| |||
GROTTA DEI GRANAI AL MULINO TdG 4Rischio 5
L'entrata è situata
nell'area dei Granai dell'ex Mulino alle spalle della “fabbrica del
ghiaccio”. La zona è posta sul lato mare della Via Felice Romano . Qui il
ramo nord della colata del 1794 transitò in parte in quanto
scendendo dalle pendici del vulcano , dopo aver seppellito la Chiesa di
Santa Maria del Principio ed aver quindi costeggiato il Colle degli
Zoccolanti, si diresse per naturale pendenza verso il Mare . Perdendo
forza per mancanza di apporto e per fenomeni di raffreddamento il ramo
nord si arrestò poco oltre l'attuale via Felice Romano andando a
debordare per poco più di
Nelle immagini che seguono si possono osservare i dettagli dell'area . La foto numero 1 mostra dalla via Cesare Battisti il grande balzo altimetrico che si venne a creare con la colata del 1794 . Nella foto numero 2 viene mostrata l'area dei granai . Nelle immagine numero 3 l'accesso alla grotta , dove in alto si possono notare la lava del 1794 con i segni dell'opera di sbanco. 1 2 3 L'accesso alla grotta è agevole e quasi privo di rischi. Una lunghezza
complessiva di Caratteristiche geologiche. Anche qui come in altre grotte torresi si assiste alla stessa conformazione. In alto come per tetto il 1794. Le pareti ed il piano di calpestio sono verosimilmente ricavate dallo scavo condotto nel fango che è il prodotto odierno della consolidazione disidratazione e cristallizzazione di un fenomeno piroclastico avvenuto molti secoli orsono. L'area in questione è
certamente interessantissima . Qui a poche centinai di metri ad ovest vi
era Nessuna traccia di manufatti, nessuna traccia macroscopica di vita fatta eccezione per un piccolo teschio di gatto. GROTTA DEL SAN MICHELE TdG 5Rischio 5 e
( Vedi relazione specifica nel capitolo dedicato al Centro Storico Chiesa di San Michele )
La piantina in alto
mostra l'accesso alla grotta situata all'interno della Chiesa del
Santissimo Sacramento e San Michele Arcangelo. La Chiesa è posta lungo
Nel capitolo relativo al CENTRO STORICO si troveranno dettagli relativi alla storia della Chiesa. In questa parte ci soffermeremo prevalentemente sugli aspetti speleo durante le varie ricognizioni effettuate dal Gruppo. Fu grazie all'interessamento dell'Archeologo Don Nicola Ciavolino che venni chiamato per poter organizzare delle ricognizioni di studio e di ricerca nell'area ipogea della Chiesa di San Michele. Il Gruppo come sempre aderì in massa e senza riserve. Venne approntata una rete elettrica fissa per l'illuminazione ed un servizio di scarico dei materiali di scavo. Fu un'operazione per così dire in grande stile con tutti i crismi della ricerca archeologica e speleologica. Parteciparono alle ricognizioni anche soggetti estranei al Gruppo che si unirono alle squadre per collaborare e aiutare nell'immane lavoro di pulizia e sistemazione dei degli ambienti . In questo capitolo
voglio fortemente rivendicare la paternità delle scoperte che qui vennero
compiute e voglio sottolineare l'assoluta dedizione dei soci del Gruppo
che seriamente si impegnarono in quest'opera di recupero monumentale.
