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“Ave
Maris Stella” 2008 La realizzazione del carro ci porta in tensione
spirituale a Lourdes, ai piedi dei Pirenei nella Francia meridionale, dove
si conclude il Giubileo a 150
anni delle apparizioni. L’11 febbraio 1858, alla
grotta di Massabielle, fuori dell’abitato, una semplice ragazzina di
Lourdes, Berdadette Soubirous, vide una luce e, dentro questa luce, una
giovane signora “bella, bella, più di tutto”. Questa Signora si rivolse a lei
con bontà e dolcezza, con rispetto e fiducia. “Essa
mi dava del voi (racconta Bernadette)…Volete
farmi il favore di venire qui durante i prossimi quindici giorni? (le
domanda la Signora)…Essa mi
guardava come una persona che parla ad un’altra persona”. E’ in
questa conversazione, in questo dialogo tutto pervaso di delicatezza, che
la Signora la incarica di trasmettere certi messaggi molto semplici sulla
preghiera, la penitenza e la conversione. Non suscita meraviglia che Maria
sia bella, giacché, nell’apparizione del 25 marzo 1858, ella rivela così
il suo nome: “ Io sono
l’Immacolata Concezione”. Il 13 settembre u.s. papa Benedetto, pellegrino a Loudes ci ha invitati a
guardare a nostra volta quella “Donna vestita di sole”(Ap 12,1) che ci descrive la Scrittura. La Santissima Vergine Maria -prosegue il papa - la Donna
gloriosa dell’Apocalisse, porta sul suo capo una corona di dodici
stelle, che rappresentano le dodici tribù d’Israele, l’intero popolo
di Dio, tutta la comunione dei santi, e insieme, ai suoi piedi, la luna,
immagine della morte e della mortalità.
Mentre celebriamo la solennità della nostra patrona, volgiamo il
nostro sguardo verso Maria, così gloriosa e così umana, e lasciamo che
sia lei a condurci verso Dio, che è il vincitore. Nella sua omelia, il
papa ricordava che Lourdes è uno di quei luoghi che Dio ha scelto per
farvi risplendere un raggio particolare della sua bellezza; da ciò
l’importanza che acquista qui il simbolo della luce. Il titolo “Ave Maris Stella” è tratto dalla
Lettera Enciclica SPE
SALVI del papa Benedetto
XVI sulla Speranza cristiana Maria,
stella della speranza! Scrive il papa: “ Con un inno dell'VIII/IX
secolo, quindi da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria, la Madre di
Dio, come « stella del mare »: Ave
maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne
troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia,
spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che
ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che
hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù
Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre
della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci
vicine - di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono
così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più
di Maria essere per noi stella di speranza - lei che con il suo « sì »
aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei che diventò la vivente
Arca dell'Alleanza, in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi, piantò
la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14)?”.A
lei perciò ci rivolgiamo: come Madre della speranza perché ci insegni a
credere, sperare ed amare come lei. Stella del mare, brilla su di noi e
guidaci nel nostro cammino! Don Giosuè
Lombardo UCAI Lamberti: “Il carro una passione nata da bambino” Avere
il privilegio di essere ospitato nel laboratorio artigianale del carro
dell’Immacolata non è una cosa da tutti. Guardare con occhio indiscreto
la meticolosità delle lavorazioni ad opera di un artista quale Riccardo
Lamberti ti lascia senza parole. Si capisce quanto lavoro nasconde la
mastodontica struttura votiva che si presenta agli occhi del pubblico nel
giorno di festa. Rimani stupito dall’abilità dell’artista nel dare
forma e gusto ad un materiale poco malleabile come il legno, mentre con la
