Il Teatro torrese attuale impegnato  - Samuel Beckett e Antonio Borriello in perfetta simbiosi

LA  MOSTRA  A  VILLA  MACRINA 

NOVEMBRE-DICEMBRE  2006    pag. 3

L'ultimo nastro di Krapp
 

Improvviso dell'Ohio


Beckett a Villa Macrina: un sorriso amaro sul “teatro dell’assurdo”.


di Francesca Mari

Salvo limitazioni di spazi e di estimatori attenti, checchè se ne dica, la rassegna “Omaggio a Samuel Beckett”, tenutasi a Villa Macrina dal 16 novembre al 7 dicembre, ha lasciato dietro di sé una scia di “profumo” in questa, troppo spesso, maleodorante città. Padrone di casa d’eccezione, il prof. Antonio Borriello, studioso e interprete del drammaturgo, che ha saputo, con fatica e stile, onorare il centenario della nascita del poliedrico dubliner del secolo scorso scegliendo, come dimora, la rediviva (e ancora poco rispettata) Villa Settecentesca. Tra queste storiche mura si è svolta per circa tre settimane, l’affascinante celebrazione rappresentata da una preziosa Mostra, frutto della fatica pluridecennale di Borriello, e, da varie tappe di rappresentazione teatrale di drammi di Beckett, eseguite dal professore Borriello assieme ai suoi giovani allievi, e razionate nei tre giovedì del percorso (in ordine di rappresentazione: “Va e vieni”, “Dondolo”; “Non io”, “Cosa dove”, “Testi per nulla”, con gli allievi del Laboratorio Teatrale dell’ISIS "Pitagora" di Torre Annunziata; “L’improvviso dell’Ohio”, con Antonio Borriello e Raffaele Ausiello, regia, scene e costumi Antonio Borriello). Il tutto corredato da videoproiezioni e “lezioni” di Borriello, il quale non ha mai bloccato la sua passione, a costo di inarrestabile attivismo fisico e intellettuale, improvvisando visite guidate alla Mostra e chiarimenti a tutti i visitatori, compresi gli studenti giunti fin da Roma e Bologna che premono affinché lo studioso nostrano possa indirizzarli nella stesura delle proprie tesi di laurea. In effetti, la “Mostra” messa in piedi da Borriello è un vero archivio prezioso per i ricercatori che si apprestano a studiare “l’artista del paradosso”, particolarmente amato dai giovani perché, come ci ha detto Antonio Borriello “è stato un grande artista ma, soprattutto, un uomo umile, fuori da ogni steccato sia politico che sociale… perciò universale”. E dei punti salienti della produzione di questo grand’uomo, Borriello ha creato con la Mostra un percorso multimediale con l’esposizione, in ordine cronologico, dal 1953 ad oggi, di documenti testuali (preziosamente firmati da Dario Fo, Edoardo Sanguineti, Vittorio Gasmann, Salvatore Quasimodo piuttosto che da Ennio Flaiano, Carlo Bo, Ugo Piscopo) e fotografici (con i penetranti “scatti d’autore” di Vincenzo Aliberti, Rosario Pomposo e Augusto Trombetta). Di grande impatto scenico la collocazione, nel soffitto della prima sala, di due “bombette” appese a dei fili, che tendono verso l’alto, simulando le bombette di Estragone e Vladimiro di Aspettando Godot, come monito di una più sublime apertura mentale dell’uomo. Inoltre, molto suggestiva anche la simulazione, realizzata da Borriello, di “L’ultimo nastro di Krapp”, che rappresenta il valore che Becket ha dato alle registrazioni alla fine della sua vita ed è reso con un fantoccio di cartone davanti ad un banco su cui vi sono un registratore e tante cassettine. Buono, comunque, il bilancio della rassegna e totalmente soddisfatto Borriello, il quale, dopo l’ultima messinscena teatrale, “L’improvviso dell’Ohio” ha detto: “La rappresentazione ha creato un’aura magica e, ciò che mi ha gratificato è stata l’attenzione mostrata dagli astanti che mi hanno riempito di domande sul senso dell’opera”. Domenica sera, invece, dopo la chiusura della mostra, queste le sue parole conclusive: “Mi ha rincuorato la presenza di tanti giovani, tra studenti e fruitori. E segno di “voglia di fare” e intelligenza dei nostri ragazzi”.



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