Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 8

L'età classica

             Fra le prime testimonianze religiose dell'umanità, e certamente tra le relativamente più abbondanti pervenuteci, spiccano le sepolture con il connesso culto della sopravvivenza dei defunti. La pratica sembra anticipare addirittura il neolitico (25), ampio arco cronologico in cui si collocano senza alcuna titubanza  innumerevoli tombe, spesso corredate di rudimentali ornamenti ed amuleti. Nei casi di ottimale conservazione, in molti casi, sui teschi si sono individuate tracce di colorazioni effettuate con ocra rossa, pratica peraltro ancora in auge presso le ultime nicchie preistoriche scampate all'estinzione (26). Il significato non richiede notevole acume interpretativo: risapendosi dall'esperienza quotidiana che l'abbondante fuoriuscita cruenta del sangue il più delle volte prelude la morte, è proprio in quel colore rutilante che sin dagli albori della vicenda umana si ravvisò l'essenza stessa della vita. Comprensibile pertanto che tra i menzionati amuleti sepolcrali già 30.000 anni or sono spiccassero frammenti di corallo, causualmente raccolto sulle spiagge dopo qualche mareggiata dai nostri antenati.  
  
          A partire dal 4 millennio a.C. la presenza del corallo nel repertorio ornamentale assume una sistematicità ed intenzionalità incontrovertibile, conferma di una valenza apo­tropaica e scaramantica ormai acclarata, sempre e comunque correlata alla sua sanguigna colorazione (27). Del resto in epoca notevolmente più recente la mitologia greca ravvisò nella inconfondibile rossa formazione il sangue della Gorgone decapitata da Perseo,rappresosi nel mare!

 

19 - G. Vasari: Perseo ed Andromeda. Firenze, Palazzo Vecchio studiolo di Francesco I de’ Medici: da notare la mutazione  in rami di corallo dei rivoli di sangue che scorgano dal capo della Gorgone.

         Per la razionalità romana la configurazione arborata e ramificata del corallo valse a meritargli una più consapevole interpretazione e la collocazione nel regno vegetale, tanto più che, secondo alcune ingiustificate credenze, la consistenza lapidea conseguiva l'estrazione dall'acqua dove,ninvece, risultava alquanto flessibile ed elastico, in perfetta concordanza con una vera pianticella (28). Plinio il Vecchio, sebbene alquanto confuso sulla sua esatta definizione, oscilando tra quella di Pirite e Dentrite, ne tramandò, se non altro, con sorprendente competenza le località di pesca, indubbia testimonianza della crescente rinomanza e notorietà.  
 
          Da quei giorni innumerevoli studiosi si cimentarono nel descriverne le caratteristiche formali,di giacitura e soprattutto di supposta efficacia officinale, poichè sempre in ossequio al suo vivido rosseggiare, il corallo continuava a suggerire uno stretto nesso con l'energia vitale e quindi un eccezionale apporto nella farmacopea (29). Somigliante struttura­mente ad un nodoso ramo di quercia, equiparato per virtù terapeutiche ad un'erba portentosa, la natura vegetale non fu d'allora più messa in discussione assurgendo da acuta ipotesi a certezza scientifica. E l'avventura del corallo a sollievo delle sofferenze umane decollò, acquisendo progressivamente mirabolanti proprietà, tanto più straordinarie quanto più improbo, modesto, ed aleatorio se ne confermava l'approvvigionamento. La sua ricerca e la sua pesca divennero, per conseguenza, in brevissimo volgere altamente remu­nerative ed incessanti, ammantandosi progressivamente di segretezza. 
 

  20 - Esempi di collane e pendenti di corallo realizzati dalla manifattura indiana della regione Meghalaya, e della regione Ladakh, nel secolo XX. (dal catalogo della Mostra: Il corallo nel gioiello etnico indiano - Torre del Greco  1998).