COME GIOCAVAMO nel dopoguerra  Pag. 1
I giocattoli erano le mani, i piedi gli occhi, la bocca, la testa
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Foto dei giochi

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Prima della televisione, quando i computer, i ciclomotori e i giocattoli complicati non erano alla portata di tutti, i ragazzi passavano il loro tempo nelle strade e nei vicoli dei quartieri dove erano nati, negli antri dei portoni o sulle logge; ci si divertiva organizzando giochi che oggi farebbero sorridere; erano altri tempi, altra civiltà, altro modo di agire e di fare, e non c’erano tante macchine; erano giochi di abilità a carattere individuale o di gara per gruppi e per squadre.
Si usava materiale di scarto, come pezzi di legno, vecchie corde, ossi di frutta, stracci per costruire palle, tacchi di scarpe, tappi di bottiglie, sottofondi di lumini e, tutto, grazie alla fantasia, prendeva la forma ed il valore di un gioco. 
C’erano giochi per i maschietti e per le femminucce, ma a volte si giocava anche assieme.
Fra i tanti giochi che sono riuscito a far tornare alla memoria della gente dagli ”anta” che vivono attorno a Via che mena a Santa Croce sono da ricordare:


GIOCO       
“AGGUANTA CHE ME NE VENGO……
            so zuccheri e caramelle.”

Partecipanti: gioco di gruppo - vari ragazzi posti l’uno dietro l’altro.

Azione -  Un ragazzo si poneva con la schiena piegata in senso orizzontale, la testa all’ingiù, ritirata il più possibile fra le spalle (‘a capa rint i scelle), e le braccia, con le mani, appoggiate sulle ginocchia; gli altri, uno per volta, saltavano facendo pressione, con le mani, sulla schiena del compagno curvato, e si mettevano davanti a lui nella stessa posizione; nel saltare declamavano la strofetta relativa al numero del salto che si effettuava.
E, così, sino a stancarsi.
Nel saltare si doveva cantare così:
“Uno,  ammonta ‘a luna.”

“Ddoie, ammomt ’u bue.”

“Tre,   ‘a figlia ‘ddu re… è bona per me e ce verimm riman ‘e tre.

“Quatt, ‘a culacchia” (con leggero colpo dei glutei sulla schiena di chi sta sotto)

“Cinque, ‘a tabbacara… fa rint’ ‘i pacc”
“Sei,  raccogli il grano…” (colpo di tacchetto delle scarpe sui glutei di chi sta sotto).
“Sette, ‘u spitaletto…”  
“Otto,  'u paccotto..”
“Nove,  ‘i cannoli..”
“Dieci,  vva’  piglia ‘u ciucci(o) ‘llammiez.”
“Undici,  i suricill ‘ra zia Teresa fanno zi, zi, zì.”
“Dodici. i suldatiell…”
“Tredici,  ‘a uerra..”
“Quattordici, …

“Quindici, 

 GIOCO    “ ’A MAMMA”
        
(o, del Salto sulle spalle ……..scinn ‘ca  ‘a mano).

 Partecipanti: direttore del gioco più due gruppi di ragazzi.

Azione -  Il direttore del gioco (‘a mamma) stava seduto e sulle sue gambe si appoggiava l’inizio della fila del primo gruppo di ragazzi ricurvi a mo di cavallo. La mamma invitava, poi, i componenti dell’altro gruppo a saltare, uno per volta, sul gruppo dei ragazzi ricurvi. Si veniva così a formare una seconda fila, più contorta di quella sottostante. Le conseguenze dei salti condivano il fascino del gioco.
L’eventuale saltatore più robusto, con la complicità, non voluta di un sottostante gracile, provocava la caduta rovinosa dei ragazzi e quindi le risate ed i commenti.
Nel caso che la fila reggeva il gruppo dei saltatori, il direttore dava le “disposizioni” per la discesa dei ragazzi, uno per volta, del gruppo soprastante.
L’esecuzione richiedeva una grande abilità e, in ogni caso, per gli spettatori, il divertimento era assicurato.
 

GIOCO  ‘I BARR”

 Partecipanti: due squadre di sette-otto ragazzi ciascuna.

Azione -  Le due squadre, trovato un ampio spazio, si ponevano l’una di fronte all’altra: si dovevano rincorrere e toccarsi, chi usciva per ultimo dalla base aveva il diritto di toccare l’avversario (so’ frisc i barr) e farlo prigioniero.
Con abili mosse di uscite e rientro nella propria base, si cercava, con il ragazzo “ultimo” ad uscire (so’ frisc i barr), di toccare l’avversario non-ultimo che tardava a rientrare nella propria base. Il gioco terminava con la cattura dell’intera squadra avversaria.

 

GIOCO 
          
“ ‘I BARR …  con il fazzoletto”. 

Partecipanti: due squadre di sette-otto ragazzi più un direttore di gara.

Azione  - Le due squadre si ponevano l’una di fronte all’altra, ad una certa distanza e numerati verbalmente; il direttore chiamava al centro del campo i due numeri UNO. Lì, dovevano contendersi il fazzoletto che il direttore aveva in mano e, il più lesto dei due, una volta che lo aveva preso, senza farsi toccare dall’avversario, doveva correre verso la propria base; nel caso che fosse stato toccato, era squalificato.

Si proseguiva sino ad esaurimento dei giocatori di una squadra.

 GIOCO            “LA  STAFFETTA”   

Partecipanti: gara a squadre.

Azione  -  Un percorso, partenza e arrivo nello stesso luogo, da fare correndo, passandosi un pezzo di legno (il testimone); vinceva chi arrivava per primo al traguardo. Delimitato il campo di gara, le squadre disponevano i loro atleti alle due estremità del percorso. I partecipanti partendo dal luogo A giungevano al luogo B, ove passavano il testimone al proprio compagno che doveva ritornare in A.
Vinceva chi arrivava prima.
Variazione: con quattro elementi si effettuava doppio percorso.

GIOCO    “ ‘ U STRUMMOLO ”
                      
  (
pezzo di legno a forma di pera con la punta di ferro) 

Partecipanti: gioco individuale -  ragazzi possessori di Strummoli.

Azione  -  Si avvolgeva lo spago intorno allo strummolo, poi, tenendo ben fermo il resto dello spago nella mano, si lanciava lo strummolo a terra e questi doveva roteare, quindi, avvicinandovi il palmo della mano, bisognava farlo saltare sul palmo e, su questo, farlo continuare a roteare (a rocea’).
Forte la gioia, quando tutto riusciva bene. 
 

GIOCO            “ ‘ O SCIARABALL ”   

Partecipanti: due o più ragazzi muniti di figurine (i ritrattiell).

Azione  -  Il gioco consisteva nel far scivolare, da un gradino, delle figurine in modo che, cadendo, potessero coprire, in qualche modo, quelle cadute in precedenza. Se ciò accadeva, la figurina coperta era acquisita come vincita.
E, così, sino al termine delle figurine o della stanchezza per noia.

GIOCO            
“ ‘ U  CUPPONE ”   

Partecipanti: due ragazzi muniti di figurine (i ritrattiell).

Azione  -  Si metteva, come posta, un certo numero di figurine facendone un mazzetto, poi, con la mano a forma convessa, battendola sul terreno, il più vicino possibile, si dovevano farle capovolgere.
D’inverno, per il freddo, il giuoco procurava qualche disagio alle mani.
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