre più ampia e raggiungerà la totalità mondiale (Vedi You Tube ed altri giganti riproduttivi e clonatori).
Chi non è copiaincollista, almeno in parte, scagli la prima pietra!, verrebbe da dire. E da aggingere: chi non lo ammette si nasconde dietro un dito, come si suol dire.
E finirà che il NON COPIAINCOLLISTA dapprima sarà demodé, fino a diventare un “anormale” vale a dire fuori dalla norma generale, cioè la massa generale con la smania di protagonismo da riversare nell’oceano rete.
L’infrangere la legge sui diritti d’autore, comunque, varrebbe solo, come ho già detto, per le opere d'ingegno creative, cioè romanzi, poesie, saggi, commedie, quadri, canzoni, ecc. se veramente originali e non anch’essi sfacciatamente scopiazzati; anche se da sempre ci si rifà a scuole di pensiero e ad autori ai quali si attinge l'impronta, il genere e poi si crea con idee simili a quelle lette o assimilate, appunto dai capiscuola o dai loro adepti. Quindi, infondo, mai tutto è originale in assoluto, poiché tutto dissero i greci e i latini.

La storiografia, invece, è un antico “copia e incolla” chiamato “ricerca”. Infatti si diceva prima di Internet: “Chi copia pari pari un testo fa plagio, ma chi copia qua è là fa solo ricerca, ed aggiorna la storia”. Fa eccezione la letteratura archeologica e speleologica in relazione alle scoperte ed agli scavi.

Certo, da qui a trasportare dei contenuti di altri nel proprio sito c’è differenza, ma e sicuramente senza mala fede nella maggior parte dei casi perché non c’è scopo di lucro. Sicuramente è per rimediare un po’ di affetto ed ammirazione con le capacità degli altri; ma forse con gli stessi sentimenti e condivisione di idee, incapaci, i copiaincollisti, di esprimerli da se a causa della povertà di sapere.
Trovare materiale in internet è come raccogliere portafogli da terra. E’ determinante, però, l’uso che se ne fa di quel “tesoro” contenuto, ridistribuirlo o specularne.
Non è giustificabile, ma è comprensibile. Dio ci ha creato gratis, si dice, non è un danno grave creare gratis il nostro operato col nostro ingegno per il bene e il bello dell’umanità. Specie per quegli autori che hanno già come guadagnarsi da vivere diversamente. Il concetto della proprietà speculativa, specie quella dei sensali o mediatori della cultura non è molto attinente all’etica, alla morale, all’amore, infine.
E si finisce con una citazione: disse Rémi de Gourmont “La proprietà è giusta e necessaria; ma non è né giusto né necessario che resti sempre nelle stesse mani”.



Luigi Mari





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