Da Piazza Luigi Palomba s’imbocca Via Piscopia, già
denominata Piscopio (1758), Episcopia (1766), da Episcopio (latino:
episcopium = residenza, proprietà del vescovo) perché ivi la
Mensa Arcivescovile di Napoli possedeva un moggio di terreno per uso suo,
che era quello di riscuotere per mezzo di una vedetta o guardia i censi
annui di 3000 ducati per 3000 moggia di. terreno di sua pertinenza nel
territorio (1).
CASA DEL BEATO
VINCENZO ROMANO

Casa del Beato vedi freccia nera
Qui nacque, visse e mori il sacerdote parroco di S. Croce beatificato il
17 Novembre 1963. Sulla facciata del palazzo presso un balcone del I piano
è una lapide commemorativa apposta dal Comune nel 1929.
Dopo l’androne si vede nel giardinetto in fondo il busto bronzeo del
suddetto realizzato dallo scultore prof. Vincenzo Giggiano Borriello e
inaugurato il 20 Dicembre 1982.

Si sale al primo piano per vecchi gradini di pietra consunti, e, si entra
nella casa ben conservata nel suo arredamento: Un breve corridoio mostra
alle pareti 23 ex-voto popolari su tavolette di legno che indicano ”interventi
miracolosi del Beato”- di questi ben 20 raffigurano barche sorprese nel
mare in tempesta, la guarigione di un’ammalata, una il padre gesuita
Ronca che guarisce da tumore, ed una con didascalia, il marinaio torrese
che versatasi per caso, in Alghero, una caldaia di pece bollente sulle
gambe, guarisce prima dell’amputazione il 3 Ottobre 1853.
Nell’unica stanza che segue si vedono il manichino del Beato in abito
sacerdotale seduto su un seggiolone; il lettino con materasso e coperte;
un tavolino con libro, calamariera e lanterna per le uscite notturne un tavolo su cui
poggiana un bacile con brocca, in ceramica bianca, statua della Madonna in
campana di vetro, un leggio
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Monumento di Piazza S. Croce
Seguono tavolette ex voto, dal libro di Rocco Borriello "Vincenzo
Romano l'Uomo che ha vinto"

Tela esposta in S. Pietro: Miracolo di C. Restucci

Guarigione da tumore del gesuita
Ronchi

Il miracolo della pece
e un ritratto dello stesso in cappa rossa;
una
commode a cassetti su cui sono un candelabro e un astrolabio, un
inginocchiatoio con libri a teschio umano; un seggiolone e due seggiole
con grucce che servirono dopo una frattura al femore sinistro.
Alle pareti sono due scaffali con libri; vetrine con abiti sacerdotali,
messale, calice, reliquiari, libri, aspersorio, tazzine, bicchieri,
zuccheriera; un attaccapanni; quadri dell'”Ecce Homo”, della
"Madonna col Bambino", di un Santo, un grande Crocifisso, una
lucerna ad olio su una mensola; un busto dell'Ecce Homo su un'altra
mensola.
1) V. Di Donna: Vocabolarietto, pag. 22-26; L’Università,
pag. 62; S.Loffredo: op. cit. pag. 285.
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