mente ti lasci trascinare al fatidico giorno in cui l’Immacolata in
tutta la sua regale bellezza scende la gradinata della Prepositura torrese
per riabbracciare il suo popolo. Un colpo di martello battuto su uno dei
tanti chiodi che assemblano innumerevoli sfoglie di compensato sfumano la
fantasia…manca ancora un mese all’otto dicembre. Ma forse, per chi vive questo giorno con fede e devozione, per chi
sente scorrere nel suo sangue il sapore torrese, l’ aspetto più bello
è l’attesa. I giorni della preparazione alla festa. Il progetto di
quest’anno dal titolo “Ave Stella Maris”, redatto dall’U.C.A.I. di
Torre del Greco vede affidata la realizzazione nelle mani dell’artista
Riccardo Lamberti. Alunno della scuola artistica dei maestri Sorrentino
ultimo dei quali Vincenzo Sorrentino junior, Riccardo per l’undicesimo
anno consecutivo ne cura personalmente la fase costruttiva
dell’imponente macchina votiva contando sul valido aiuto di Liberato
Zeno. Una passione nata da bambino e che oggi come oggi lo vede impegnato
anima e cuore in quella testimonianza di fede che lega il popolo torrese
da 146 anni. Riccardo Lamberti, per il quale vanno i nostri ringraziamenti
per la disponibilità offertaci nell’aprirci le porte del laboratorio e
per la delucidazione su alcuni aspetti, ci spiega che la realizzazione del
carro è iniziato già nella prima decade di ottobre. La costruzione del
carro votivo, spiega Lamberti, è suddiviso in tre fasi. La prima consiste
nel dare una prima impronta reale alla struttura, creando la parte
centrale del carro (il cosiddetto castelletto dove viene innalzata
l’Immacolata). Dalla struttura centrale si dirama poi la restante parte
della costruzione, interamente realizzata in legno sagomato
artigianalmente. Questa è la vera anima del carro dell’Immacolata. Il
vero lavoro artigianale dei maestri torresi. Nei primi giorni di novembre
ha inizio la seconda fase, che vede la rivestitura in carta colorata e
effimeri dell’intera struttura. Solo nell’ultima settimana di
novembre, le parti della costruzione votiva vengono riassemblate, sulla
struttura portante in legno, nella navata di destra entrando della
Basilica di Santa Croce, dove vengono
ultimate le decorazioni tra le note soavi del Tota Pulcra che risuonano
nelle celebrazioni liturgiche dell’ottavario dell’Immacolata. Un carro, dunque, che nell’imponenza delle sue fattezze riproduce la
grandezza di una fede, sempre viva e vera, che quasi da un secolo e mezzo
fa tuonare la dignità di una città e di un popolo su cui nulla ha potuto
la prorompenza della Natura, ma che con il solo scudo della fede è
riuscita a crescere sull’asprezza della roccia vulcanica e a poter
davvero gridare: “Post fata Resurgo” (Dopo le avversità, mi rialzo)
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A’
Mmaculata: Quando i giorni grigi ed uggiosi che precedono il triste triduo dei morti, sono ormai trascorsi, e, quando sembra che anche il cielo da azzurro, livido diventa è segno che qualcosa nell’aria sta cambiando. Dappertutto è un brulicare di emozioni e di sensazioni che si accrescono ancora di più quando la tradizione si unisce ad un forte sentimento religioso. Ed al torrese, si sa, tutto questo piace tantissimo; al punto che ogni tempo è scandito dal ritmo delle cerimonie e dei cerimoniali. Siamo uno strano popolo; gente dalla insolita natura: amiamo molto le forme delle immagini, l’estasi del bello, l’inganno dell’apparire, ma sappiamo essere anche, all’occasione, terribilmente profondi e semplici. Così nella storica città votata al corallo ed al fuoco, nelle case secolari di una terra che sin dal suo sorgere si è consacrata al Volere Celeste, le festività del “Freddo autunno dei morti”, non sono altro che un dolce preludio alla festa più solenne della città di Torre del Greco: l’Immacolata Concezione. E quando si parla della “Tota pulchra” il tempo si ferma davvero. Non si va oltre. Non si può dire altro. I pensieri si