GROTTA DEGLI ZOCCOLANTI TDG 1
Rischio
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( Vedi anche relazione specifica nel
capitolo dedicato a Calastro )
L'area del
Monastero degli Zoccolanti presenta caratteristiche geologiche di
particolare interesse. Nel capitolo specifico ho chiarito molti degli
aspetti archeologici della zona da porre in relazione allo studio del
complesso archeologico di Calastro. Tuttavia in questo capitolo dedicato
alla speleologia torrese è bene fare un brevissimo accenno a quelle
premesse. Il Monastero era situato sulla parte sommatale di una collina
che dall'alto dominava il panorama del golfo e della costa sottostante . A
pochi passi l'edicola di Santa Maria del Principio la cui origine ed il
cui culto si può far risalire al 1000 circa. L'edicola e la chiesa poi su
essa edificata , fino al 1631 si trovava nei pressi del mare. Dopo questo
spaventoso evento vulcanico, il mare arretro per centinaia di metri e
successivamente il passaggio del 1794 stravolse poi ogni cosa. Modificò
la linea di costa , appianò i valloni distruggendo case e strade al suo
passaggio.
La collina
del Monastero perse in parte le sue caratteristiche geologiche . Le
due catastrofiche eruzioni, tuttavia non arrecarono grandi danni alla
struttura che venne risparmiata. In particolare la colata del 1794 vi
passò accanto senza danneggiare il monumento. Da queste semplici
considerazioni che vengono meglio sviluppate nel capitolo dedicato, si
intuisce che trovandosi il monumento in area elevata, nel corso dei secoli
resistette con forza restando ortograficamente quasi immutato nel tempo.
L'alto geologico del Monastero aveva permesso il passaggio delle colate
fangose e magmatiche senza mai subire gravi danni di rilievo. Si può
desumere da questo ( e da altre considerazioni che faremo oltre ) che la
collina potrebbe conservare vestigia sicuramente del 1500 relative al
Monastero, ma anche precedenti. La presenza di fango solidificato del 79
d.C. sul lato est della struttura , in aperta campagna ci suggerisce che
l'area in questione potrebbe nascondere interessanti testimonianze
archeologiche.
L'esplorazione
del Monastero nelle sue parti interne ebbe inizio nel 1976 e durò fino al
1980. Il Gruppo Archeologico fu in primo ente a Torre del Greco a puntare
i suoi interessi su questa struttura in quanto la più interessante nel
centro storico della città. All'epoca delle prime ricognizioni molti
degli ambienti interni erano abitati . Intrapresi trattative con molti
interlocutori del posto , rischiando di persona a causa di ostilità
manifeste .
Oggi quindi
se si deve parlare di quel Monumento è bene sottolineare il fatto che fui
io l'unico e primo interlocutore di quelle trattative. Rivendico quindi in
questa sede tutte le paternità di scoperta e di mediazione nel recupero.
Tutte le paternità esclusa nessuna.
Tutto il
piano terra del chiostro era adibito a deposito di materiale per
l'allestimento delle luminarie della festa dei quattro altari. Lo
stato di degrado e di abbandono della strutture era massimo. Gli affreschi
del chiostro in parte distrutti. Ovunque il disprezzo per l'arte e la
cultura . Il trionfo dei vili. Ebbi modo di mostrare il mio disappunto per
quello scempio . In quel Monastero regnava l'orrido. Ma nessuno aveva la
forza di agire. Ad ogni porta che bussavo avevo non ricevevo risposte.
Fu grazie
alla amicizia del colono addetto alla coltivazione dell'appezzamento di
terra che circonda il Monastero che avemmo il permesso di visitare alcuni
ambienti interni al chiostro ed in particolare l'area del CIMITERO DEGLI
ZOCCOLANTI. Aggirammo l'ostacolo entrando non dalla porta ma dalle
finestre.
Vediamo la
piantina generale per comprenderne l'esatta ubicazione.
