Tradizioni
popolari
e calamita pubbliche
La processione del Corpus Domini era la
manifestazione più solenne che si svolgeva a Torre del Greco. Il
significato di prestigio attribuito al portare le aste del pallio faceva
spesso considerare tale funzione come prerogativa di specifiche
componenti sociali o di rappresentanze amministrative.
La chiesa parrocchiale di Santa Croce era di natura laicale e di
patronato dell’Università e pertanto gli Eletti di Torre, oltre ad
avere un ruolo nella designazione dei mastri della chiesa, occupavano un
posto di particolare prestigio nella processione del Corpus Domini,
in quanto ad essi erano affidate le aste del pallio. Tale prerogativa
voleva essere, del resto, anche espressione dell’autonomia e dell’autorevolezza
dell’amministrazione municipale; era, insomma, una forma di
identificazione – in questo caso nel momento e nella cerimonia
religiosi – della comunità per il tramite della rappresentanza
amministrativa. La processione si svolgeva sia nel giorno del Corpus
Domini sia nella sua ottava. La prima aveva luogo nella zona alta
del paese; la seconda in quella prossima al mare. Quest’ultima era
denominata dei Quattro Altari.

Frontespizio
del libretto del Beato
per educare i fedeli alla
Santa Messa
Quando Vincenzo Romano fu nominato preposito curato di Santa Croce
(1799) la festa acquisto nuovo impulso e nuovi altari vennero eretti. E
poiché molti avrebbero voluto, durante la processione, tante
benedizioni quanti erano gli altari, anche se di modeste proporzioni e
poco addobbati, la questione assunse toni aspri, tanto che dovette
intervenire 1’arcivescovo. Ecco a riguardo un’interessante
testimonianza del gesuita Raffaele Scala:
In Torre v’era il costume, nell’occasione della festa ed ottava del
Corpus Domini, che nel giorno della Festa il Preposito portava in
processione il Santissimo Sacramento; nella ottava poi il canonico
assegnato della settimana.
Un anno accadde che il canonico che doveva portare il Sacramento in
processione e fare tante benedizioni a quanti altari si facevano in
mezzo alla strada, mosse lagnanza di fare tante benedizioni, che
conveniva seguire il costume di Napoli ed altri luoghi di fare cioè
quattro benedizioni a quattro altari principali. Tanto basto che i
Torresi, quasi tutti, se ne risentirono. Non v’era luogo ove non si
facesse gridio. Su di questo si scrisse al fu arcivescovo Luigi
cardinale Ruffo che desse le sue provvidenze su tale cosa.
L’Arcivescovo comando che si fossero fatte quattro benedizioni. L’ordine
dell’Arcivescovo non piacque a tutti. Si continuava a sparlare, ma il
Preposito, 1’Angelo della pace, con le sue maniere compose con tanta
facilita gli animi, che mentre obbedì ciecamente all’ordine del
Cardinale, tranquillizzo tutti, che non se ne parlo più.
Il parroco Romano nelle Risposte alle Istruzioni per la Santa Visita
del 1803, accenna ad altre « due feste solenni, municipali con
processioni, cioè la festa dell’Invenzione della Santa Croce a 3
maggio, e quella di San Gennaro a 19 settembre, tutte a spese di questa
Regia Università. L’accompagnamento poi si fa da sacerdoti secolari e
da due congregazioni laicali, senza alcun abuso». La festa dell’Invenzione
della Croce al 3 maggio era celebrata a Torre del Greco da tempi remoti
con molta solennità. In quell’occasione si portavano in processione
per il casale le statue dei santi protettori con le loro reliquie che
erano collocate nella cappella dell’Immacolata Concezione all’interno
della chiesa parrocchiale.
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Il Cardinale Ursi scopre il busto
del Beato
I busti reliquiari raffiguravano san Fausto, sant’Ireneo, san
Timoteo, san Flaviano, sant’Alessandro, sant’Abbondio, san Donato.
Nella seconda meta del Seicento erano conservate nella cappella della
Concezione anche le reliquie di sant’Antonio e di sant’Eugenia.
Quest’ultima era annoverata tra i santi protettori del casale. Un
particolare significativo e che 1’effigie della santa «si piglio dal
naturale della Signora D. Anna Carafa... padrona (del casale) e
viceregina del Regno».
I busti erano «divisi et assignati a più qualità di gente...
giornalieri, artisti, marinari, panettieri, et altri, accompagnando
ciascheduno il suo, con quantità di lumi e bene ornati, facendo a gara
ciascheduno di adornare il suo santo, il penultimo dei quali (era) il
Santo della Università, accompagnato dalle persone civili ed Eletti».
E da rilevare che le reliquie dei sette santi erano tutte prive di
autentica e che, pertanto, la loro sacralità era fondata su un’antica
consuetudine cultuale. Infine, procedeva l’immagine dell’Immacolata
con la reliquia del legno della Croce. Dietro di essa andavano i fedeli
non solo cittadini di Torre del Greco, ma anche forestieri, « li quali
concorrono da più parti a detta festa, cosi uomini come donne, venendo
da Ottaviano, Somma, Pollena e Sant’Anastasia ad accompagnare il loro
santo qual e Santo Donato » ’, le cui reliquie era- no conservate a
Torre. Il parroco Carlo Raiola nel 1742 lamentava, nella sua relazione,
l’«inconveniente» dello sparo dei fuochi artificiali, che si
verificava «non solamente per il cammino che si (faceva) per la terra,
ma ancora nell’istessa chiesa parrocchiale».
Il beato Romano spiegò il significato della festa dell’Invenzione
della Croce in due Istruzioni, ritrovate fra le sue carte. Ma la
solennità subì certo un declino dopo 1’eruzione vesuviana del 1794,
quando le statue dei santi furono sommerse dalla lava e la chiesa
parrocchiale distrutta. Solo un pezzo della santa Croce donato nel 1687
da Carlo Maria Carafa, Grande di Spagna, alla parrocchia di Santa Croce
e da lui autenticato con una lettera, fu risparmiato dall’eruzione; il
beato lo portava con se nelle visite agli ammalati e aveva per esso
grande venerazione ’. Per solennizzare poi la festa di san Gennaro,
Vincenzo Romano istituì la novena in suo onore e procuro che fosse
santificata nel modo migliore.
Suo nipote don Felice Romano affermo al processo: «In tempo della
novena di San Gennaro nostro principale protettore v’è espressa
proibizione in Napoli sui teatri e qualunque buffa rappresentanza. Perciò
i padroni dei teatri, per lucrare denaro in quei giorni di proibizione,
si portano altrove ed in tempo che viveva il Servo di Dio venivano
ancora in Torre, ma il medesimo Venerabile subito scriveva alla polizia
per impedire i teatri, poiché ancora in Torre correva la novena e la
festività del medesimo santo Patrono, ch’e ancora di doppio precetto,
e si celebra col rito di prima classe con 1’ottava » ". In
genere non predicava lui in detta novena, permettendo che fosse fatta
dal canonico Guida.
Tra le sue carte si conserva un’ode, In Divi Januarii Sanguinem,
e una lettera nella quale descrive 1’eruzione del Vesuvio e la
processione fatta con la statua di san Gennaro. Le feste popolari erano
numerose a Torre del Greco e per lo più si trattava di feste mariane.
Il 7 ottobre o la prima domenica dello stesso mese si teneva la festa e
la processione annuale della Madonna del Rosario, che non si spense al
tempo di Vincenzo Romano, ma ricevette nuovo impulso, essendo la
cappella del Rosario suo beneficio particolare.
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