Ricordi del bere e mangiare di un torrese     Pag. 6

-BRA-

brasciòla:

Involtino di carne, ripieno di pruvulone, lardo, aglio, petrusino, passulini, pignuoli e pepe. etim. Latino tardo "brasas", carboni.

Brasciola 'i cotene è l'involtino come sopra ma realizzato con una striscia di cotena 'i puorco. Queste brasciole sono ottime per un ragù grasso economico.

brasciulôn(e):

Involtone di carne, ripieno, come la brasciola,  di pruvulone, lardo, aglio, petrusino, passulini, pignuoli e pepe e con l'aggiunta di una frittata di uova. U brasciulone sostituisce il pezzo di manzo per fare il ragù.

brinn(e)s(e):

Brindisi. L'augurio rivolto al festeggiato o ai bevitori:  A ro' care.

Questo vino assai mi rinfresca, - e brindisi faccio a Domenico Maresca.

(Matilde Serao. Storia di due anime).

... nfra brinnesi a ro' care e canti a fronna...

(S. A. Grammatica).

briòscia:

Ciambellina di pasta gialla, col piripisso in cima. etim. Dal francese "brioche".

Al mattino prendo al bar un cappuccino, il cappuccio, e una brioche. A Milano non c’è la bella e abbondante brioche di pasta gialla, ma il cornetto di pasta sfoglia. Mi capiterà di trovare la brioche in un bar di San Babila, ma in formato mignon e a costo doppio.

(S. A. Milano).

bròr(o):

Gli ingredienti del brodo sono canonici: Capone,  pietto 'i vaccina, muscolo 'i voio, e l'uosso 'i renucchio. Ma c'è anche u bbroro r'i puverielli, fatto con solo ossa 'i renucchio. Vruodo.

Schitto che tu le dinghe no cetrulo

de Pettorina te fa satorare

de cótene te carreca no mulo

e te dà quanto maie pote abboscare

e te ietta da suso a la fenesta

pe’ ’nfi’ lo vruodo e pe’ ‘nfi’ la menesta!

(G. C. Cortese. La Vaiasseide).

Brodo di carne? Il popolo napoletano lo ignora.

(Matilde Serao. Il ventre di Napoli).

Tu tire la cala nfi'a che c'è viénto. e jé affòngo pane nfi'a che c'è broro

(Vittorio Parascandola. Vefio).

brust(u)latùr(o):

Cilindro metallico rotante a manovella per abbrustolire il caffè. Tammurriello: Brustulaturo rotondo, piatto. Il caffè era acquistato non tostato. La tostatura avveniva sulla furnacella nel brustulaturo, L'aroma invadeva la casa e il palazzo.

buàtta:

Barattolo. Buattella 'i pummarola. etim. Dal francese "boite".Barattolo.  

buattèlla:

A fraveca r'i buattelle. Sulla strada che porta alla stazione delle FFS, dietro a i cientofuntane, c'era a fraveca ri buattelle, lo stabilimento delle conserve Le Belle dei Vitelli. 

buattôn(e):

Accrescitivo di buatta. Metonimia che identifica il contenuto con il contenente per cui u buattone è la conserva di pomodoro, il concentrato. Il  putecaro aveva il buattone in grosse buatte e lo vendeva a peso.

Razzullo: 'A cunserva nun 'a tenimmo.

Sarchiapone: Tenimmo 'o buattone.

(Roberto De Simone. La cantata dei Pastori).

bucàl(e):

Recipiente allungato, boccale. etim. Greco  "baukális", brocca con bocca.

Me sa mmill'anni che vienghi natale

Pe' ffamme 'na magnata de torone,

Pe' ffamme 'na bbevuta in der bucale.

(Poesia popolare del Lazio).

bucchinòtt(o):

Pasticcino, pastarella di piccola dimensione, per un sol boccone. Un dischetto di pasta sfoglia, sopra marmellata o crema, chiuso a mezzaluna e cotto al forno.

Priparatevi i fangotti

c'a buntà r'i bucchinotti  

(S. A. Grammatica).

bucciér(o):

Macellaio. etim. Francese "boucher". Chianchiero.

buffè:

Credenza. L'arredamento della sala da pranzo era costituito da un tavolo centrale, sotto al lampiero, un buffè e un controbuffè disposti facceffronte. etim. Dal francese "buffet". 

buglia:

Puglia. Tavoletta.

Era capace 'e se fermà pe n'ora

e dispenzava buglie 'e ciucculata

(Ferdinando Russo. 'O surdato 'e Gaeta).

bumbulär(o):

Venditore di bombole di gas.

butirr(o):

Burro. etim. Latino "butÿrum", greco "butyron", comp. di "bûs", mucca + "tyrós", formaggio.

Or essi mangiano carne, butiri, mele, cascio, dattili, erbe diverse,...

(Tommaso Campanella. La Città del Sole).

Patr. Manco male. E a provista pe crai?

Serv. L'aggio fatta: pe menestra aggio pigliato pasta e aggio accattato puro lo formaggio e lo butirro. P'accresce lo bollito ri vitieddo aggio pigliato no piezzo ri crastato. Lo fritto lo fazzo ri cervieddo, ri fecato e ri carcioffola. Pe ragù aggio accattato puorco, e n'anatra che si farà co lo cavolo. E non avenno trovato né mali-vizzi né starne né arcere, remerie-raggio co no adderinio a lo furno.

(Fernando La Greca. Il dialetto del Cilento...).

buttéglia:

La bottiglia di pomodoro. Butteglia è, per metonimia, anche il suo contenuto, utilizzato per la sarza. Facimmo na sarzulella c'a butteglia. La preparazione delle butteglie avveniva d'estate, quando si faceva anche a cunzevera. C'erano quelle ripiene di zuco 'i pummarole e quelle con le pacche. Le pacche si ottenevano tagliando le sammarzane di lungo, in quattro, eliminando i semi e mpizzannole dentro alla butteglia. Su un mattuoglio di pezze si sbatteva il culo delle butteglie per ncasare e stringere le pacche. Una volta attappate e legate con lo spago, le butteglie erano poste a vollere in una caurara piena d'acqua. Bisognava mettere pezze tra l'una e l'altra per non farle scoppiare urtandosi.

Pacche di sammarzane

infilate nelle bottiglie

dal culo forte rientrante

sbatacchiate su cuscini di sacchi

a ncasare l’estiva fragranza,

adagiate tra stracci e giornali

a bollire nella caurara

sulla bocca grande del fuculare.

(S. A. Ricordi).