La Torre di Bassano e le sue sorelle - Pag. 16


 

 

Agropoli:

Torre S. Francesco

 


6. Torri a cinque troniere

E’ subito dopo quella a tre, la tipologia più frequente e con un rilevante numero di esempi pervenutici in discrete condizioni. Tranne che lungo la Costa racchiudeva le torri più grandi, caratteristica che ne rende agevole l’interpretazione di difesa eminentemente attiva. Ad essa, infatti, che vanta costantemente ingenti cubature e larghe piazze vanno ascritte tutte le torri dalle spiccate finalità militari interdittive. Furono erette ovviamente nelle località ad alto rischio di sbarchi ed a forte densità abitativa, o nei paraggi di porticcioli di intenso traffico. In alcune di esse, proprio per il rilevante ruolo dissuasivo e l’eccezionale volumetria si ricavarono delle piccole stalle per i cavalli dei sorveglianti montati, più noti come ’cavallari’, indispensabili per la diuturna ispezione della tratte fortemente accidentate e non altrimenti controllabili. Si definirono ’torri cavallare’, ma non sembrano riscontrarsi lungo la Costa, a differenza delle normali. Tra queste uno dei migliori esempi è senza dubbio quella cosiddetta di Vito Bianchi, l’unica peraltro che conserva ancora una destinazione militare connessa con il mare e con i suoi tradizionali reati, essendo adibita a casermetta della Guardia di Finanza. Fu eretta a fianco della foce del torrente ad una estremità della spiaggia di Vietri, praticamente sulla battigia. E’ deturpata da una orrenda sopraelevazione, che in quanto indispensabile al riuso, può considerarsi la ragione non ultima del suo ottimo stato di conservazione. Verso ponente, inoltre, l’originaria piccola feritoia si è trasformata in una vistosa balconata insistente su di un monumentale basamento ad arco di trionfo, che fortunatamente non compromette la leggibilità della torre facilmente riconducibile alla connotazione canonica. La spiegazione tattica alle spalle del suo impianto deve individuarsi nella concomitanza del corso d’acqua con spiaggia, ottima opportunità per il rifornimento idrico di più unità e quindi di improba dissuasione.
Rappresentano un espediente architettonico per garantire una discreta sicurezza agli uomini sulla piazza nei contesti litoranei fortemente scoscesi.
In quanto tale è precipua della Costa non incontrandosene di similari in nessun altro ambito regnicolo, anche di affini connotazioni morfologiche.
Il perché potrebbe dipendere dalla grave

7. Torri a doppia altezza

decurtazione funzionale inflitta dallo ’scudo’ alle artiglierie e dalla rilevante complicazione strutturale a fronte dei modesti vantaggi. Sono in definitiva un ripiego che consentiva di evitare una eccessiva altezza alla torre, garantendola parimenti alle spalle. Non rappresentano una singolarità vicereale, come accennato, riscontrandosi torri scudate anche nello Stato Pontificio e sempre per la medesima ragione. Data la sostanziale contemporaneità delle due realizzazioni è impossibile stabilirne la paternità inventiva. Lungo la Costa se ne incontrano almeno tre esemplari perfettamente definiti. Il primo è la torre di Cetara, di maestosa imponenza e di articolatissima compartimentazione, derivatale tra l’altro dall’intima connessione con una torre cilindrica scarpata antistante, di epoca angioina. La straordinaria fusione costituisce una ennesima riprova del prioritario valore assegnato all’ubicazione precisa di ogni torre vicereale, da cui la necessita, non potendosi rinunciare nemmeno temporaneamente alla prestazione difensiva, di mantenere le preesistenti sino all’ultimazione della nuova, finendo in alcuni casi, che tra breve esamineremo, alla compenetrazione tra le due. A Cetara la torre vicereale propriamente detta consta di una corpo di fabbrica tronco piramidale quadrato, indifferenziato fino alla piazza. Da lì soltanto la sezione a monte si innalza di altri m. 3 schermandola, e dando origine ad una seconda piazza, più elevata è più piccola. Entrambe però sono dotate di coronamento in controscarpa sul perimetro esterno, rispettivamente con tre troniere quella inferiore e due la superiore, e con cinque entrambi i lati in costa.
Strutturalmente simile anche la torre d’Albori, poco discosta da Vietri, sfigurata da una greve ristrutturazione disgraziatamente nel solito stile castellano con ampi finestroni a lato mare e con tanto di finti merli e di finte torrette-ciminiere e vistose bucature nella sezione basamentale. In territorio di Ravello v'è un’altra torre del genere, quella dello Scarpariello, la meno stravolta e la meglio conservata, ma purtroppo anche la meno avvicinabile per l’arroccata ubicazione. Ad eccezione di alcuni vani ricavati per allargamento delle originarie feritoie, prive comunque di orpelli fantasiosi, la torre si mostra integra e pienamente leggibile.


 

 

 

 

 

Spaccato assonometrico
di torre a doppia altezza