"Steminator vesevo"

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Torre investita dalla lava del 1794 resiste solo il Campanile di S. Croce (Pompei Museo, Vesuviano) 
Anonimo del XIII secolo
(Stampa pubblicata da "Il Mattino")

Epigrafe dettata dal dott. Antonio Agostino Brancaccio, apposta al campanile S. croce il 15 giugno 1894 nella ricorrenza del primo centenario della predetta eruzione:
TORRESI
UN SECOLO CI CONTEMPLA
DA QUESTO STORICO CAMPANILE
RESISTENTE IMMOTO
ALLA IMMANE ERUZIONE
DEL 15 GIUGNO 1794
FU SPRONE
ALLA COSTRUZIONE DELLA NUOVA CITTA'.
COMMEMORANDO OGGI TALE SOLENNE AVVENIMENTO
INCHINIAMOCI ALLA VIRTU' DEGLI AVI
PROCURIAMO DI RENDERE
IL NOSTRO PAESE
SEMPRE PIU' PROSPERO E BELLO.
IL MUNICIPIO
TORRE DEL GRECO 15 GIUGNO 1894.


La Torre, che allora contava incirca 16 mila abitanti rimase del tutto spopolata, ad eccezione di 40 persone tra uomini:, donne e ragazzi, alcuni impotenti per vecchiaia, altri per infermità, i quali, per non aver persone che li trasportassero, rimasero preda del fuoco... La maggior parte degli ecclesiastici, essendosi ricoverata a Napoli, colla sua compassionevole presenza eccitò, non dico la carità di quel fedelissimo popolo, ma la munificenza e il paterno affetto del nostro pietosissimo sovrano Ferdinando IV il quale subito diede ordini opportuni acciocché ogni sacerdote fosse decentemente alloggiato e provveduto del necessario vitto. Essendosi di poi alcune migliaia di cittadini ritirati nella Patria, in quelle case che nella Torre erano rimaste intatte dal fuoco, ordinò il benignissimo sovrano che ad essi ogni dì si donasse il pane e il denaro per sollevare le loro indigenze e i pagliericci a coloro che coi loro mobili avevano perduto i letti. Ma non passiamo sotto il silenzio la carità del nostro pastore, Card. Giuseppe M. Capece Zurolo, imperocché...subito portossi nel suo palazzo che avea nella Torre, colà avendo fatto chiamare tutti i preti donò a ciascuno il sussidio caritativo di carlini, e al rimanente popolo quivi accorso diede un'abbondante limosina. E col proprio denaro fondò un capitolo di docici canonici ed altrettanti ebdomadari i quali presero il possesso della Chiesa del Carmine ai 16 ottobre 1796...

Una terza testimonianza, del 
Dott. Luigi M. Balzano,
 
raccolta dallo storico Di Donna ne "L'Università della Torre del Greco nel secolo XVIII": 

"La sera di domenica 15 giugno, verso un'ora e quarto di notte (21,15) in circa, si incominciò a sentire qualche leggerissima scossa di terremoto e dopo qualche tempo si sentì la la seconda... che fu avvertita da buona parte di quei infelici torresi, li quali corsero nei larghi maggiormente... Queste scosse così leggiere continuarono e replicarono circa cinque volte sino alle ore due e un quarto (22,15) quando, ...vi fu una scossa con fragore veemente che pose sossopra tutta la popolazione composta di circa 17.000 anime... Passarono 15 minuti che s'intese uno scotimento ed un fragore più veemente del primo, ed avendo guardato il monte, vidi che vi erano aperte cinque voragini. Minuti dopo si videro altre due voragini, indi altre quattro, da tutte le quali si spingevano globi di fuoco e pietre che salivano e sorpassavano la sommità del monte; successivamente si vide camminare la lava... Alle ore 5 (1,00) lo scribente s'avvide che questa aveva camminato più di mezzo miglio... onde risolvé subito di fuggire e salvare la famiglia; lo che eseguì ad ore 5 e un quarto. 
Posta in sicuro la famiglia verso Resina, con fretta ritornò alla Torre per salvare le monache Teresiane, colle quali uscì da Torre a circa l'ore 6 (2,00) e queste situate nella sagrestia dei PP. Teresiani, si portò a Resina per dar recapito alla sua famiglia; indi, immediatamente uscito che fu da Resina, arrivando al Palazzo del Principe Riario (attuale Villa Aprile), vide che la Porta della Torre e la Regia Strada era già stata occupata dal fuoco. 
Trattenutosi alquanto nel Palazzo di Sorce, da sopra l'astrico vide il fuoco era giunto al mare. Si è veduto un fenomeno nuovo, che col fuoco erattava grandissima quantità di cenere e piccoli lapilli; la qual cenere attaccata alli panni, tutti sono rimasti macchiati... Il giorno di lunedì si vide la ruina di tutta la Torre, quale, dividendosi in otto parti, appena l'ottava parte è rimasta libera dal fuoco in parte, in un'altra parte offesa che si può riattare, e questa sita verso il castello baronale e dietro il monistero delle monache Teresiane e porzioni verso la contrada del Carmine, cominciando dalla strada detta Piscopio verso la Cappella di S. Giuseppe... 
Il bitume del corpo della Torre è alto, dove 40 palmi (m. 10), dove 50 (m. 12,50), sino a 70 (m. 17,50) e più palmi. Nel mare è alto dalla superficie dell'acqua circa 12 palmi (m. 3) e la sua larghezza è meno di un quarto di miglio a mare e la sua uscita sarà circa di 300 palmi (m. 75)". 



