Ricordi del bere e mangiare di un torrese Pag. 8 | ||
-CANN- |
cànna:Gola. Da canna, gola derivano: ncanna, alla gola. Cu l'acqua ncanna. Cu na funa ncanna: di male voglia, costretto. Me sta ncanna: m'e antipatico. Ncannaruto, cannarizia, cannarone, cannaruozzo, cannarunciello.
... ed eccote sguigliare no cane corzo cossì terribile – c’oh mamma mia! –; lo quale co tanto de canna aperta abbaianno ieze ’ncontra all’orca pe se ne fare no voccone. (G. Basile. Lo Cunto de li Cunti. Petrosinella). Zappature schefienze e cca bottate a cauce nculo e cco na funa ncanna (Gabriele Fasano. Lo Tasso Napoletano). ...de sa manera no' truove partito te resta 'ncanna lo marito. (Lo Guarracino). cannarìzia:Ingordigia, golosità. Da canna, gola. ... decenno ca no pe cannarizia o lopa c’avesse ’n cuorpo l’aveva cecato lo diascance a fare st’arrore, (G. B. Basile. Lo Cunto de li Cunti. Petrosinella). cannarôn(e):I cannarini. Esofago, gola. Puozze ave' de cecala lo destino, che tanto canta fi' che crepa e more, cevettola mmardetta! E che a tutt'ore sicco te pozza sta' sso cannarino! (Sgruttendio. La Tiorba a Taccone). ... ed ecco scire no feroce lione... co dui parme de cannarone spaparanzato s’era puosto all’ordene de fare scafaccio de l’orca. (G. B. Basile. Lo Cunto de li Cunti. Petrosinella).
... ca me se secca lu cannarone (Guarracino).
....chi s'agliotte stu pallone (N.C.C.P. U guarracino). Achille, senza n'attemo 'e piatà, miranno p' 'o deritto a 'o cannarone stennette 'o Priamide nterra llà. (Mario Sessa. 'A Storia 'e Troia).
... ce u tagliammo u cannarone (La Gatta Cenerentola. R. De Simone). cannarunciéll(o):Varietà di pasta alimentare. Il diametro è quello del cannarone, esofago. cannaruôzz(o):Lo stesso che cannarrone. ... sai ca chesta è la bella palomma che faciste scannarozzare e cocere a lo tiano? (G. B. Basile. Lo Cunto de li Cunti. Le tre Cetra). cannarut(o):Goloso, desideroso. Ncannaruto. ... Come ne l'ha pescata, come ne l'ha cogliuta 'sta brutta mariola cannaruta. (G.B.Basile. Le Fonnachere). Loro sapeno fare le frittate maccarune e migliacce da stopire, le nobele pignate mmaretate, zeppole et autre cose da stordire, agliata e sàuza e mille autre sapure: cose de cannarute e de segnure. (G. C. Cortese. La Vaiasseide). ... na pizza de rerita 'nfosa a lo mele, muorze gliutte, voccune cannarute, e ba' scorrenno. (Pompeo Sarnelli. La piatà remmonerata). cann(e)llin(o):Confettino allungato contenente cannella. Qualità di fagiolo. cannulìcch(io):Frutto'i mare. Mollusco della famiglia dei Solenidi. Cannulicchio ferraro. Cannulicchio sturtariello. ... s'hai mostrato lo cannolicchio, o maro de bellezze, mostrame ancora le carnumme, ... (G. B. Basile. Lo Cunto de li Cunti. La vecchia scortecata). cantàr(o):Misura di peso. etim. Arabo "qintár". In epoca borbonica il cantajo corrispondeva a circa 69 Kg. I miei amici torresi mi informano che il cantàro torrese è pari a 99 chilò. Cento ruotoli un cantàro, pari a 89 chilò. Un ruotolo (890 grammi) uguale a tre libbre. Una libbra (300 grammi circa) uguale dodici onze. Un onza (25 grammi circa) uguale alla dodicesima parte della libbra e la trentaseiesima parte del ruotolo. Meglio purta' nu cantàro ncapo ca n'onza nculo. "No cantàro de còllera non paga mai n'onza de no débeto": (G. B. Basile. Calliope overo la Museca). ... dove aveva fatto designo de raccogliere le gioie a tommola e li contiente a cantaro. (G. B. Basile. Lo cunto de li cunti. La vecchia Scorticata). 'E palatine màgnano a cantàre! (Ferdinando Russo. 'O cantastorie).