Come
accennato in precedenza, per comodità di studio abbiamo suddiviso e
denominato le aree di studio in quattro settori. Il lato est che
chiameremo lato Sorrento, il lato sud che chiameremo lato Mare, il lato
ovest che chiameremo lato Napoli ed il lato nord che definiremo come lato
Vesuvio. Più che rispondere ad un fatto di preciso orientamento delle
quattro aree , mi piace definire queste zone con il riferimento al
panorama che da quelle finestre si godeva un tempo.
La zona che
esplorammo in più fasi apparteneva all'ala Sorrento.
L'accesso al
complesso ipogeo è situato all'interno degli ambienti adibiti a
cimitero. La ricostruzione tridimensionale che segue ci aiuterà a
comprendere meglio.
1
Accesso al primo ambiente. La porta di
entrata comunica direttamente sul corridoio Sorrento. Si entra in un
ambiente a volta di altezza superiore ai 4
metri, in parte soppalcato. Il pavimento è grezzo. Al centro del
pavimento una botola quadrata ricolma di materiale di rifiuto della
lavorazione del legno e del ferro.
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La botola quadrata permetteva un tempo di ispezionare dall'alto
questo ambiente a pianta quadrata che aveva funzioni verosimilmente legate
alla sepoltura . Un esempio analogo per caratteristiche
architettoniche lo abbiamo alla camera ipogea della vecchia chiesa
dell'Assunta dove il Gruppo rinvenne tracce di un ossario. L'ambiente in
questione fino al 1983 era ricolmo di materiale ingombrante . Negli anni
2000 grazie all'opera del Gruppo Archeologico ed in particolare
all'interessamento di Enrico Di Maio ( oggi Direttore del
Gruppo) venne rimossa parte del materiale di ingombro e venne
portata alla luce la volta della camera. Definiremo questa camera OSSARIO
per meglio comprendere l'interno della struttura .
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Sul lato Vesuvio del primo ambiente si scorge la presenza di una
botola di forma rettangolare. Incorniciata in legno ed in origine
ricoperta da una porta in tavolato, questa botola conduce all' OSSARIO. Il
passaggio è oggi ancora ostruito da materiale edile, travi e comune
spazzatura. Tuttavia si riesce a vedere la volta e la parte alta delle
pareti laterali. La scala conduceva direttamente all'ossario e certamente
comunicava con la grotta 6 posta all'interno del cimitero. Spesso nell'uso
antico , dopo un periodo variabile dai 4 ai 6 anni di inumazione il corpo
del defunto veniva riposto in una fossa comune detta ossario dove la
pietà degli uomini si poteva esprimere in maniera corale. La scala
serviva al deposito delle ossa dopo il periodo di inumazione mentre la
botola aveva la funzione di ispezione per funzioni di benedizione,
commemorazione e lancio di fiori .
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Attraverso una robusta porta si accede al CIMITERO DEGLI
ZOCCOLANTI. Qui l'atmosfera è magica , pregna di ricordi, di colori del
passato. La TERRA SANTA del Monastero, dove venivano
seppelliti i monaci. Qui trovarono pace anche molti altri sconosciuti ed
in particolare alcune suore che operarono nella struttura. Quattro grandi
“vasche” di terra per la inumazione delle bare sono disposte agli
angoli dell'ambiente.
5
L'ambiente è alto a volta. Alle pareti i simboli del francescano :
il Braccio di Dio che si incrocia con il braccio del Francescano. In fondo
aperta alla luce dell'alba una finestra indirizzava lo sguardo verso
Sorrento.
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In fondo a destra in corrispondenza di un'antica scala lignea che
scendeva dal piano superiore si apre il baratro. Un pozzo verticale
scavato nella terra vergine della COLLINA DEGLI ZOCCOLANTI. L'apertura è
di forma rettangolare anche qui incorniciata a legno. Un tempo questo
accesso doveva essere coperto da una porta in tavolato. Restano ancora i
segni dei cardini. La profondità del condotto verticale supera i 10 metri. Le difficoltà maggiori della esplorazione
della grotta sono da ascrivere alla mancanza quasi totale di punti di
appoggio e di punti dove legare scale e funi di servizio. Scesi in quel
pozzo nel 1979 con una scala in corda e per breve tratto (
4 metri ).