         Il Campanile di S. Croce come è rimasto 
                        dopo l'eruzione del 1794

                                          * * * 
Infine due lettere dell'avv. 
Fedele Panelli 
inviate il 17 e il 19 giugno1794 al sig. Francesco Peccheneda, sopraintendente delle unità della Torre, Resina e Portici, e pubblicate ancora dal Di Donna nell'opera sopra citata: 

"Mi sono indi condotto nella Torre del Greco e, giunto al palazzo del duca Caracciolo, non ho potuto tirare innanzi poi che la Regia Strada era ingombrata da altissima lava bituminosa, già ammortita...Il monastero dei FF. Zoccolanti è intatto, ma nella chiesa ha dovuto entrare la lava poiché da fuori e da distante si vedono li segni dell'incendio e del fumo...
Il monastero delle monache Teresiane esiste in buono stato...Ho osservato l'altro ramo della lava, la quale, caduta da sopra la Ripa, ha sotterrato li molini, le fontane ed i pubblici lavatoi, tutte le case sottoposte ed è uscita in mare. 
Sono poi salito per la strada chiamata del Barbacane e sono andato sopra l'antico Castello, il quale esiste intatto, ma, affacciato, mi sono rimasto stupefatto nel vedere coverte dalla lava quasi tutte le case dell'ampio quartiere denominato li "Vichi di Mare" e dall'altra parte della Ripa ho veduto la rovina del bell'edificio della Dogana, della chiesa parrocchiale e degli altri palazzi ch'erano situati nel giro del gran largo della Ripa. Da quel punto ho potuto vedere che il Conservatorio delle Orfane esiste, ma circondato dalla lava; nella chiesa però ha dovuto essere incendio perché li finestroni della cupola si vedono tinti da fumo. Dietro al Castello baronale fino alla chiesa dei Marinai, che non è stata toccata dalla lava, esistono poche case intatte ed altre mezzo rovinate...".
 
"...Per far comprendere in breve la distruzione della Torre del Greco prego V.S. ridurre alla sua memoria che tutta la città era divisa in cinque quartieri e la di loro popolazione era di circa anime 17 mila. Il quartiere di Capo la Torre è stato tutto ingoiato dall' eruzione e distrutto dalle fiamme, a riserba di alcuni edifici rimasti parte intatti ed in parte lesionati, come sono il convento dei Frati Osservanti di S. Francesco, quello delle monache Teresiane, sotto il titolo della Concezione...Del quartiere detto Vico di Mare sono rimasti tre piccoli vicoletti che non sporgono, situati ditro la chiesa dei Marinai intitolata, S. Maria di Costantinopoli ed alcune case nel vicolo chiamato Vaglio. Delli quartieri chiamati Falanga e Malafronti sono rimaste nel luogo ove si dice Piscopia alcune poche case che non giungono alla vigesima parte dell'anzidetti due quartieri... Del quinto quartiere chiamato Borgo o Casalnuovo si è perduta la quarta partee le altre sono intatte... Nel girare vidi che pochi cittadini vi erano rimasti e li più animosi, e tutto il resto di quella popolazione era disperso ; nella capitale nella Torre dell’Annunziata, Nocera dei Pagani, Cava, Sorrento e la maggior parte in Castellammare. 
Li cittadini che avevano perduto le loro abitazioni colla mobilia, lacrimanti chiedevano soccorso e alcuni di questi facevano pietà in vederli ridotti colli peggiori abiti che avevano da poiché, essendo fuggiti al largo nel sentire le scosse di tremuoto, non ebbero il tempo di ponere in salvo le loro robe... Gli stessi cittadini che colà trovai chiedevano volersi unire cogli altri cittadini e parenti ch’erano dispersi... Per far seguire l'unione dei cittadini dispersi io stimo doversi destinare il luogo della parrocchia che è il centro delle unioni delle popolazioni... Per ora mi sembra adatta la chiesa dei PP. Carmelitani che è sita nel confine dell’anzidetto quartiere di Borgo.