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Greco perché la sua consorte va matta per i ninnoli di corallo, un giorno folleggio l’impresa di combinare assieme due vecchie carrette tipografiche. Fu naturalmente deriso dagli importatori milanesi. Non solo l’esperimento andò in porto, ma ottenne dall’artificio una velocità di rotazione quasi duplicata rispetto a quella consentita, sebbene l’ordigno si spostasse di frequente sul pavimento, malgrado i perni di fissaggio. Quando finalmente si fusero le bronzine e l’arnese si ridusse ad un rottame il collega imprecò collerico contro i costumi corrotti dei costruttori teutonici perché, probabilmente, avevano adoperato materie prime di scarto. Devo aggiungere, inoltre, che il collega geniale espleta esclusivamente l’operato di impressore poiché, per sua sfortuna, è analfabeta irrecuperabile. Per evitare di stampare righi capovolti ha escogitato il sistema di trasfigurare le lettere dell’alfabeto. Suggestionato da reminiscenze puerili le immagina come tanti pargoli che si tengono per mano distinguendone, quindi, la posizione eretta. Spesso esclama: “Gua’ quanto so’ bellilli ‘sti fetentielli!”. |
Si trattava di titoli realizzati in carattere fantasia.
E non immaginava per nulla, il candido, che tutti gli stili dell’alfabeto
relativi al carattere Antiqua sono somiglianti nella loro struttura madre
ai caratteri latini. Infatti fanno un po’ eccezione i cosiddetti
caratteri fantasia, nelle loro forme esasperate e bizzarre. |