ERUZIONE
DEL VESUVIO
DEL DICEMBRE 1861
I fratelli
Giuseppe e Francesco Castaldi,
torresi, testimoni oculari, che ne1 1890 pubblicarono una "Storia
di Torre de1 Greco”
scrivono:
”L’eruziorie de1 1861 celebre per la gran forza dei boati e tremuoti
che l’accompagnarono, danneggiando in grandissima parte la Torre del
Greco, senza che niuna delle correnti di lava che si versarono dal lato
meridionale del gran cono danneggiasse l’abitato, quantunque ne
giungesse a poca distanza superando altre antiche e solidificate correnti.
La prima scossa fu spaventvole esssa, si fece sentire nel di otto Dicembre
con terrore di tutti gli abitanti del lido sottostante al vulcano.
Per l’effetto delle scosse molte esse crollarono, moltissime. altre
rimasero, screpolate, ed. il resto in pericolo. Di una popolazione di 20
mila abitanti 15 mila fuggirono; a tutto questo si aggiunse un’altra
terribile piaga: l'esalazioni sulfuree provenienti dal sottosuolo, in
special modo verso il lido presso cui il mare in alcune. paiti, per
effetto di azione vulcanica, paventosamente bolliva.
Alla fine di Dicembre gli abitanti rientrarono in città riducendola nel
pristino stato. Essi rifiutarono il soccorso loro inviato dall'ex re di
Napoli Francesco II di Borbone e ne furono ricompensati dall'Italia con
larga sovvenzione. Ed in memoria della generosità nazionale elevava la
città di Torre del Greco un semplice e modesto monumento di pietrarsa che
si vede nel giardinetto di Capo Torre. (Al tempo dei Castaldi il
monumento era a Capo Torre poi fu spostato innanzi al vecchio Pallazzo
Comunale adesso, ottobre 2000, in restauro e ritornato recentemente a Capo
Torre n.d.r.)
Sulla facciata anteriore del monumento è incisa in marmo la seguente
iscrizione:
SARA' PERPETUA LA GRATITUDINE DI QUESTI ABITANTI
VERSO I FRATELLI DI TUTTA ITALIA
NEI QUALI FU TANTO VIVA LA CARITA' DELLA COMUNE PATRIA
RECENTEMENTE UNITA
CHE QUANDO AL DI' VIII DI DICEMBRE
DEL MDCCCLXI
UN CROLLO DEL SOPRASTANTE VESUVIO
RUINO' QUANTO ERA MURATO
ACCORSERO DA OGNI PARTE
CON AIUTI SI' GENEROSI
CHE NE FURONO ALLEVIATE
LE MISERIE PRESENTI
E NE AVANZO' DA FONDARE
UN ASILO D'INFANZIA.
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Monumento a Capotorre
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Gioacchino Toma: "Pioggia di cenere dal
Vesuvio"
Firenze - Galleria d'Arte
Moderna.
La stessa eruzione nella narrazione dello storico
napoletano
Giacinto De Sivo,
acceso filoborbonico antiunitario, che ne1 1863 pubblicò
una
”Storia delle due Sicilie dal 1847 al 1861”.
”Quel dì 8 dicembre fu sacro a maggiore sventura... Limpido era
il cielo, dolce l’aere, poco mancava al meriggio quando improvvisamente
sotterranee scosse e frequenti, pria lievi poi gravi, travagliano la
vesuviana mole. Nugghia il monte!... e geme, sinché sull’ore tre con
gran fracasso si squarcia nei fianchi e gitta nugoli di smisuurato fumo
che, alzatosi alla vetta, a forma di immeriso pino lo copre. Sembra fitta
notte; granulata nera cenere, piove a rovescio sulla terra e sul mare. S’aprono
uno dopo l’altro cinque crateri in qua dalla voragine del 1794 poco più
su da Torre del Greco che tra profondi muggiti vomicano bitume e massi e
folgore e lava. Questa larga duemila passi, giù per la china allaga il
piano quindi in due partite, una va di vallone in vallone, altra volta a
Torre del Greco e orrendamente la minaccia. Già la città sembra in quel
fracassio dover essere inghiottita o sprofondata nell’abisso che il
vulcano di sotto le spalanca; ma ecco lava pria dell’alba del 9
improvvisamente s’arresta, perché lo interno foco travolgendosi alle
antiche vie risale al vertice del monte con le consuete eruzioni.
Le squarciature dei fianchi cessano gettare; ma ma nei sotterranei cozzi
ribollendo le ignivome materie sotto la città calano i tremuoti, si
screpola il terreno, si fendono le mura, il mare s’abbassa, ovvero
meglio il suolo sette palmi s'alza sul mare. Le case fondate sopra le
antiche lave se le sentono trabalzar di sotto e aprirsi in fenditure né
sboccano nuove sorgenti d’acque minerali; le antiche già saluberrime
diventano vulcaniche e disgustose, né più atte a umano uso. Il propinquo
mare, da sottomarini rigurgiti sconvolto, ribolle; la terra esala gas
mortiferi ad uomini ed animali, le case s'inchinano e crollano. Torre del
Greco è una ruina.
Il Campanile sotterraneo di S. Croce
semisommerso dal Vesuvio.
Primo ordine della facciata
perpendicolare.
(Foto Gruppo Archeologico Torrese).
Il
Campanile sotterraneo di S. Croce
semisommerso dal Vesuvio.
(Foto Gruppo Archeologico Torrese).
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