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 Tav. XIV del libro di G. V. Meola: stampa del 
bassorilievo di Orfeo nel Museo Carafa (1778).


Il dott. Errico De Gaetano, noto scrittore torrese di storia cittadina, constatò che un bassorilievo marmoreo raffigurante Orfeo, Euridice ed Emete,con i nomi in greco su ogni figura, era nel Settecento nel Museo privato di don Giovanni Carafa, duca di. Noja a Napoli e fu descritto e disegnato a stampa, senza 1’indicazione dell’antica provenienza, nel libro ”Alcuni monumenti del Museo Carafa” di Gian Vincenzo Meola pubblicato a Napoli nel 1778; si trovava successivamente passato, insieme ad altre opere della Collezione Carafa di Noja, al Museo Borbonico (attuale Nazionale, lapide VIII sul Grande Scalone di questo; Vol, X, tav. LXII dell’edizione - in quarto del R.Museo Borbonico; Inv. Arditi ante 1839; Inv.-Sangiorgio 1852) e dichiarato di provenienza ignota e già appartenuto al principe Gaspare Torella e al duca di Noja in una ”Guida del Museo di Napoli - Antichità” di vari autori nel 1911. (N.6727).
Il De Gaetano giudicò che tale bassorilievo del Museo Borbonico, con le sue tre figure, fosse ragionevolmente da identificare con quello descritto dal notaio Cirillo, rinvenuto a Torre nel 1640, passato a don Ramiro e donna Anna Carafa, poi a don Giovanni Carafa duca di Noja e infine al Museo e, dichiarato di provenienza ignota perché si ignorava il documento, del Cirillo.

            
   Il bassorilievo marmoreo di Orfeo, del Museo
  Nazionale di Napoli, identificato recentemente
         con quello rinvenuto a Torre nel 1640
           e conservato poi nel museo Carafa.


Egli con lettera del 12 Dicembre 1975 al Soprintendente Archeologico” di Napoli dott. Alfonso De Prancisco esponeva, le sue considerazioni e faceva richiesta di rettifica per quanto riguardava l’originaria provenienza torrese. E questa giungeva definitiva dopo qualche tempo, con 1’apposizione all’opera della relativa targhetta esplicativa, che appunto attualmente si legge: ”La scena si riferisce al momento in cui Orfeo, disceso tra i morti a riprendere la sposa Euridice e, vinto dal desiderio ”di guardarla è costretto a separarsi da lei avendo violato la legge degli Inferi che vietava a chiunque di vederne gli abitanti. - Hermes accompagnatore delle anime interviene a trattenerla. Il rilievo conserva il senso della misura e di equilibrio col quale dovette essere trattato, nell’originale greco perduto il tema dell’amore e dell’addio. Copia di età augustea da originale della seconda metà del V secolo a C. attribuibile ad Alkamenes, allievo Fidia. Sono da considerarsi un’aggiunta del copista i nomi descritti dei tre. personaggi. Collezone Carafa di Noja - da Torre del Greco (1).

1) E. De Gaetano: "Torre del Greco nella tradizione e nella Storia" 1978; C. Di Cristo: Rivendicati a Torre del Greco pregevoli reperti archeologici, 1989; Stefano De Caro: Il Museo Archeologico di Napoli. Electa, Napoli 1994.