cantina:La cantina era trattoria, bar e circolo sociale di quartiere per i vecchi. Roppo a cinquantina lascia a picchiacca e piglia a cantina. Il vino era contenuto in grosse botti dalle quali veniva spillato per la vendita. L'acquirente andava a comprare il vino, Solopaca, Gragnano, portando il suo fiasco o il bottiglione. Il cantiniere che non faceva da trattoria, un piatto di cequitta o di zuffritta lo serviva sempre. Cantine famose erano: Sciampagna, abbasciammare, Talano alla strada campanile, Palatone al terzo vico Orto Contessa, u mezzone, ammiezatorre. Ricette Pulicenella: a meglia mericina? Vino 'i cantina e purpette 'i cucina.' cap(e)cuôll(o):Insaccato di carne di maiale non macinata. Il nome deriva dall'uso di carne della testa e del collo, secondo le antiche ricette. U capecuollo 'i Giugliano, realizzato con budello aperto e poi arrotolato. capitôn(e):Anguilla femmina. Capitone. U capitone non poteva mancare a tavola per Natale. Quando ormai, fatti schizzinosi e selettivi nelle scelte alimentari, declinavamo l'invito a mangiarlo, mia madre diceva che lei, comunque, l'avrebbe cotto per l'addore r'a festa, anche se poi dopo copriva quell'addore con pochi grani d'incenso bruciati in un vecchio ruoto di alluminio, quando il braciere non si accendeva più. "Può concepirsi mai una vigilia di Natale senza l'odore dell'anguilla fritta con la fogliolina di alloro ?". "Ma quali anguille ? Comacchio o Lèsina o Camargue o Barcellona ? Quali eresie ! L'anguilla deve essere di buona taglia - un chilogrammo ciascuna, la testa grossa e puntuta da giustificare l'appellativo malizioso di capitone, di pelle così scura da rasentare il nero sul dorso e biancoverdastra luminescente al ventre - ma pescata nei dintorni immediati, allevata tra il lago Patria e il Fusaro, quasi di foce, mezza di lago costiero e mezza di mare, viscida ma non limacciosa e viva da farsi inseguire per tutta la cucina prima d'essere afferrata e decapitata e ridotta in più pezzi divincolanti...". (Mario Stefanile. da Orgoglio Napoletano). Capivòia:Trattoria di ncoppaddanuie. In pulito testa di bue. capôn(e):Pollo cappone per fare un buon brodo. Fatto il brodo il cappone viene mbuttunato a piacere. Un'idea è quella di farcire con un impasto di carne allacciata, ova, supressata, pruvulone, caso rattato, passulini, pignuoli, petrusino e nzogna. Vocativo: o pollastro, o tu capone. (Vincenzo Braca. Farza de lo Mastro. 1500). ... pedeta de putana et maccharoni con dui o tre caponi sotterrati. (Iacopo Sannazzaro, (1457-1530). Lo gliommero Napoletano).
