Giorgio mi osservava, con la testa altrove, mentre
infilavo nel gruppo di rulli della pianocilindrica dei fogli di prova
stampati più volte allo scopo di sottrarre inchiostro eccessivo. Mi
fece notare che quelle scartine avevano fatto tutte le guerre. Infatti
erano fogli di avviamento, passati per la macchina più volte in un arco
di tempo lungo. Dove compariva una scritta, dove un fondino carminio,
più in là un tono di colore indefinito, e tanti altri elementi
frammentari e alla rinfusa. Un risultato che a volerlo realizzare non
bastava Picasso; una di queste scartine di cartoncino rigido non si
arrotolò, riuscì spontanea dalla
macinazione e veleggiò intrepida per adagiarsi docile ai piedi di
Giorgio. L’uomo dilatò le pupille e tentava di dischiudere le labbra
nello sforzo vano di profferir parola. Era in completa afasia, tanto che
io sospettavo i sintomi incipienti del grande male. Raccolse la
scartina con la cautela di un artificiere, la poggiò lentamente sul
banco, indi mi si avvicinò e mi estorse dalla guancia l’adesione ad
un bacio vigoroso, per fortuna brevissimo. Lacrimava di cuore, poi si
dimenava nel corpo, batteva i piedi sul pavimento, indi faceva le fusa e
sorrideva ebete.
|
|
Prima che incominciasse a rotolarsi per terra capii che
provava una gioia autentica, puerile. Tra riso e pianto, tremante, in
pieno orgasmo fece il gesto di rilasciarmi un assegno, poi, per mia
sfortuna, si. rimise il carnet in tasca dicendo che una tale opera non
aveva prezzo, il cui compenso non rientrava nelle sue possibilità. Il suo
conto corrente era sempre in rosso...
Quella scartina, per me, onestamente,
insignificante, fu la vita per Giorgio. Quando gli dissi - più dietro lo
spavento che dietro la generosità, che poteva tenerla - ricominciò con
quei, devo confessarlo, disgustosi baci a labbra piene. Fosse stato un
russo o un mafioso, povero me! Quella scartina fu l’emblema del suo
genere artistico, che, nemmeno nei momenti di pathos di più alta
ispirazione, di maggiore follia creativa aveva saputo realizzare. Prese a
sbaciucchiare la macchina tipografica, la fece lustra, (anche se un
tantino maleodorante), come il gatto fa col proprio corpo. Malgrado le
apparenze paranoicali, Giorgio era tanto buono, non solo, pure
culturalmente preparato, e di una intelligenza singolare.
|