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dei mezzi moderni s’intona al clima ipocrita e doppiofaccista della società attuale. I prodotti, per lo più alimentari, spesso di coltura artificiale (e qui, consentitemi, la mia Torre del Greco e la cintura vesuviana non c’entrano, per una volta) vengono pompati da una pubblicità che soffoca scaturigini artistiche a misura d’uomo, ma sottolineano lo stereotipo delle macchine. Certo pure il nerofumo e le vernici sono dei mezzi, ma di origine vegetale e non certo sintetici come quelli moderni, ottenuti da precipitazioni chimiche inquinanti e nocive. In pratica 1’uomo-natura trasformato in uomo-macchina si denota in ogni forma espressiva, pure quella artistica propriamente detta. La cartolina pubblicitaria su scala nazionale non è altro, spesso, che la riduzione del manifesto murale. La ripetitività dell’immagine ha lo scopo di non tradire il moderno concetto propagandistico psicostereotipico più comunemente conosciuto come lavaggio del cervello. Troppi interessi consumistici, checché se ne dica, sacrificano la purezza artistica della grafica moderna pubbli- citaria. Oggi si deve parlare di una ben congegnata psico-grafica, quando ci si rivolge

alla pubblicità su scala nazionale sia stampata che radioteleiconografica. E’ già lontano il tempo in cui 1’espressione grafica si reggeva su canoni romantici, su di un’allegoria, seppur retorica, che assecondava, tuttalpiù, la tendenza pittorica del tempo. Nell’etichetta moderna, tanto per dirne una, spesso decorata direttamente sull’involucro del prodotto, vi è quasi sempre una fusione tra il logotipo o il marchio e gli elementi figurativi relativi al prodotto.

 

 

L’umanità geme, per metà schiacciata sotto il peso dei progressi che ha fatti.
«Le due sorgenti della morale e della religione» 
Bergson