Nu capone nu capone (R. De Simone. La Gatta Cenerentola). cappùccia:Varietà di cavolo, Brassica oleracea capitata alba. Cavolo cappuccio. Torze , cappucce e rafanielli ruci. Il grido del verdummaro. capr(e)ttôn(e):Vitigno autoctono campano, noto come Coda di Volpe e pere 'i palummo. capunàta:Piatto della marineria torrese fatto con gallette bagnate nell'acqua, acciughe, cipolle e pomodori freschi a fette, peperoni verdi e olive, basilico e aglio, il tutto condito con olio, aceto, sale e pepe. Panzanella, cazzo anniato. caracuôc(o)l(o):Chiocciola di mare. Mollusco marino. Torricella comune. Cacavuozzolo, maruzziello. Carbôn(e):Antica pasticceria all'incrocio di via Roma e via Salvator Noto. / top. Ncoppaducarbone. Un'altra pasticceria Carbone era ncoppaguardia ed era detta Carbonivascio. carciòff(o)la:Il carciofo, Cynara scolymus, è una pianta originaria dei paesi del Mediterraneo orientale e dell'Africa settentrionale. La preparazione più comune dei carciofi era quella di lessarli senza condimento, solo un ciuffo di petrusino e na capa r'aglio. Si mangiavano sfogliandoli e bagnando le foglie in olio e sale. Il gesto richiamava quello dei giocatori a scopa. Altra preparazione è quella di tagliare a strisce i cuori delle carcioffole e prepararli nel ruoto, con aglio, uoglio e petrusino. A carcioffola s'ammonna a na foglia â vota. Cardalàn(o):Proprietario di un ciuccio scurtecato e di una carrettella sulla quale portava a domicilio l'acqua r'a funtana, quella delle Centofontane. In occasione di una festa, il ciuccio di Cardalano tirava la carrettella preparata con fuochi di artificio. U ciuccifuoco, correva p'a scesa r'u rio, da miezatorre fino abbasciasangiuseppe. Cardinàl(e):Gelateria a Cardinale. Strangianome della famiglia Sorrentino. carduncièll(o):Pollone di carciofo. Pianta erbacea delle Composite (Cynara cardunculus altilis), derivata dal carciofo selvatico. Me dai carduni per lo cerefuoglio, e per lo cerefuoglio. Non tengo, non tengo st'arivuoglio (Gian Domenico da Nola – 1510-1592. Madonna ciaola mia). càrna:Carne. A chianca è a puteca addò u chianchiere venne a carna. La terminologia dei tagli di carne, bovina e suina, è particolare nella lingua napoletana. Cularda: Carne della parte posteriore. Il riferimento al culo, al di dietro, è evidente, ( in italiano è detta culaccio) anche se alcuni propendono per un riferimento alla coda, da cui "codarda" e poi colarda e cularda. Lacierto: Muscolo della coscia, tra il girello e il sottocoscia. etim. Latino "lacertus", col significato di muscolo. Prendete un pezzo di carne nel lucertolo e steccatelo con fettine di prosciutto grasso e magro, zibibbo, pinoli e con un battutino di lardone, aglio, prezzemolo, sale e pepe. (Pellegrino Artusi. La scienza in cucina e L’arte di mangiar bene). Locena: Taglio di carne bovina macellata, corrispondente alla punta del petto attaccata alla spalla. Pettula 'i spalla: Spalla. Taglio di carne bovina ricavato dalla parte superiore dell'arto anteriore. Pettorina: Pancetta di maiale. Piezzo a cannello: Fesa. Taglio di carne nel culaccio del vitello. Primmo taglio: Scamone. Taglio di carne di vitello, nel posteriore, esclusa la coscia. Vacante 'i natica, vacante 'i coscia: Scannello. Taglio magro pregiato di carne bovina, nella parte del culaccio vicino alla coscia. Verrinia: Vulva e mammelle della scrofa. S'è aunita a carna tosta e u curtiello scugnato. carnacuttär(o):Venditore di trippa, piedi e teste di maiale o di vitello cotti. U pere e u musso.
Alli otto alli otto (N.C.C.P. Tammurriata Alli Uno). carnùmma:Carnummola. Frutto di mare, ascidia detta uovo di mare, (Macrocosmus sulcatus). ... s'hai mostrato lo cannolicchio, o maro de bellezze, mostrame ancora le carnumme, ... (G. B. Basile. Lo Cunto de li Cunti. La vecchia scortecata). carusèlla:Finocchio forte, (anethum piperitum). |