CENNI
STORICI
SU MONTEVERGINE
Un alone di mistero avvolge la storia dell'icona di Montevergine,
molte leggende si susseguono nel tempo attribuendole vari
autori, nonché molteplici intercessioni grazie alle quali il
quadro sarebbe giunto presso l'omonimo Santuario. Dal Seicento
si è dato credito alla leggenda che voleva tale icona dipinta
fino al petto direttamente dalla mano di S. Luca a Gerusalemme,
esposta poi ad Antiochia e infine trasportata a Costantinopoli,
l'attuale Istambul. Durante l'VIII sec., in seguito
all'insediamento di Michele Paleologo sul trono di
Costantinopoli, l'imperatore Baldovino II°, in fuga, avrebbe
fatto recidere la testa del quadro portandola con se durante il
suo esilio.La salvò, così, dalla sicura distruzione da parte
degli iconoclasti che in quel periodo davano una caccia ferrata
a tutte le immagini sacre.
L'immagine del volto della Madonna sarebbe così giunta, per via
ereditaria, nelle mani di Caterina II di Valois, che dopo averla
fatta completare da Montano d'Arezzo, nel 1310 l'avrebbe donata
ai monaci di Montevergine, facendola collocare nella cappella
gentilizia dei d'Angiò.
Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965)
l'autorità ecclesiastica affidò ad alcuni critici e storici
dell'arte il compito di stabilire la corretta paternità del
quadro e di determinare il periodo in cui la Sacra Immagine
sarebbe effettivamente giunta a Montevergine.presto consistenza
perché contestata in diversi punti. Anzitutto nel 1310 Caterina
II di Valois, aveva appena dieci anni e sposerà solo tre anni
più tardi il principe angioino Filippo II di Taranto, risulta
difficile credere quindi che Caterina così giovane potesse aver
commissionato il completamento del dipinto a Montano d'Arezzo.
Inoltre un manoscritto conservato a Montevergine dimostra la
presenza del quadro presso il Santuario già alla fine del
Duecento.
Infine, la paternità del quadro è stata riconosciuta alla
scuola di Pietro Cavallini, sia per la presenza di alcuni
elementi stilistici distintivi della sua tecnica pittorica come
l'intonazione bizantina e il tipico modo di panneggiare, che per
la sua accertata attività in quel periodo presso la corte dei
d'Angiò.
La presenza dei gigli angioini intorno all'immagine della
Vergine, ne legano indiscutibilmente l'origine pittorica a
quella casa regnante.
Unanimi nel giudizio gli storici hanno confutato quindi tutte
quelle leggende sorte nel Medioevo che attribuiscono al
ritrovamento della tela l'intercessione divina della Madonna;
così come quella che voleva la Sacra Immagine giunta proprio al
Santuario perché il mulo che la trasportava si oppose ai
comandi del cavaliere ponendosi sulla strada che conduceva a
Montevergine.
Restano comunque fermamente radicate nella tradizione popolare
questa leggende che riconducono ai ritrovamenti miracolosi della
Sacra Immagine, contribuendo a creare intorno al quadro un
indicibile senso mistico e accrescendone, quindi, il culto e la
venerazione.
Apostolo e pellegrino, perennemente in marcia, Guglielmo da
Vercelli dedicò la sua vita, per molti aspetti avventurosa e
fantasiosa, alla diffusione del vangelo in ogni luogo e presso
ogni genere di umanità.
Nell'ambito del cristianesimo medievale, egli rappresentò un
anello di congiunzione fra le esperienze dei monaci che
guidarono la riforma dell'ordine benedettino dagli eremi di
Camaldoli, Vallombrosa e Chiaravalle, e il ritorno ad una
religiosità più viva e spontanea, semplice e popolare, meglio
adatta a interpretare il modello evangelico.
Per questo motivo Guglielmo è stato spesso affiancato alla
figura di S. Francesco, sebbene il poverello di Assisi nascerà
soltanto quarant'anni dopo la morte del fondatore di
Montevergine.
La sua opera di apostolato nel Meridione di Italia precorre
quella di S. Francesco, tuttavia un'iconografia e una
letteratura troppo scarse, sorte comune a quella di molti altri
precursori, non ci restituiscono oggi la giusta misura della
vita e delle opere di S. Guglielmo da Vercelli. |
Le
prime tracce certe della sua presenza a Montevergine risalgono
alla fine del 1200 come attesta un documento conservato
nell'archivio di Montevergine.
