La città:  4 zone
di Ciro Di Cristo (per sua gentile concessione) 29 pagine di testo e 70 immagini    

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INTRODUZIONE                                              Area illustrata con circa 100 foto         

Torre del Greco e posta al centro del golfo, sulla grande Strada Statale N.18, già Regia delle Calabrie, che da Napoli conduce appunto a Reggio Calabria; e compresa fra i territori dei comuni di Ercolano (già Resina), Torre Annunziata e Trecase e affaccia sul mare.
Ricostruita in gran parte dopo le eruzioni del 1794 e del 1861, si estende in pendio, sul suolo accidentato, dal mare verso il Vesuvio e può essere distinta in quattro zone. 
La prima zona è quella media, che costituisce il centro: ha il lungo Corso Vittorio Emanuele ed è chiusa come in un cerchio fra Via Diego Colamarino, Piazza S. Croce, Largo Comizi, Via Beato V. Romano, Corso Umberto I, Piazza L. Palomba, Via Purgatorio,Via Circumvallazione. In questa vi sono quasi tutti i monumenti cittadini, quali le chiese di S. Teresa dei Carmelitani, di S. Maria del Popolo, di S. Croce, della Madonna delle Grazie, di, S. Michele, dell’Assunta, di S. Maria di Costantinopoli, della Madonna del Carmine, il vecchip, palazzo Comunale, il Museo del Corallo, ecc. 
La seconda zona è quella bassa della Marina formatasi sul ”mare ’seccato” e va lungo la direttrice Calastro -Via Fontana - Via Cavour - Via S. Giuseppe alle Paludi: presenta le chiese di S. Pietro e S. Maria del Principio, di S. Maria di Portosalvo, di S. Giuseppe alle Paludi, la Fontana pubblica. 
La terza zona comprende la parte alta
che è al di sopra della Circumvallazione, con via Marconi, via De Nicola, Via Montedoro, via Curtoli, la zona di Cappella Bianchini - Scappi. 
La quarta zona è quella periferica che si dilunga sulla Nazionale verso Torre Annunziata, fiancheggiata da ville settecentesche e comprende le contrade di Cappella Nuova, S.Maria Ia Bruna con la chiesa omonima, Leopardi col Santuario della Madonna del Buon Consiglio, il colle dei Camaldoli sovrastato dalla chiesa di S. Michele. Qui si presentano molte zone verdi dedicate all’agricoltura e alla floricoltura e costruzioni sparse anche di tipo residenziale.

Itinerario 1:
zona media o centrale

Venendo da Napoli, si entra nel Corso Vittorio Emanuele, parte del Miglio d’Oro ove, agli inizi del Novecento, erano alberghi per il soggiorno dei napoletani e, dopo la chiesa di S. Geltrude con la Casa delle suore benedettine, s’incontra a sinistra, su una salita la

CHIESA DI S. TERESA
DEI FRATI CARMELITANI




Dopo l’eruzione del 1631 la città di Napoli, per lo scampato pericolo, fece costruire sulla Strada Regia per Torre, prima che si arrivasse alla porta urbica, una piccola chiesa dedicata al Patrono di Torre: S. Gennaro (l'Immacolata, compatrona dal 1861 per aver fermato la lava con inizio del rituale del Carro n.d.r.) perché vigilasse sul Vesuvio.
Poco dopo la stessa città vi edificò accanto un convento ove si stabilirono dei Padri Carmelitani detti di S. Teresa e la chiesa prese il nome della santa. I monaci che avevano rendite e poderi, col sussidio ancora di Napoli e di diversi devoti, ampliarono la chiesa che fu inaugura nel 1686. Come ci informa lo storico torrese Balzano, questa aveva fra l’altro una piccola sagrestia più bella di qualunque altra, dotata di pregevoli armadi in legno d’olivo scolpiti e con i ricchi arredi.

Il monastero aveva una vasta biblioteca per cui i Padri istituirono uno studentato religioso i cui giovani si trattenevano in dispute teologiche; c’erano poi bei giardini e terreni coltivati a vigneti.

Nel 1751 la chiesa, che era ridotta in cattivo stato venne ristrutturata per opera di sette benefattori napoletani che, a ricordo dell’opera, affissero una lapide marmorea sulla facciata destra dell’ingresso. Con la soppressione dei beni ecclesiastici voluta dallo Stato italiano nel 1867 il comune di Torre ottenne il complesso per pubblica utilità; andati via i monaci tutto rimase, però, in abbandono e decadde.
Nel giugno 1897 il Municipio di Torre concesse il tutto ancora ai Carmelitani per trent’anni, con l’obbligo, da parte ai questi, di somministrare ai poveri della città una minestra calda per sei mesi all’anno. 
La chiesa venne restaurata nello stesso anno col concorso di diversi benefattori, fra cui la contessa Teresa Piscitelli, e riaperta al culto. Scaduto il trentennio, il comune di Napoli citava dinanzi alla magistratura quello di Torre perché appropriatosi indebitamente di quei beni, ma, sopravvenuta nel 1929 la Conciliazione fra lo Stato e la Chiesa, il comune di Torre, come atto di coraggio, cedette di nuovo tutto in vendita”ai Carmelitani, mentre Napoli rinunziava ad ogni suo diritto di patronato, esigendo solo che i suoi stemmi cittadini rimanessero sempre sulla facciata della chiesa e sulla balaustra dell’altare.

L’intero complesso salvatosi dalle eruzioni vesuviane, rimase gravemente danneggiato nel bombardamento aereo americano del 13 Settembre 1943 ed ha perduto tutte le antiche opere di pregio. La chiesa, ad una sola navata, ha due cappelle su ogni lato. L’altare maggiore in luogo delle tre antiche tele raffiguranti il viaggio da Benevento a Napoli, il martirio e la glorificazione di S. Gennaro, ha un dipinto moderno con monaci e devoti che implorano S. Gennaro e S. Teresa, opera del napoletano Gennaro Cuocolo (1969); anche la sagrestia è del tutto spoglia dei vecchi arredi. Distrutto pure l’antico convento col chiostro, sostituito da un edificio moderno in parte abitato dai pochi monaci attuali e in parte adibito a scuola elementare comunale.