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Le pareti sono ,geologicamente parlando, interessantissime . Sembra
ad un esame superficiale che si tratti del banco fangoso del 79 d.C. Non
si notano presenze laviche. Man mano che si procede verso il basso si ha
l'impressione di calarsi nel tempo.
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Una volta giunti al fondo si procede in direzione mare attraverso
un cunicolo che appare franato sul fondo. Dovunque materiale di scarto
edile . Pali lignei che forse un tempo sorreggevano la scala che conduceva
al piano delle celle. Alcuni pali sembrano aver avuto la funzione di
puntelli del “soffitto”. In alcuni punti frammenti ossei e
brandelli di indumenti. Le pareti, il piano di calpestio ed il soffitto
mostrano la stessa natura geologica. Fango solidificato. Più oltre non mi
sono spinto per il pericolo di crollo della parete Napoli, ma si intuiva
che il cunicolo dopo circa
5 metri deviava a
destra per congiungersi verosimilmente con il vano dell'ossario. La grotta
andrebbe esplorata con mezzi idonei e con attrezzature di sicurezza per
far luce non solo sull'uso che ne fecero in passato, ma anche per la
datazione del monte di fango nel quale venne scavato il cunicolo. Il
dovere di documentare e di tramandare testimonianze culturali ci spinge ad
andare oltre . Per questo il Gruppo si adopera per promuovere e
sensibilizzare l'opinione pubblica su un fenomeno storico archeologico di
primaria importanza per la città.
Visitai molte altre volte
quell'ambiente in quanto pregno di storia e di mistero . Nell'area delle
fosse per l'inumazione rinvenni quattro bare contenenti i resti mortali di
tre donne e di un uomo. A giudicare dalla taglia e dai paramenti che ancor
oggi indossa si può affermare che si trattava di un sacerdote . Un adulto
affetto da numerose patologie osteoarticolari e vascolari agli arti
inferiori. La tradizione vuole che qui venne seppellito il Sacerdote
Pasquale Lombardo amico intimo e confessore del Beato Vincenzo Romano. La
salma è ancor oggi adagiata in una bara che ne “preserva” i
resti. Alla gamba sinistra è presente al 1 medio un bendaggio che fa
pensare ad una possibile presenza di ulcera varicosa. Trattandosi di
problematiche vasculo trofiche è verosimile che il danno locale sia stata
anche la possibile causa di morte dovuta a setticemia o trombo embolia.
1
L'imboccatura del pozzo . Sul fondo visibili i travi di puntello ed
alcuni frammenti ossei.
Nella foto che segue un
particolare della salma del sacerdote. L'area della ferita alla gamba o
della presumibile ulcera cutanea, venne fasciata con un panno annodato.
In conclusione possiamo
sintetizzare in due gli aspetti fondamentali di questa grotta. Il primo è
dato dalla presenza del banco fangoso del 79 d.C. che testimonia il
carattere antico del colle . Il secondo punto di rilievo che attende nuove
esplorazioni è dato dal fatto che nella grotta vi sono presenze ad alto
contenuto storico.
Le immagini che
seguono ci aiuteranno a comprendere meglio i luoghi ed i particolari
del complesso ipogeo.
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1
L'ingresso alla camera posta sopra l'ossario. Sul pavimento il
pozzo quadrato di esplorazione . A sinistra la botola che conduce al
sotterranea attraverso una scala . Tutta quest'area è stata resa agibile
grazie al lavoro del Gruppo Archeologico .
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La scala che conduce all'ossario .
1
1
La camera dell'ossario con soffitto a volta. Non si scorgono
decorazioni .
1 2
1
Il Cimitero degli Zoccolanti . Quattro fosse . In fondo una porta
finestra guarda verso oriente.
2
In fondo sulla destra dopo l'ultima fossa si apre l'accesso al
pozzo verticale . In alto visibili ancora le tracce di una scala lignea
che conduceva al piano delle celle. Da qui probabilmente si snodava il
corteo funebre che conduceva al CIMITERO SEGRETO.
