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Ritornati i Borboni sul trono di Napoli, la proprietà. fu rivendicata nel 1828 alla Casa Reale e 1’ing.Carlo Bonucci ampliò lo scavo e disegnò una pianta d.el complesso ove si distinguono una sala rettangolare absidata (6), una sala a forma di vasca rotonda incavata originariamente a quattro nicchie (4), i colonnati ai due peristilli (1 e 7).
Il tutto passò poi nel 1640 al sac. Raimondo Flaccavento che proseguì lo scavo della villa, facendone disegnare una nuova pianta dall’ing. Erasmo Forcina e ricavandone reperti di marmo e di bronzo che, avido di denaro, vendette e fece poi sotterrare gran parte dei ruderi col terreno rimosso per riporlo a coltura. Costruendosi nel 1641-42 il tratto di linea ferroviaria che toccava la contrada Sora, i ruderi della villa non subirono danni, ma più avanti fu messa in luce una serie di camere che però fu per la maggior parte distrutta; e oggetti che vi si rinvennero furono asportati furtivamente.
Si scoprirono anche una statuetta marmorea, alta cm.73, di putto nudo che con le braccia al petto stringeva un uccello di buona scultura romana, due simili statuette marmoree, alte ain.22, di satirelli accovacciati portanti una sacca di cacciatore dalla quale usciva una testa di animale, una vasca marmorea rettangolare con i due piedistalli ornati da protomi bacchiche ad alto rilievo che Francesco M. Avellino esaminò e fece acquisire nel ’42 al Museo Napoletano di cui era Direttore (2).

      

La prima statuetta di satirello a Torre del Greco
      (Napoli Museo Nazionale Inv N. 6505 (+)
    (dallo studio ”Ville nel territorio ercolanese)
      o: Rivendicati a T.G. pag.26-29 e 59-62.


1) G. Novi: Degli scavi fatti a T. Greco. pag.19-20; Un pago o vico, pag.11-12; F. T. Moltedo: Sulle origini di T. Gr. pag, 15.

                
 L'altra statuetta: putto con uccello da Torre del
 Greco, come risulta da relazioni del Santangelo,
        dell’Avellino e del Novi (Napoli, Museo
     Nazionale, Inv. N. 6114) (+) (da assegnare).


I satirelli e la vasca, non esposti, sono registrati con i NN. 6505, 6506 e 197 come "trovati negli scavi della strada ferrata di Torre del Greco", mentre il putto, esposto col N. 6114, non porta indicata la provenienza torrese, per cui ho fatto personalmente la richiesta di attribuzione alla Sovrintendenza Archeologica di Napoli che con lettera del 13 Settembre 1989, nella persona d.ella dott.ssa Enrica Pozzi,mi è stata promessa ”in occasione del completamento della revisione inventariale della collezione di culture (3).Nel 1846-48, passato ancora il terreno della villa alla famiglia Grosso, fu disegnata un’altra pianta dall’arch. Tommaso Sarto riccamente commentata dall'erudito C. Pancaldi. L’area della villa rimaneva abbandonata per le difficoltà dello scavo (nel 1854 il terreno fu dichiarato ”così duro e profondo che costosissime sarebbero state, per riuscire, le escavazioni”), e alla fine del secolo era in parte espropriata e trasformata nella zona inferiore del Cimitero Comunale cancellando il sito di S. Nicola,mentre quella restante, concentrata intorno alla sala absidata, passava in proprietà dell’armatore Montella, subendo spoliazioni e guasti da parte del colono ivi dimorante. Il ”Gruppo archeologico Torrese” costituito nel 1974 da appassionati quali l’archeologo Mons. Nicola Ciavolino, il dott. Aniello Langella, il prof. Mario Monica, lo scrivente e giovani volontari, ha compiuto studi e ricerche aggiornate nel territorio, raccogliendo e custodendo materiale sparso che altrimenti sarebbe andato distrutto o disperso.

2) M. Ruggiero: Storia degli Scavi di antichità, 103-106; G.Novi: Degli scavi fatti a T. Gr.pag.23, Un pago o vico’, pag. 14; L. Scatozza Horicht: Ville nel territorio ercolanese, pag. 158. 3) C. Di Cristo