Sistema di molino a tamburi
Il trasporto dei sacchi di grano al mulino,
da René
I d'Anjou, L'instruction Dung Josne Prince... (MS. 165, f. 48), 1470-1480
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La
macinazione dei cereali coltivati è sempre stata una delle necessità
principali dell'uomo. Per ottenere la farina, dal neolitico fino all'età
romana, si utilizzarono due pietre levigate: la macina e il macinello. La
macina è generalmente una pietra con la superficie piatta o concava sulla
quale veniva posto il cereale che era frantumato con il macinello di forma
tondeggiante.
All’interno del Museo, nell’arredo della capanna, si può vedere un
esemplare di macina del tipo "a tramoggia" a movimento
oscillatorio, prodotta con pietra leucititica di origine vulcanica. Queste
macine di produzione laziale sono ampiamente diffuse in area mediterranea
e a Monte Bibele se ne trovano frammenti negli strati di abbandono (fine
III - inizi II sec. a.C.) e in riempimenti della metà del III sec. a.C.
In epoca romana furono impiegate due macine sovrapposte: quella superiore
veniva fatta girare a mano o, nel caso di esemplari più grandi, con un
argano mosso da animali.
Durante il medioevo l'ampliamento dei terreni coltivati a cereali, dovuto
all'incremento demografico, portò ad un notevole sviluppo dell'industria
della macinazione attraverso lo sfruttamento della forza dell'acqua dei
fiumi e dei torrenti. Questo sviluppo è testimoniato dai numerosi mulini
sparsi tra le valli dell'Idice, dello Zena e del Sillaro e dai documenti
d'archivio.
Gli edifici che ancora oggi si possono vedere in queste valli sono in gran
parte databili al XVIII secolo e non assomigliano più alle semplici
costruzioni medievali fatte di legno e paglia. Si tratta infatti di
edifici vasti e complessi, costruiti in pietra, che presentavano alcune
diversità fra loro dovute ai problemi di approvvigionamento idrico
(presenza di più o meno acqua) e alla situazione del terreno su cui
sorgevano (più o meno impervio).
Tenendo conto di questi due problemi i mulini si distinguono in mulini di
alta valle e mulini di bassa valle.
In alta valle, dove i torrenti e i ruscelli hanno una scarsa portata
d'acqua, i mulini sono costituiti di solito da due edifici, con una macina
ognuno, posti a livelli diversi, sfruttando la naturale pendenza del
terreno.
Tramite un canale, costruito in pietra, l'acqua del torrente o del
ruscello veniva convogliata in un bacino "botte" situato di
fronte al primo edificio. Attraverso una apertura semicircolare
"tromba" l'acqua precipitava in un ambiente sottostante quello
della macina che conteneva il "motore idraulico".
Sfruttata l'energia idrica per la prima macina l'acqua cadeva nel secondo
edificio azionando così la seconda macina.
In alcuni casi esiste anche un terzo edificio, costruito ad una quota più
bassa, che ospita una macina detta "guadagnina", perché
azionata dall'acqua "guadagnata" all'uscita delle macine
superiori.
Nei pressi del Passo della Raticosa si trovano due esempi caratteristici
di mulini di alta valle, denominati del "Gallo" e di "Cavrenno".
Nei mulini di bassa valle (ad esempio il mulino del Lesso nella valle del
Sillaro) si ha un unico edificio che comprende l'abitazione del mugnaio,
il magazzino dei prodotti e un ambiente che può ospitare due o tre macine
affiancate. Nella "botte", più ampia per la maggiore quantità
d'acqua, si aprono due o tre "trombe" allineate fra loro: ogni
macina riceveva cosi l'energia idrica da una propria "tromba".
Caratteristica comune di tutti i mulini è il "motore idraulico"
detto anche la "girante". |