Rivista Marittima - Flavio Russo - L'oro rosso di Torre - Pag. 12 |
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I
pescatori che,estate dopo estate, si cimentavano nella durissima fatica
non erano infatti sardi, ma tributari delle famiglie Doria ancora d'Oria
all'epoca e Malaspina, rispettivamente ad Alghero i primi ed a Bosa i
secondi. Genovese l'una, pisana l'altra ovvero di due temutissime
repubbliche marinare, minacciose mercantilmente e militarmente.
Castelsardo, già Castellaragonese ed in precedenza Castelgenovese (35),
costituiva il caposaldo impiantato dalla casata sull'isola: i ruderi ne
conservano ancora abbondanti testomonianze dell'originaria impostazione.
29-Castelsardo,panoramica del castello visto A sua volta il maniero che domina Bosa presso la foce del Temo
(36), dalla mole sostanzialmente immutata, costituiva il caposaldo pisano.
Col tempo la presenza genovese si trasformò in vero monopolio e si allargò
verso nord fino ad includere la Corsica, e verso sud assicurandosi
l'isolotto di Tabarca (37) a poche centinaia di metri dalla costa di
Tunisi, inequivocabile conferma di quanto più volte precisato. Ovviamente
non era certamente solo il corallo a stimolare tali iniziative
geostrategiche, ma è indubbio che con il trascorrer dei decenni iniziava
a pesare la sua importanza economica.
31 - Idem Intanto, in quegli stessi anni, una nuova dinastia si affacciò sulla scena mediterranea dell'oro rosso, destinata ad avere in futuro un importante ruolo produttivo: quella dei Lomellini, per alcuni studiosi di origine lombarda sebbene trapiantati a Genova. |