Nella piantina di
presentazione ho voluto riportare il disegno del Monastero con due
riferimenti a discesa al sottosuolo. Il punto rosso spostato verso est si
riferisce alla grotta del CIMITERO SEGRETO, mentre l'altro riferimento
rosso è posto nel centro del cortile . Proprio al centro dove oggi si
può osservare un pozzo per la raccolta delle acque piovane. Il Monastero
era provvisto di cisterne poderosissime due sul lato Napoli una sul lato
Vesuvio ed una probabilmente al centro. Sicuramente le acque reflue dai
tetti venivano convogliate attraverso segreti tubi alle tre enormi
cisterne che davano autonomia e sicurezza alla struttura. Spesso quando
conduco una ricerca a Torre mi servo molto del tramando verbale. Ciò che
dice la gente e ciò che raccontano gli anziani spesso aiuta ad orientare
la ricerca e quindi a lavorare meglio. Questo certamente non è
considerato un metodo scientifico, ma in mancanza di documentazione
occorre ingegnarsi per poter capire meglio. Si racconta che dal
pozzo centrale si scendeva ad un condotto laterale che immetteva
all'esterno del Monastero. Un po' come un passaggio segreto dal quale si
poteva entrare ed uscire al bisogno. Chi si trovava all'interno ed aveva
esigenza di uscire senza dare nell'occhio poteva attraverso questo
passaggio raggiungere la campagna indisturbato. L'uscita sarebbe stata nei
pressi del campo sportivo della Parrocchia Santa Maria del Principio.
Un'altra persona mi raccontò dello stesso cunicolo segreto ma mi fornì
ancora particolari interessanti circa il passaggio segreto. Sembra che
lungo questo cunicolo segreto , ad un certo punto vi sia stata costruita
una camera piena di provviste e scorte di acqua. Un po' come una sorta di
camera di sopravvivenza in caso di calamità.
Il
pozzo resta lì muto e silenzioso in attesa di studio, in attesa di
qualcuno che possa svelare il suo mistero. Il pozzo segreto degli
Zoccolanti.
Vada alle suore del
Monastero tutto il mio ringraziamento per avermi concesso di studiare quel
monumento bellissimo ed affascinante. Vada loro la mia più sentita
riconoscenza e l'augurio che continuino a sostenere l'attività del Gruppo
Archeologico.
GROTTA DI SANTA MARIA
DEL PRINCIPIO :
LA CHIESA distrutta dal 1794 TdG 2
Rischio 8
( Vedi
anche relazione specifica nel capitolo dedicato a Calastro )
La piantina generale che qui mostriamo ci
indica l'antico pozzo attraverso il quale i Torresi dolo l'eruzione del
1794 raggiunsero le vestigia della chiesa sommersa e distrutta dal
passaggio della lava. Oggi l'entrata alla grotta è resa agevole grazie ad
una comoda scala che conduce al complesso archeologico passando per la
Chiesa attuale. In questo capitolo descriveremo molto sommariamente la
grotta nel suo insieme , in quanto una relazione molto dettagliata è già
stata proposta nel capitolo relativo al Complesso Archeologico di
Calastro.
La grotta nella sua genesi geologica ,è il
frutto di un fenomeno STARORDINARIO vulcanico che ha del miracolistico.
Durante il passaggio del fiume lavico che in questo punto aveva perso
forza ma non spessore ,la chiesa venne travolta e semidistrutta. Tuttavia
dell'intero monumento si salvò solo l'edicola della Madonna che venne
SCAVALCATA dalla lava che proseguì oltre creando una ampia camera
d'aria. Venne così preservata l'immagine bellissima e miracolosa della
Vergine. Colpisce di questa grotta l'aspetto particolare, ed unico del
masso lavico che si arresta davanti alla sacra Immagine dipinta
sull'intonaco. Uno spettacolo dalle mille suggestioni e dai mille risvolti
culturali religiosi .
Il Gruppo si impegnò nei lavori si pulizia
del sito e nei lavori di scavo sotto la guida dell'Archeologo Don Nicola
Ciavolino il quale da grande conoscitore della iconografia Cristiana
voleva approfondire lo studio circa le origini di quel culto Mariano e
circa le origini strutturali della chiesa. Già nel 1974 vennero
approntati i primi lavori di restauro dell'affresco ed i primi lavori di
consolidamento delle strutture sotterranee.Seguirono poi lavori di scavo
alla base dell'abside, all'interno della navata centrale e lungo cunicolo
che conduce al pozzo primario dal quale già nel 1795 scesero i torresi
per ricercare le vestigia della chiesa.