fermano. Ed a parlare sono soltanto le anime ed i cuori di tante mamme, tante donne, tanti uomini e tantissimi ragazzi che ai piedi d’ ‘A ‘MMaculata vanno a consegnare i loro affanni, le loro angosce, i loro problemi; problemi di gente semplice che ogni giorno deve iniziare la terribile battaglia della vita per poter sopravvivere. Quanta tradizione, quanta storia; quanta fede in questa festa che ufficialmente nella città del Beato Vincenzo Romano apre il “ciclo natalizio”. Si celebra con tanto entusiasmo perché è un monumento a perpetuo ricordo della scampato pericolo della distruzione della città durante l’eruzione vesuviana scoppiata la mattina dell’8 dicembre 1861. I torresi, ancora una volta angosciati dalla violenza dell’incombente vulcano, corsero in massa nella Basilica di S. Croce ed insieme al clero elevarono una supplica alla Vergine Immacolata facendo voto di portare la statua ivi esposta in solenne processione su un carro trionfale ogni anno l’8 dicembre per le strade cittadine. E così il fiume di lava che dal Vesuvio era ormai giunto in località Montedoro si arrestò. Dal seguente anno 1862, il voto fu adempiuto e la promessa mantenuta: il grande carro, disegnato da un artista locale, sempre nuovo e diverso, fatto da armature in legno, rivestito di decorazioni di stoffa, veli, carta dorata, arricchito con angeli, nuvolette, festoni di fiori e simboli sul quale si erge maestosa e solenne la statua lignea dell’ Immacolata, sostenuto da grosse trave di legno, la mattina dell’8 dicembre viene sollevato a spalla, a turni, da cinque paranze di cento robusti uomini ciascuna. Si può forse dire che si tratta di puro e semplice rito, o peggio, rituale? Chi non riuscirebbe a vedere la grandezza di un mistero divino diventare piccolo quanto cento semplici mani d’uomo che con sforzo, tra lacrime e sudore, alzano al cielo l’effigie gloriosa della Vergine Immacolata. In quelle mani, in quelle lacrime, in quel sudore, ci sono 146 anni di storia; ci sono i sorrisi candidi e puri dei bambini; le lacrime e le sofferenze di tanti cuori straziati dalle piaghe sociali, dai mali di un mondo che sembra farci volare con le sue ali di cera, ma che in realtà ci conduce soltanto al baratro dell’egoismo e dell’ingordigia; su quel carro, ogni anno, per le strade di Torre del Greco, sfilano le speranze e le gioie di una città che non smetterà mai di vivere, di alzarsi ogni giorno ed affidarsi a quelle mani ricche d’amore che appena ritornate in S. Croce, a sera dell’8 dicembre, si congiungono direttamente all’armonia del Creatore.
Ripensando il giorno 31 maggio, la processione serale dell’Immacolata per la chiusura del mese mariano, nell’anno in cui la chiesa cristiana ha ricordato i 150 anni dalle apparizioni della Vergine di Lourdes a Bernadette, non so se considerarla un proseguimento della peregrinatio dell’otto dicembre 2007 o un anticipazione della processione del 2008. So solo che è stata una serata vissuta spiritualmente, anima e cuore, ai piedi della grotta dove la Madonna si presentò sotto il titolo di “Immacolata Concezione”. È bello riportare e rivivere con questo articolo la magnifica notte di Maria in mezzo al popolo torrese. L’Immacolata riabbraccia Notte
di preghiera con l’Immacolata Concezione. Sabato, Torre del Greco, si è
fermata ad intonare l’Ave di Lourdes per celebrare la chiusura del mese
