Ricordi del bere e mangiare di un torrese Pag. 19 | ||
-GRAN- |
granàt(o):Frutto del melograno. etim. Latino "melum granatum".
Chi
s'ha mangiato la zita li quatte sere (N.C.C.P. Canto popolare d'Ischia).
'Nfì
a Padua chiove 'ncasa a chiovere (Achille Serrao. Na rosa rosa). granurin(o):Grano di mais. Farenella. Negli anni della guerra s'impastava farenella e patane scaurate per farne pagnuttelle da cuocere al forno. Le pagnuttelle restavano inerti, come morticelle, e il pane che ne derivava era ammazzaruto appena si raffreddava. Inverno buio e freddo di tanti ricordi nessuno sereno senza Domeniche senza Natale a macinare granurinio per il pranzo e per il pane con le patate con i geloni del freddo e per carenza alimentare. (S. A. Ricordi). Me mangiaji nu piatto ‘i caverisciuri e póvere ‘i pisiélli e na pagnuttella ‘i granurino e patane. (S. A. Storie Torresi). (g)ratìglia:Graticola. etim. Latino "craticula". ... ... essa pareva no pesce cacciato da lo mare de la recchezza ed arravogliato dinto na rezza de povertate, ped'essere sguazzariato co l'acito de li desguste 'ncoppa la gratiglia de la meseria (Pompeo Sarnelli. La piatà remmonerata). (g)rattacäs(o):Grattugia per il formaggio. (g)raviuôl(o):Raviolo. Pasta di forma rotonda o quadrata, ripiena di carne. E, venuto lo juorno destenato, oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? (G. B. Basile. Lo Cunto... La Gatta Cenerentola). griéc(o):Vino prodotto con uva giunchese o greca. ... mo contempranno la vocca, parmiento amoruso dove le Grazie pisavano contento e ne cacciavano Grieco doce e Manciaguerra de gusto. (G. B. Basile. Lo cunto de li cunti. La vecchia Scorticata). .... e damme puro sso fiaschetiello co’ chello grieco che non è adacquato.... (G. C. Cortese. La Vaiasseide). Greco della Torre,
Nuce,
nucelle, castagne 'nfurnate (N.C.C.P. Trapenarella). Viene da una terra così nominata, non troppo distante da Napoli, vicino alla marina. ... i vini seconda l'annata... ma quando è buona sono buoni ma non da Signori, ma da famiglie di fornaciari. Di tali vin S.S. non volse mai ber. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). Na Torre prencepale Che dallo grieco lo cognome piglia Ch'è lontana da ccà ncirca otto miglia. (Giacomo Fenice. Lo struppio de la Montagna de Somma). Greco di Somma, O scure veveture Pocche so' ghiute à mitto De lo grieco de Somma le sapure: (G. B. Bergazzano. Incendio del Vesuvio). S.S. usava di continuo beverne ad ogni pasto, per una o per due volte, ... et ancora ne voleva nelli viaggi, sì perchè tale vino non pate il travaglio. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). Greco di Posillipo, Greco di Posilico. ... Tale vino è più piccolo assai del Greco di Somma, et è un delicato bere, ma ... patisce assai il mare nel navigarlo, e la state nelli grandissimi caldi molte volte si guasta. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). Greco d'Ischia, Viene alla Ripa Romana da un'isola così nominata, ... et è il primo vino nuovo che venga... A volere conoscere la sua bontà e perfezione, bisogna che prima abbia colore incerato, sia dolce e mordente e non sia lapposo. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). Greco di Nola, Tal vino non è buono perché è matroso, grasso, opilativo. È verdesco, grasso e agrestino e muta di colore. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). (g)uagliôzz(o):Uagliuozzolo. Panella di granurinio e uva passa. (g)uallarin(o):Tacchino. ... e no pollecino ’mpastato quanto no gallo d’Innia, (G.B. Basile. Introduzione alla Vajasseide di G.C. Cortese). (g)uantiéra:Vassoio per dolci. Cu la bòna maniéra se métte la ména rént'a la uantiéra! (Vittorio Parascandola. Vefio). guarnàccia:Vino che prende nome da Vernazza, una delle Cinque Terra sulla riviera ligure. Tancrede, stracquo a darele la caccia, jea trovann’acqua pe cchillo contuorno ca la prezzava assaie cchiù de guarnaccia. (Gabriele Fasano. Lo Tasso Napoletano). gulì(o):Vulio. Desiderio, voglia . Vulio. Vuliuso, guliuso.. È cosa da stordire ch'ogn'ommo verzoleia, ogn'uno arraglia, pe golìo de cantare, tanto è co nui la museca ncastrata. (G. B. Basile. Calliope overo la Museca). Se viene a ’scire prena et aie golio de quarche cosa, tiene mente a l’ogna o te tocca la nateca. (G. C. Cortese. La Vaiasseide). La notte nchella notte happe golio vedè le ffiglie soie belle e llociente. E la luna le disse: "Nce voglio io spenzà sorbetta d’ambra a ssi contiente. (Gabriele Fasano. Lo Tasso Napoletano). La luce è bella, e ssazia ogne golìo, e senza pregiudizio de la fede la potrisse chiammà ll'Uocchio de Dio. (Giulio Genoino. La luce). Mamma mia, sta vicchiarella ca me guarda pe' gulìo e andivina 'o core mio tale e quale comm'a te; (Ferdinando Russo. Mamma mia ch'ha dda sapè!). Golìo (da gola), brama che stimasi riseder nella gola e poi qualunque forte desiderio: onde aver golìo, desiderare. Il popolo sa meglio d'ogni letterato far de' vocaboli. Se v'è golosità, golosìa, perché non registrare anche golìo? (Federico Piantieri. Del Cilento e del suo dialetto). |