Ciò detto passeremo brevemente a descrivere gli ambienti per poi passare ai dettagli delle due principali spedizioni speleologiche. La Chiesa era posta sul
versante mare della Real Strada delle due Sicilie . Si apriva con la
facciata verso il magnifico scenario del Vesuvio. Sul davanti stando alla
carta del Morghen non dovevano esserci come ora grandi edifici . Nulla
poteva far presagire che dalle pendici del vulcano in un caldo giugno del
1794 si aprivano delle bocche eruttive dalle quali sarebbe sgorgato il
fiume lavico che mise in ginocchio Il disegno che propongo è frutto del lavoro del Gruppo e mio personale è non di quelli che vennero poi. Il Gruppo operò rilevò scavò sotto la guida di un Archeologo. Coloro che vennero poi e si arrogarono i meriti della scoperta sono impostori che avrebbero dovuto possedere per lo meno l'eleganza di segnalare la paternità delle opere che qui si compirono . Tutte le tavole di questo lavoro portano la mia firma . Tutte le considerazioni fatte in questo scritto portano la mia firma ed implicitamente di coloro che lavorarono con me amando profondamente le bellezze di questa terra. Il disegno è datato al 1983 e ci illustra in maniera semplice e schematica una sezione della Chiesa antica e di quella moderna. Ma guardiamo assieme e poi commenteremo i dettagli. 1 La sezione semichematica mostra in una veduta d'insieme il COMPLESSO IPOGEO DEL SAN MICHELE. Per mia comodità e per rendere fruibile una lettura semplice ed esaustiva del testo ho diviso l'area di studio in tre zone. Sulla destra del disegno seguiamo attentamente le indicazioni per comprendere meglio e poter studiare il monumento così come appare oggi. Zona a - Corrisponde all'area della odierna Chiesa posta sullo stesso piano della Via Diego Colamarino. Zona b
settore che venne inglobato nella colate del 1794. Zona c
quella originaria. Da questa zona si dipartono numerosi cunicoli ed accessi a cavità sotterranee che si estendono sul piano geologico, in un settore che certamente appartenne forse al 1631 ma quasi certamente ci può portare alla Torre medioevale ed anche romana. Le tre aree ci riportano quindi in tre distinte epoche in tre distinti momenti della vita della città. Il lavoro spelo archeologico che venne iniziato dal Gruppo in questa Chiesa aveva precisi intenti. Ci eravamo prefissati il compito di documentare fotograficamente e graficamente ogni particolare, cercando di dare risalto a quella fenomenologia vesuviana che aveva permesso la distruzione e la conservazione allo stesso momento del tempio. Un po' come accade a Pompei dove il Vesuvio distrusse e comunque consentì di conservare. Documentare era la prima missione da portare a termine. Poi sistemare l'area delle sepolture all'aperto. Recuperare il materiale archeologico e catalogarlo. Infine perlustrare le aree sotterranee al piano antico del 1500. Le caratteristiche geologiche del complesso sono da riferire ai due eventi vulcanici che accomunano la storia della città. All'interno della
Chiesa antica si osservano come alla Assunta, come a Santa Croce ed agli
Zoccolanti delle fosse per Dopo l'eruzione del 1794 così come era avvenuto all'Assunta, la Chiesa rimasta in piedi poggiava direttamente sull'edificio avvolto dalla lava solidificata. L'ambiente sotterraneo diventava una sorta di CIMITERO ECCLESIALE. La così detta Terra Santa dove venivano seppellite le salme nelle aree di inumazione. Solo successivamente i resti mortali venivano dissepolti e trasferiti negli ossari. La stessa procedura l'abbiamo osservata , come abbiamo detto all'Assunta ed ai Zoccolanti. L'operazione di riesumazione della salma e di collocazione nell'ossario avveniva di prassi secondo regole precise che ogni Congrega si dava. Per questo motivo accanto alle fosse cimiteriali troviamo scavati in profondità assurde ,dei lunghi pozzi per l'accoglimento delle ossa. Se questo avveniva in quasi tutte le Chiese di Torre ( e del Napoletano ) al San Michele accadeva stranamente un fatto inconsueto, dagli aspetti inquietanti e con risvolti culturali che evocano contaminazioni culturali antiche forse del lontano Egeo . Nel passaggio della