Va detto che nel dettaglio questo pozzo
verticale venne letteralmente scavato tagliando il banco lavico del 1794.
Un'opera veramente immane che si protrasse per circa un anno. Nel dicembre
del 1795 si incontrarono sul fondo del pozzo i muri laterali della antica
chiesa. E fu da allora che iniziarono veri e propri lavori di scavo
sotterraneo nel tentativo di salvare le grandi “ricchezze” che
custodiva il tempio. Fu solo agli inizi dell'800 che si progettò la
costruzione della chiesa nuova dedicata allo stesso titolo.
La grotta quindi presenta caratteristiche
geologiche interessantissime da mettere strettamente in relazione al 1794
e ad un paleosuolo che certamente è antecedente al 1000. L'edicola della
Madonna che risale a quell'epoca poggiava direttamente sul piano di
campagna . Lo scavo Ciavolino aveva il preciso intento di documentare
questa fase. Vennero rinvenuti materiali fittili che oggi si conservano
presso la Chiesa. Non altri elementi archeologici di
rilievo. Oggi non più visibili le tracce del passaggio del 1631. La
presenza monumentale in questa grotta è importantissima. Si conservano le
tracce dell'altare laterale destro detto dl Crocefisso. Si conserva ancora
intatto il pavimento in cotto ed in maiolica napoletana del ‘500.
Moltissimi elementi dell'antica chiesa restano inglobati nella lava.
Tantissimi frammenti ceramici e molti preziosi stucchi.
Materiali preziosi di una preziosa
struttura che giace a circa 18 metri sotto il livello stradale.
( Si rimanda al capitolo specifico inserito
nel testo relativo al Complesso Archeologico di Calastro, per avere
dettagli sullo scavo e sulla parte archeologica. )
GROTTA DI SANTA MARIA
DEL PRINCIPIO : IL CAMPO TdG 3
Rischio
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( Vedi anche relazione specifica nel
capitolo relativo al Complesso Archeologico di Calastro ).
La piantina in alto mostra il punto di
accesso alla grotta del campo. La trattazione completa della grotta la si
ritrova nel capitolo dedicato al Complesso Archeologico di Castro. In
questo capitolo dedicato alla speleologia mi limiterò esclusivamente ad
accennare ad alcuni spetti tecnici della discesa e ad alcuni aspetti
geologici.
La bocca di entrata è posta in un locale
del campo sportivo della Parrocchia di Santa Maria del Principio. Una
botola quadrata in ferro chiude lo sguardo allo stretto pozzo verticale
che conduce alle camere sotterranee. Uno stretto budello scavato nel
contesto della lava del 1794, largo appena
90 cm. rettilineo sul
finire, stretto e curvo alla imboccatura. Percorsi circa
5 metri in verticale,
si giunge in una prima ampia camera dalla quale si diparte un ampio
condotto orizzontale . Più oltre per circa 10 metri in direzione Napoli la galleria si allarga e
diventa un lungo cunicolo imbutiforme . Sulla sinistra una galleria più
bassa devia verso la marina e si approfonda nella compagine del banco
fangoso del 1631 per oltre 20 metri. Il complesso di gallerie e camere venne
scavato in parte dall'uomo ed in parte è il risultato del passaggio di
acqua che filtra dal lato Vesuvio.
Questo complesso ipogeo è
interessantissimo sia per le caratteristiche geologiche che per la
formazione si concrezioni stalattitiche e stalagmitiche . Numerose sono
inoltre le forme biologiche che qui si possono osservare. Insetti tipici
dell'ambiente buio ed umido . Presenti anche interessanti forme vegetali.
La facies della grotta ricalca in
linea generale le caratteristiche di altre grotte torresi. Il soffitto è
rappresentato dal 1794 e le pareti con il piano di calpestio dal 1631.
Nulla vieta tuttavia di ipotizzare che la facies bassa delle gallerie
appartenga al tormentato periodo eruttivo del medioevo.