Ricordi del bere e mangiare di un torrese Pag. 4 | ||
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arciul(o):Boccale. etim. Latino "urceolus". Hê pigliato u cantaro pe l'arciulo. Po’ commo n’allopata se magnaie quanto a tavola nc’era da ’ngorfire né nce fu arciuolo che non devacaie ..... (G. C. Cortese. La Vaiasseide). Va pe accattare vino lo fegliulo, e fa co li tornise vestivèccole sopra de l'arciulo. (G. B. Basile. Calliope, overo la Museca). Métte lu quèntero cu l'arciùla. Pigghjà quiéntere p'arciùle. (Vittorio Parascandola. Vefio). ardìca.Ortica. Erba perenne delle Urticacee (Urtica dioica). etim. Latino "urtica", da "urere", bruciare. ... che non è possibele semmenare grano e cogliere ardiche, o puro chiantare ardiche e cogliere vruoccole: (Pompeo Sarnelli. La piatà remmonerata). ardichèlla:Arzichella. Ortica di mare, medusa urticante degli Scifozoi. etim. Latino "urticula". Pezzelle d'ardichelle. Mo che a vocca s'è accunciata, ca buntà r'i tracchiulelle, cu sapore 'i ll'ardichelle, mo sta panza è appriparata. (S. A. Grammatica). aréch(e)ta:Origano. Erba aromatica delle Labiate (Origanum vulgare). Arecata. Arrecanato o arreganato ha il significato di profumato con arecheta. Alici arreganate. Carmosina l’ontaie tutta piatosa e po’ lo pane cuotto le facette conciato – ch’era cosa prencepale – co’ aglie e uoglio, arecheta, acqua e sale. (G. C. Cortese. La Vaiasseide). arracchiät(o):Avvinazzato. Arracchiare. arr(e)ganät(o):Arrecanate. Insaporito con arecheta. Le alici arreganate si preparano in turtiera con olio, aglio e arecheta. Anche la variante al forno è detta arreganate. arrôst(e)r(e):Arrostire. Cuocere sulla brace. Carne arrustuta: carne ai ferri. Arrustire.
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Vulesse
ca chiuvesse, chiuvesse maccarune, (NCCP). arruscä(re):Abbrustolire. Abbruscare. Maccaruni arruscati. arrusti(re):Arrostere. Arrostire. Cuocere sulla griglia. Carne arrustuta, l'arrusto: carne ai ferri. Songo le baiasselle iusto iusto tènnere e ghianche comme na rapesta, coloritelle propio comm’arrusto e saporite cchiù che nn’è l’agresta. (G. C. Cortese. La Vaiasseide). arùc(u)la:Rucola, (Eruca brassica). arùta:Ruta, (Eruca sativa). Cimma r'aruta, Mammella toia m'ha chiammato E io so' sagliuto E nu suonno r'ammore nc' 'immo fatto. ..... ..... Cimma d'aruta mia, cimma d'aruta, Int'a 'sta testa chi te ci ha chiantata? (Canzone a fronna 'i limone del Cinquecento).
