IL
PIOMBO FUSO IN CRISI
Il piombo di Gutenberg basisce lentamente da più
lustri, come e romantico ma arcaico dire. L’elettronica, nella
fattispecie l’informatica, per non scomodare la cibernetica, ne sta
praticando l’eutanasia. Ma diversi noi quarantenni, in alternativa ai
disagi di uno squallido dopoguerra, fino ad oggi mai sanato per i nuovi
malesseri, abbiamo assorbito, sin da quell’infanzia travagliata, gli
ultimi vapori del romanticismo, che rasentava, certo, un genere
d’infermità, ma non esiziale o apocalittica come quella odierna. Quei
trasognamenti e suggestioni mistiche denominati valori etici ed ideali,
altrimenti detti sostegni psichici, erano atti a scongiurare ed
esorcizzare l’insoluto esistenziale di sempre, ed in special modo le
pressioni negative di una società asettica e disumana come quella
odierna, che concentra nel sistema, al di là dei colori politici,
angherie di potere coercizioni
consumistiche, vessazioni camuffate di democrazia. Ah, care, vetuste,
fuligginose tipografie artigiane napoletane; oscuri anfratti, ferite
nere dei dedali infestati di bucato, gemme brune della cultura
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partenopea, disposte a raggiera intorno al Corpo di
Napoli. Antri sgraziati, disadorni, bizzarri; prestigio ideologico dei
dedali fatiscenti, onore del sottoproletariato urbano. Non scomparite nell’asetticità
del cemento, restate là come diamanti ideali
incastonate tra bassi e portoni spagnoli, fra letti e fornelli. Ecco un
seno nutre a ridosso di tomi ancora intonsi nell’effluvio della resina.
Bottega, dimora e strada, una cosa sola. Nessun auto, oggetto o persona
può sostare a lungo nei dedali del centro storico perché e come
soggiornare in casa altrui senza consenso.
NAPOLETANITA’ IN CRISI?
Certo, sa di anacronismo reiterare qui moduli veristi o neorealisti della
Napoli delle cartoline. Ma 1’immagine dei dedali di Forcella infestati
di bucato sciorinato sulle corde di canapa in un contesto di
metropoli-giungla, là dove un quindicenne si buca dietro un portello e due
dodicenni scippano, non è retorica. E’ la vecchia Napoli che non regge
più le pressioni dell’europeizzazione edonistica. I ghetti del
sottoproletariato sono l’altra faccia del progresso.
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