slogans di partito e sulle tradizioni di folklore. E’
interessante, comunque osservare i manifesti politici italiani del
nostro dopoguerra fino ad oggi. Tutti hanno in comune lo scopo di
solleticare la personalità di massa attraverso messaggi semplici, ma
incisivi, che fanno vibrare le corde più vulnerabili della sfera
emotiva dell’uomo. Per garantire una buona sintesi percettiva il
designer sa bene che gli osservatori dei suoi manifesti non sono ne
bibliomani, ne pinacotecomani, sia pure col suffisso fili, ma
uomini cosiddetti della strada, intontiti dai clacson, soffocati dai gas
di scarico, afflosciati dall’afa, mirmicolanti nella ressa. Almeno
questa è la realtà urbana della cintura vesuviana, senza aggiungere il
panico relativo al disordine pubblico, caratterizzato da scippi, rapine,
estorsioni, problemi, comunque che, purtroppo, prendono dimensioni
planetarie. In queste condizioni la percezione visiva non si
assoggetterà mai ad una euritmia grafica complessa e da interpretare
dietro canoni dottrinari settoriali, ma sarà di agevole assimilazione,
soprattutto di contenuto ricco di significato. Alle pendici del Vesuvio,
come in ogni angolo del Globo
|
|
gli individui sono tutti formati dietro gli avvenimenti
dell’età evolutiva; al di là della cultura e delle tradizioni locali,
ciascuno ha una caratteristica di ricezione percettiva diversa da un
altro, realtà, a mio avviso, riscontrabile finanche intorno allo
sterminator Vesevo, dove, ai giorni nostri, ciascuno sembra seguire
una individuale filosofia, dissociata gradualmente dalla secolare
napoletanità. Vi sono individui, ad esempio, che vengono colpiti da
manifesti banali e di cattivo gusto e che rimangono insensibili di fronte
al capolavoro di un provetto designer, e viceversa. V’è da dedurre che,
a giudicare dalle influenze psico-evolutive infantili individuali e da
quelle socio ambientali, certi moduli artistici, al contrario della
matematica, restano sempre opinabili e discutibili, malgrado l’energia
coercizzante di quei mostri spersonalizzanti che sono i mass-media,
coadiuvati dall’edulcorata malia della grancassa propagandistica
martellante. Altro che lavaggi del cervello. Difendiamoci
timidamente con le fragili locuzioni: Non è bello ciò che è bello ma
quel che piace; Dove c’è gusto non c’è perdenza; Ogni scarrafone e
bello a’ mamma soja, eccetera,
|