Originariamente fu collocata in una cappella nella navata destra
della Basilica Antica fatta costruire dall'Abate Giovanni nel
1182. Ancora prima, il culto di venerazione era rivolto alla
"Madonna di S. Guglielmo" dipinta da Gualtiero come
segno di gratitudine verso il Santo che gli aveva
miracolosamente guarito un braccio.La Madonna di S. Guglielmo
era posta sull'altare della tribuna centrale della Basilica
Antica.
Soltanto dopo la costruzione di un nuovo altare nella cappella
gentilizia dei D'Angiò, l'immagine della Madonna di S.
Guglielmo fu collocata presso un altare secondario e quella che
già si trovava nella cappella gentilizia fu posta sul nuovo
altare.
Si decentrò quindi l'importanza della Madonna venerata ed i
fedeli iniziarono l'adorazione dell'immagine collocata nella
cappella più rappresentativa (quella gentilizia).
Con il tempo, quindi, la nuova immagine divenne oggetto di un
vero e proprio culto di venerazione ed ottenne a pieno titolo
l'appellativo di "Madonna di Montevergine".La Sacra
Immagine rimase visibile al culto dei fedeli in tale cappella,
denominata "Cappella della Madonna", fino alla seconda
metà del nostro secolo e seguì il destino della Sacra
Immagine.
Nel corso dei secoli la tela ha subito sensibili modifiche.
Sono stati aggiunti alcuni particolari degni di nota come le
corone poste sul capo della Madonna e del Bambino, ad opera di
famosi maestri orafi di Napoli.
Nel 1960, quando si procedette alla costruzione della Basilica
Nuova, per ovviare al notevole afflusso dei pellegrini, la Sacra
immagine lasciò la Basilica Antica per essere posta presso la
Basilica Nuova trovando così più degna collocazione sul
Grandioso Trono dell'Altare Maggiore. Nella visita della
Basilica antica si procede, secondo l'assetto originario,
partendo dall'atrio coperto; viene delimitato dall'ampia portata
del cancello gotico in ferro (con vetri realizzati dalla
fonderia De la Morte di Napoli, su disegno dell'ing. Felice
Treicher nel 1885), e fu improntato in stile gotico, anch'esso,
perché si adattasse al portale della Basilica.
Al suo interno sei lapidi in marmo sono scritte interamente in
latino: la prima, posta in alto a sinistra, riassume la storia
del Santuario così come si narrava nel Settecento; la seconda,
collocata a destra, è da considerarsi un atto di riverenza dei
Padri Cassinesi P.O. a papa Leone XIII, benefattore di
Montevergine.
Il Santuario di Montevergine sorge a Nord-Ovest di Avellino,
nella regione campana quasi al confine con quella lucana. In
questo luogo di preghiera da oltre sette secoli si venera la
Sacra immagine della Madonna di Montevergine. Ogni anno milioni
di pellegrini con fervente spirito di devozione arrivano qui da
tutto il territorio nazionale. La catena del Partenio lo
accoglie e lo separa dal mare dall'alto dei suoi 1270 metri. Per
raggiungere il Santuario, oggi, ci serviamo della strada
nazionale n° 374 da Ospedaletto o della funicolare da
Mercogliano, ma è possibile ancora arrivare al Santuario
percorrendo le mulattiere, che fino al 1859 costituivano l'unica
via d'accesso.
Le tre mulattiere, rappresentavano in passato, l'unico percorso
possibile per il Santuario; la prima che parte ancora oggi da
Mercogliano e la seconda da Ospedaletto si fondono in una sola
via e costituiscono il percorso orientale. La terza che parte da
Mugnano del Cardinale corre sul versante occidentale. Nascono
con il tempo e con l'aumento dei pellegrinaggi al Santuario, dei
rifugi che prendono il nome di "cappelle". Ne
ricordiamo alcune: lo Scalzatoio, la cappella della Sedia della
Madonna, la cappella del Cerreto e della Paruta (sul versante
orientale) e la cappella dell'Aia (sul versante occidentale).
Resta visibile oggi solo la cappella della Sedia, la cui lapide
è posta nella galleria dei Cimeli storici del Santuario.
La strada nazionale n° 374 da Ospedaletto ci consente di
raggiungere comodamente seduti al volante di un'autovettura il
Santuario di Montevergine. Fu iniziata nel 1851 e i lavori per
la sua ultimazione furono più volte interrotti fino al 1928
quando ripresero per concludersi con la sua inaugurazione nel
1931.
Parte da Mercogliano la funicolare e in sette minuti collega la
stazione al Santuario. Si compone di due vetture con una
capacità di trasporto fino a 80 persone ed è una delle più
lunghe (1669 metri) e più sicure del mondo. I lavori per la sua
costruzione iniziarono nel 1925 e vennero ultimati soltanto nel
1956. |