terra santa al pozzo dell'ossario , molte spoglie mortali ( teschi , femori e tibie ) venivano offerte alla vista del pellegrino e del visitatore. Questa usanza è tipica di alcune Chiese cinquecentesche seicentesche del centro storico di Napoli, dove la devozione ai morti faceva parte di un rituale che affonda le radici nei lontani meandri della cultura pagana dell'antica Grecia . Napoli e quindi Torre del Greco furono colonie della Magna Grecia ed in quanto tali avevano accolto usi e costumi della madre patria. Ne è un esempio il complesso archeologico di Nekromandion in Peloponneso. Ma senza fare paragoni con paesi lontani geograficamente e nel tempo , possiamo certamente affermare che il “culto dei morti” al San Michele a Torre è stata un'usanza antichissima e paradossalmente anche moderna. Fino a 70 anni fa all'interno di quella Chiesa “segreta” si svolgevano vere e proprie funzioni “propiziatorie”. Vere cerimonie per il suffragio delle anime e per propiziare gli eventi futuri. Si scendeva al San Michele per chiedere grazie al defunto . Nacque così in epoca lontanissima il culto dei defunti legato alla tradizione antica della offerta e della richiesta. La Pizia di Delfi non è lontana. All'interno del bui
ambienti sotterraneo dopo il 1794 vennero costruite delle urne in legno a
forma Quando per la prima
volta , sotto la guida sapiente dell'Archeologo Ciavolino, scendemmo in
quella antica Chiesa avemmo tutti l'impressione di trovarci in un altro
mondo. Un mondo antico ed affascinante, attorno al quale ruotavano storie
secolari di amore , paure, speranze e sacrificio. La prima operazione di
recupero fu quella di dare degna sepoltura alla maggior parte degli
scheletri che giacevano a terra, tra la polvere le macerie e
Tutto il materiale venne catalogato e trasportato presso la Chiesa di Santa Maria del Principio, per essere studiato. Gli ex voto riguardavano grazie ricevute per persona ( malattia generica ) per organo ( cuore, orecchio, occhio,…) per arti ( mano, piede , gamba,…) . Alcuni ex voto avevano fattezza di animale ( gatto, uccello,…). Altre formelle in argento erano certamente antiche per decorazioni e forma. Ingiallite ed annerite dal tempo alcune erano letteralmente avvolte dalla cera , dalla fuligine e dalla polvere. Circa le lettere ed i biglietti ,devo dire di averne raccolte a migliaia, in forma di lettera chiusa in busta , di foglio sigillato da un filo tessito e ricamato, in forma di pallina arrotolata, in forma di cono ( “coppetiello” ). Spolverati e ripuliti alla meglio, tutti questi “messaggi” vennero consegnati nelle mani dell'Archeologo Ciavolino. Ebbi modo nei mesi successivi di poter studiare da vicino quelle missive. Fu per me una grandissima emozione scoprire che Nicola e Pasquale avevano un filo diretto con tutta Torre e con la Torre di ogni ceto sociale. Non saprei come descrivere quei momenti, non ne trovo le parole. E complesso spiegare in parole dei sentimenti, degli odori, dei sapori . E' complesso descrivere i colori e le forme. Ci vorrebbe la penna di Manzoni o di Dante per farlo degnamente. In quelle lettere in quelle pallottole di carta sbiadita e stinta dal tempo vi erano i sentimenti della gente comune , vi erano i pensieri della gente senza istruzione, vi erano le parole dei pescatori e delle madri trepidanti . Un mondo immenso e vivo di gente che chiedeva aiuto. Scoprii che chiedere a Pasquale era come chiedere alla Pizia. Ti darò qualcosa se mi darai. E senza tanti preamboli dandosi del tu. Molti messaggi erano indirizzati con lessico vivace e colorato, con parole dure e spontanee. Da quegli scritti si sarebbe potuto produrre un trattato di antropologia e di sociologia. Ma veniamo ai
contenuti. Molte lettere, dicevo vennero catalogate Dal Ciavolino, ma di
moltissime ebbi modo di visionarle e di studiarle. Oggi non ci resta
alcuna traccia di quelle “missive” per l'oltretomba. Tuttavia in questo
capitolo voglio fare qualche accenno ai dialoghi più interessanti e
significativi. Il tipo di scrittura è sempre lo stesso. Elementare spesso
sgrammaticato. La maniera in cui scrivevano i Torresi variava a seconda