mariano nel ricordo dei 150 anni dalle apparizioni a Bernardette Soubirous. Torre del Greco, la città dell’Immacolata Concezione e del Beato Vincenzo Romano, si trasforma per una notte nel paese francese situato al centro dei Pirenei, meta di preghiera e pellegrinaggi alla Vergine Immacolata Concezione: “Lourdes”. Sabato scorso, giorno dedicato alle celebrazioni di chiusura del mese mariano, in un’aria di letizia, tra l’odore d’incenso e le campana a festa, l’Immacolata esce trionfale dalla Basilica Pontificia di Santa Croce. Sono le ore 21.00 quando l’antico portale della prepositura torrese, simbolo di vittoria sulla furia devastatrice della natura, si ritorna ad aprire al passaggio della Patrona della città del corallo. Si ripete così il copione del 23 giugno del 2004, quando in occasione dei 50 anni dell’incoronazione, l’Immacolata percorse in solenne processione le strade del centro storico cittadino. Una peregrinatio quella di sabato, fortemente voluta dal parroco della Basilica di Santa Croce don Giosuè Lombardo quale richiamo al centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Bernadette. Tutto ebbe inizio l’undici febbraio del 1858 quando appena quattordicenne, mentre assieme ad una sorella e ad alcune amiche raccoglieva legna da ardere in un boschetto vicino alla grotta di Massabielle (poco fuori Lourdes), Bernadette ebbe la prima visione di ciò che descrisse come "una piccola signora giovane" in piedi in una nicchia della roccia. Bernadette affermò che la "bellissima signora" le aveva chiesto di tornare alla grotta ogni giorno per quindici giorni e riferì anche che la signora vestiva un velo bianco, una cinta blu e una rosa dorata su ogni piede e teneva nelle mani un Rosario. Fu la prima delle diciotto apparizioni nelle quali la Madonna si presentò sotto il titolo di Immacolata Concezione (Que soy era immaculada concepcion). Sabato, l’atmosfera di festa, ha fatto rivivere al popolo fedele alcuni attimi della festività dell’Immacolata dell’otto dicembre. Il popolo torrese ancora una volta ha accolto con fervore il passaggio della Vergine in una notte illuminata dai cuori e dai volti dei tanti presenti. L’Immacolata portata a spalla da una ristretta cerchia di portatori, per l’occasione senza camice bianco ma camicia celeste, è stata accompagnata per le strade del centro cittadino dalla Congrega della S.S. Maria Assunta, dal Gonfalone dell’U.N.I.T.A.L.S.I., da quello del Comune di Torre del Greco e dai bambini della comunità parrocchiale che aprivano la processione con le lettere dell’Ave Maria. Una peregrinatio, ha sottolineato il parroco, di preghiera e di Inni alla Vergine Immacolata con la recita dei misteri del Rosario. Una peregrinatio che si è concluso intorno alle ore 23.00 sul sagrato della Basilica, con la recita dell’atto di affidamento della città all’Immacolata. “Abbiamo celebrato con profonda gioia, commenta il parroco della Basilica di Santa Croce don Giosuè Lombardo, il centocinquantesimo anniversario delle apparizioni di Lourdes rendendo lode al Signore per il dono dell’Immacolata Concezione, della Bellezza che ha nome Maria. Nell’Immacolata risplende in maniera somma la bellezza della grazia di Dio perché in Lei è decretata la vittoria totale della grazia divina sul peccato, e l’umanità è riportata alle origini della creazione. La processione di stasera, continua il parroco non si limita a celebrare le meraviglie compiute dal Signore nella Madonna; vuole essere anche un forte richiamo per i portatori e per tutti noi a rispecchiarci nella sua potenza di grazia e nel suo splendore. Davvero Maria ha condiviso tutto quello che appartiene alla nostra condizione terrena, ad eccezione del peccato, e perciò c’è vicina, si china su di noi con tenerezza materna per aiutarci a diventare figli del Padre di Gesù, santi e immacolati nella carità. Maria, conclude il parroco, intercede per ottenere misericordia e perdono, per ottenere la consolazione della mente, del cuore e della vita come grazia che ci permette di vivere e testimoniare la sua fede, la speranza, la carità. O Madre santissima, noi ti affidiamo la nostra Chiesa, la nostra città, ti affidiamo le famiglie, l’innocenza dei bambini, il futuro dei giovani, le vocazioni; ti affidiamo gli ammalati, gli emarginati, i poveri, i carcerati, l’umanità intera perché tutti sono tuoi figli; ti affidiamo o Madre, la grande causa della giustizia e della pace nel mondo, specialmente nella terra dove tu hai vissuto”. |