Il
cratere era in perfetta tranquillità e solo dall’orlo superiore si
manifestavano debolissime fumarole con emissione di sostanze saline.
Dalle pareti interne e più ripide del cratere, di tanto in tanto, si
staccavano piccole frane di crollo i cui accumuli contribuivano ad
aggradare il fondo piatto, all’incirca ellittico, del cratere.
Infatti, nel 1798 Breislak lo trovò profondo 300 piedi (circa 91 m) ed
Egli attesta che poco dopo l’eruzione la profondità del cratere era
di circa 500 piedi (cioè circa 152 m). La forma del cratere era simile
ad una ellisse molto irregolare tagliata obliquamente al piano
orizzontale (fig. 13). L’asse maggiore di questa ellisse, allungato in
senso NO-SE, era di circa 532 m, l’asse minore, allungato in senso
NE-SO, era di circa 49g m. Il perimetro poteva essere valutato in circa
1547 m. Di seguito sono riportati alcuni brani che danno un’idea delle
dimensioni e della forma del cratere poco dopo l’eruzione.
«...
L’estremità del cono figurava un’ellissi ... il cui perimetro
parvemi di essere incirca un miglio e mezzo di misura napoletana ...
dentro ... figurava un embuto ... le cui pareti meridionali ... erano
tagliate a modo di una ripida scarpa. Quelle della parte opposta, o sia
fra settentrione ed oriente, erano tagliate a picca ...».
Sacco (1794).
«...
seguitano di tempo in tempo a cadere delle porrioni dell’orlo della
cima dalla parte di mezzogiorno, dove ... è avvenuto il notabile
abbassamento che si scorge ... dalla capitale ...». Duca
della Torre (1795).
«...
Il monte Vesuvio, ossia il cono si è sprofondato in se stesso per circa
un quarto della sua altezza, e siccome prima era tagliato parallelo all’orizzonte,
adesso il taglio è obliquo ..». Tata
(1794).
«...
13 Luglio ... Simone Giros ... pervenne nella più alta parte diametrale
d’esso monte, verso Nord ... dove die principio a misurare la
circonferenza superficiale ... la misura fu di palmi 6365 ...».
Giros (1794).
«...
A’ 29 verso le 23 ore vi fu tanta calma nel Vesuvio, che ci permise di
vedere il troncamento ... l’apertura era inclinata verso Napoli, a
segno che rappresentava un vero romboide; i cui lati minori erano dalla
parte del Nord e del Sud, e i maggiori dalla parte dell’Est e dell’Ovest
...». Scotti
(1794).
«...
La figura (del cratere; N.d.R.) rappresenta una quasi ellisse, giacché
... non può chiamarsi tale per le tante irregolarità della curva: l’asse
maggiore, che parte dal nord-ovest al sud-est, sarà di circa piedi 1746, ed il minore preso dal sud-ovest al nord-est sarà di circa piedi
1638. Dunque la curva descrivente l’ellisse sarà di piedi 5076 in
circa ... Tutto l’interno della voragine figura un grande imbuto ...
un cono rovescio che sarà ... profondo 500 piedi ... ». Tata
(1794).
Esplosioni
intracrateriche sono documentate fino al 30 Giugno come testimonia il
seguente brano:
Lunedì
30 di Giugno ... poiché era tutto ingombrato di fumo e d’altre
materie; mi trattenni sull’orlo del cratere per circa mezz’ora ...li
spari erano sempre prevenuti da un picciolo moto di terra, finché dopo
si vedea comparire l’esplosione di cenere, lapilli, pozzolana e sassi,
i quali ricadevano nel cratere con altre materie grossolane; ...». Tata
(1794).
Un’altra
documentazione ci testimonia lo stato di quiescenza del vulcano almeno
fino al 1795:
«...
Dalla descritta eruzione fino al presente, che corre l’anno 1795, il
vulcano non ha fatto esplosione alcuna e non getta nemmeno il solito
fumo ...». Duca della Torre
(1795).
Sullo
stato, numero e forma delle bocche eruttive dopo l’eruzione solo pochi
autori ci danno qualche notizia, tra cui Scotti (1794). Si conosce per
certo che i conetti eruttivi furono in numero almeno di sette di cui
alcuni con crateri distomi; tutti erano, presumibilmente, allineati
lungo una frattura beante. L’unico a mostrare ancora segni di
attività qualche settimana dopo l’eruzione, concretizzata con
manifestazioni fumaroliche molto calde ed esalazioni di sostanze
sulfuree, era il conetto sorto nel "fosso di Cocozziello" e più
prossimo alla Torre del Greco: donde fuoriuscì anche la colata lavica
distruttrice di questo paese.
«...
osservai l’ultimo de suddetti volcanetti, propriamente quello, donde
uscì la lava, che distrusse la Torre del Greco. Questo era tuttavia
aperto nel fosso detto di Cocozziello del tenimento della stessa Torre
... |