Attualmente due gruppi di imprenditori torresi stanno preparando una visita a Capo Verde; le Autorità locali sono piuttosto restie al rilascio di licenze di pesca, ma per l’anno in corso ne hanno concesse due. Inoltre, sappiamo che
è stata costituita una società tra un veneto ed un gruppo di capoverdiani i quali avrebbero il 51%. Comunque vadano le cose sopra citate, l’eventuale pesca, certamente, non
potrà soddisfare le nostre necessità. Bisogna, quindi, far si che le ”coralline” vengano rimesse in mare, in cui oltre ai banchi, ricchi
più di ieri di corallo, vi sono anche i ”giacimenti” i quali, benché
diano materiale ”decaduto”, se sfruttato in tempo utile possono
fornirci centinaia o migliaia di quintali di corallo lavorabile. Ad
esempio da quelli di Sciacca in soli 11 anni (1875-86) se ne raccolsero
13 milioni di chilogrammi, risultati lavorabili in percentuale
inversamente proporzionale alla profondità: gli strati meno profondi,
corallo da minor tempo in mare, davano cormi prevalentemente lavorabili;
quelli che giacevano chissà da quanti decenni, cioè i più profondi,
risultavano utilizzabili in limitatissima quantità.
Casi analoghi e più recenti sono Alboran (1981) e Pantelleria (1983)
dove si pesca tuttora; inoltre non va dimenticato che tutte le scoperte
di giacimenti sono state sempre casuali. Anche per tale motivo dobbiamo
attivarci per ottenere l’intervento dagli Organi istituzionali
competenti; intervento - ripetiamo - indirizzato alla perlustrazione dei
fondali per la individuazione delle zone corallifere ed infine che venga
restituita la pesca da superfice. Diversamente si lascerà deperire
migliaia di tonnellate di corallo, vivo o morto, ma che comunque
rappresenta un bene comune da cui avere lavoro e benessere e che,
invece, ci viene negato senza alcun giustificato motivo.
Infatti i vari tabù di pericolo di estinzione della ”specie” da
anni e risultato inesistente dai vari Organismi tutelanti l’ambiente,
quali il CITES, la FAO, il FAI, ecc.
Anche lo sconvolgimento ecologico marino attribuito all’ingegno da
J.J. Cousteau e da ritenersi, assieme alle sue imprese sottomarine, un
”imbroglio” per pubblicizzare il suo operato, cosi come recentemente
(maggio 1998) denunciato dalla BBC (rete televisiva inglese) e riportato
da testate giornalistiche anche italiane. Ad aggravare la gia
insostenibile situazione del grezzo abbiamo una notizia recentemente
pervenutaci (febbraio 1998) da Formosa: il corallo pescato nel loro mare
si presenta con il 75% di ”mushi”, cioè l’ultimo stato di corallo
decaduto, che acquista solo il Tibet. ”E - diceva il nostro
corrispondente - qualora venisse meno tale mercato, saremmo costretti a
non armare piu a corallo le nostre barche”. Se ciò avvenisse
perderemmo anche quel poco grezzo che ci arriva dall’Asia.
MERCATI DI VENDITA Naturalmente i mercati di vendita su cui
inviamo i nostri manufatti risentono anche dell’eccezionale aumento
del costo del grezzo, in funzione della sua rarefazione sul mercato e
non dei mari, causata dal fermo della pesca con ”coralline”. Di
certo le crisi economico- politiche dei vari Paesi contribuiscono alle
minori spese di prodotti voluttuari. Infatti, la Germania, che era la
nostra migliore cliente europea, dall’epoca dell’”unificazione”
cui si e aggiunta la notevole disoccupazione che tutti conosciamo, ha più
che dimezzato le importazioni di corallo. La Francia, 1’Olanda, il
Belgio, 1’Austria, la Svizzera e 1’Inghilterra si fanno sentire solo
per ordinazioni di particolare taglio destinate all’alta gioielleria.
Dei Paesi dell’est europeo, nei quali si erano poste le speranze di
tutti, la Cecoslovacchia, nei primi anni, ha acquistato buoni
quantitativi tramite le sue ”aziende di stato”. Poi e quasi
scomparsa ed il suo posto lo ha preso la Polonia con cui si lavora bene.
La Spagna ha ridimensionato notevolmente le importazioni e
saltuariamente richiede ”pendoli” per farne orecchini. I Paesi degli
Emirati Arabi stanno dando lenta- mente segni di interesse per il
corallo da destinare ai turisti nigeriani in visita alla Mecca.
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Tagliatura con vecchi: tenaglia, spada e lima

Tagliatura con tecnica moderna

Aggarbatura con la vecchia mola di pietra
arenaria

Aggarbatura con mola moderna al carborundum
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