delle epoche dalla matita, alla penna a sfera , al pennino . Nessuno
scritto a macchina. Alcuni foglietti ancora contenevano disegni e graffiti
indecifrabili . Come si rivolgeva il “fedele” a Nicola ? Usava sempre il
tu. Non girava molto attorno all'argomento da trattare , Moltissimi di questi messaggi vennero catalogati. Non ebbi più modo di esaminare quei preziosi testi. Dopo la morte dell'amico Prof Ciavolino tutto scomparve nel nulla. Restano a magra testimonianza di quel tesoro queste poche righe dedicate a quei torresi che loro modo cedettero nel culto dei morti del San Michele. Ma riprendiamo a leggere la sezione 1 del complesso archeologico. 1
L'attuale piano
stradale della Via Diego Colamarino. Siamo sul tetto della colata del
2 Dall'interno della chiesa attuale si accede attraverso una comoda scala in muratura al sito archeologico. 3 La scala scende in rapa unica verso il basso. Lungo la parete ovest una finestrella ci mostra dall'alto una vista d'insieme dell'interno della Terra Santa. 4 Le vasche per la sepoltura 5 La vasca cruciforme 6 Uno dei pilastri originali della antica struttura cinquecentesca 7 La porta d'entrata della antica chiesa in parte chiusa dal banco lavico del 1794 8 Davanti alla antica Chiesa esisteva una doppia scalinata che si collegava ad un ballatoio con ringhiera in pietra. 9 Il pozzo dell'ossario 10 Cunicolo sotterraneo inesplorato 11 L'ambiente della sacrestia e della cappella di San Filippo Neri. 12 La tomba del Vescovo. Ambiente a volta decorato a stucco che conteneva a detta del Ciavolino le spoglie mortali di un Vescovo torrese La sezione che realizzai e tecnicamente poi tradussi in un disegno maggiormente dettagliato ci dà molti particolari degli interni e le destinazioni d'uso degli ambienti. Passeremo ora alla esplorazione di tre cavità . Prima di addentrarci nei dettagli uno sguardo alla piantina generale.
Le aree in giallo corrispondono alle vasche per il seppellimento dei defunti. Con le lettere B e C viene disegnata l'area della Cappella dedicata a San Filippo Neri . Le aree in rosa sono i punti di discesa al sottosuolo. Analizzeremo ciascuno degli accessi e cercheremo di dare una idea d'insieme circa questo dedalo di gallerie intrigato e segreto, misterioso ed affascinante. La botola numero 18 è
posta al davanti di un altare. È chiusa con un piccola porticina
lignea. Non si riesce a penetrare all'interno in quanto totalmente
colma di terra. Per circa L'entrata numero 17 porta alla “Cripta del Vescovo”. In origine questo accesso era totalmente occluso da terra e detriti murari. La squadra addetta allo scavo con a capo Giuseppe Marotta compì il “miracolo, liberandola dalla maggior parte di detriti . Si tratta di una camera a pianta quadrata con decorazioni in stucco. Non riuscimmo a giungere al piano di calpestio originario per mancanza di tempo . Il vano comunicava con l'esterno attraverso una scalinata come è possibile vedere nella sezione numero 1. Inoltre questo vano doveva comunicare con il corridoio sotterraneo centrale della Chiesa . Con il numero 8 ho disegnato due accessi al centro della Chiesa. Anche questi due ambienti erano totalmente ricolmi di terra . Dopo un faticosissimo lavoro condotto da Giovanni Suarato si pose in luce una scala in muratura che scendendo in basso doveva mettere in comunicazione le due botole. Anche qui il lavoro fu lungo e faticosissimo per la polvere infinita che offuscava a volte l'intero volume sotterraneo e rendeva l'aria irrespirabile. La botola numero 9 ben incorniciata in legno e ricoperta da una pesante porta conduceva al corridoio centrale. Lo scavo qui fu interrotto dopo qualche giorno in quanto si rendevano prioritarie altre operazioni di studio. Le due botole 11 e 12
furono esplorate alla fine del lavoro. Si tratta di due accessi al
sottosuolo attraverso un pozzo verticale. La botola in pesantissima pietra
lavica poggia su di una cornice dello stesso materiale . Fu arduo
sollevare la botola in quanto la terra circostante franava ai lati della
cornice . Dopo la creazione di un castelletto in tubolari di ferro fu
possibile il sollevamento del pesante masso e quindi l'accesso al pozzo.
Ricordo che venne approntata una dettagliata documentazione fotografica .
Il pozzo si presenta come vero e proprio orrido a pareti irregolari
scavate nella terra dura e compatta. La sezione è quadrata. Non si riuscì
ad arrivare al fondo e solo per pochi metri venne calata una scala per
ispezionare e per osservare la natura geologica del terreno. La
pericolosità della discesa era data dal fatto che la pesante cornice in
pietra poteva franare al di sopra di colui che intraprendeva
Il pozzo numero 12 fu quello esplorato per primo, mentre il numero 11 tardò per motivi legati ad una scoperta contemporanea che il Gruppo in quegli stessi giorni andava facendo in zona Sora. Una mareggiata aveva posto in luce travi di legno enormi , pertiche in pino . Frammisti a brandelli di muri divelti al monte fangoso del 79 d.C. questo materiale era inerme e come tale restò circa una settimana in balia del mare letteralmente in tempesta . Fu un'impresa rischiosa scendere sull'arenile per salvare dal mare questi preziosi reperti. Non fu possibile nessuna documentazione fotografica . Solo successivamente venne eseguita una disegno del ritrovamento. Forse le due travi gigantesche e le decine di pertiche facevano parte delle banchine dell'antico approdo della terma romana così come ci descrive il Novi. Ma torniamo in terra
ferma. Dopo circa una settimana venne posta in luce la botola numero 11 .
Le fattezze esterne erano quelle della numero 12 . La cornice esterna
sembrava più stabile . Immane il lavoro di sollevamento. Una volta aperta
la botola fu possibile addentrarci all'interno del pozzo verticale per
circa Andiamo alle immagini per completare il nostro viaggio in questo affascinate luogo di mistero e di culto antichissimo. 1 2 Le due sezioni relative sono relative alla piantina principale . Nel disegno numero 1 si possono osservare i due pozzi verticali dei quali quello ad est terminerebbe probabilmente con una camera. Il pozzo ad ovest invece termina a fondo cieco . Da una certa altezza si possono intravedere macerie , grossi elementi decorativi in pietra. Il disegno numero 2 si riferisce ad una sezione che comprende la navata centrale e quella laterale. ( Per i dettagli di studio degli ambienti si rimanda alla relazione specifica sul CENTRO STORICO ) 1 Questa immagine mostra l'intera navata con le quattro fosse laterali e la fossa cruciforme in primo piano. 2 L'accesso al corridoio
sotterraneo centrale. Si possono notare le tracce della cornice lignea e
della porta che copriva l'entrata. I gradini scendono verso il basso fino
a circa 3 4 La vasca cruciforme. Sul lato destro della immagine si può scorgere l'accesso al pozzo numero 12 5 Giovanni Suarato mentre
esplora 6 Rosario Pomposo mentre lavora alla sistemazione dei reperti provenienti dagli “scaravattoli” 7 Il pozzo 12 visto
dall'alto. Per i primi 8 Parte dell'aula laterale bloccata nella lava.
|
© 2002-2005 Aniello Langella All rights
reserved. |