Cecca,
pecchè l'aruta te mettiste (Sgruttendio. La Tiorba a Taccone). arvar(o):Vasetto, ampolla. Ora pruóieme ccà chill’arvariello addove stace chello metredato ... (G. C. Cortese. La Vaiasseide). asca:Scheggia, briciola. a_scapéc(e):Condimento a base di aceto fatto sobbollire con aromi diversi. etim. Spagnolo "escabeche". Altri sostengono la derivazione etimologica da Apicio e la parentela della scapece con il "liquamen" di Apicio. La differenza è notevole se si pensa alla preparazione del liquamen, con verdure, pesce e interiora di pesce lasciate a macerare e inputridire. Penso piuttorto ad una parentela con l'agresto. Cucuzzielli a scapece. La frittura di mare non consumata viene conservata condita a scapece. asprìn(o):Detto anche asprinio. Vino bianco campano, leggermente acidulo, da bere fresco di cantina. etim. Latino "asprum", acre. Il luogo classico di produzione è la zona di Aversa. Il vitigno è uno dei pochi autoctoni immuni dall'attacco della fillossera che distrusse la viticultura europea nella seconda metà dell'ottocento. La coltivazione è quella a sostegno vivo, dei vigneti ad alberata, detta della vite maritata, sistema risalente agli etruschi. Le alberate di pioppo possono superare i venti metri di altezza. L'alberata nel casertano consente la coltivazione contemporanea della vite in alto e della canapa in basso. Sulla bontà di questo vino una piacevole lettura sono le entusiastiche pagine di Paolo Monelli, "Il vero bevitore" e la meraviglia gioiosa della scoperta di Mario Soldati "Vino al vino". ... fresco, pallidissimo, acidulo, sbarazzino, padre selvatico dei raffinatissimi champagne. (Paolo Monelli. Il vero bevitore). ...un vino vinello, l'Asprino... di limpidissimo colore bianco verdolino, di tenue profumo, di gusto leggero e frizzante. Né guasta sappia d'erba di campo e limoncella... ...tra Napoli e Caserta il vino strambo di Terra del Lavoro; fiacco d'alcol, ma frizzantino, rinfresca il gusto, ti sciogle lo spirito, ti mette voglia di fare l'amore. (Luigi Veronelli. Bere giusto). Non c'è bianco al mondo così assolutamente secco come l'Asprino. Perché i più celebri bianchi secchi... includono, sempre,...una qualche sia pur vaghissima vena di dolcezza. L'Asprino no. L'Asprino profuma appena, e quasi di limone: ma, in compenso è di una secchezza totale... (Mario Soldati. Vino al Vino). Li migliori sono quelli di Aversa, ... L'estate è sana bevanda. ... vuole essere odorifero, di colore dorato e non del tutto crudo. Tali vini sono stimati assai dagli osti, ché li cortigiani e le cortigiane corrono volentieri alla foglietta. (Sante Lancerio. Lettera al cardinale Guido Ascanio Sforza). Ma l'asprino non sempre è stato apprezzato da tutti. « L’Asprinio – accomenzaie a dicere – non me piace, perché l’asprezza che porta a lo nomme la lassa a lo palato. (Pompeo Sarnelli. Posilicheata). E, sebben Ciccio D'Andrea con amabile fierezza, con terribile dolcezza, celebrarmi un dì volea quel d'Aversa acido vino, egli a Napoli sel bea del superbo Fasano in compagnia. (Francesco Redi. Bacco in Toscana). A questi versi replicò Gabriele Fasano, (vedi alla voce "vino"), invitando il Redi a Napoli per verificare la differenza tra i vini toscani e quelli campani. Voglio fa venì Bacco a Posileco, e le voglio fa vedè, che differenza ’nc’ è tra li vini nuosti, e li Pisciazzelle de Toscana". (da Francesco D'Ascoli. Letteratura Dialettale Napoletana). "l’aggio ditto e lo ttorno a dicere ca ssi vine vuoste songo pesciazzelle e pesciazzelle e meze", (Lettera di Gabriele Fasano al Redi). L'asprinia d'Averza sincera, addorosa, che bengo a mezzotto, chi vole prova'. (Francesco Cerlone. La finta parigina). Chi mmiezo a sciure, a nnepeta addorosa Se mmocca na fechella o no perillo; Da llà si lo faje d'oro no lo smuove ca ngrotta sprinio, e nfossa grano nuovo. (Gabriele Quattromani. Le Odi di Orazio: A Mecenate). atturrät(o):Tostato. Mennule atturrate. etim. Latino "torrere", arrostire. aulìva:Uliva. Aulive 'i Gaeta, nere e affusolate. Le olive verdi diventano dolci trattate con la lisciva. Le aulive scamazzate. Queste ultime si preparavano anche in casa. Si schiacciavano le olive, senza far rompere il nocciolo, e si mettevano a bagno per far perdere l'amaro L'acqua si cambiava anche due volte al giorno. Diventate dolci si condivano con arecheta, aglio e cerasiello. Andare a cagna' l'acqua all'aulive, andare a pisciare. Scommotocozzaulive: questa espressione fece parte del nostro lessico familiare ad indicare "tutto il resto". Derivava dal conto di una cena fatta da amici alla trattoria del Parzunariello. Il conto presentato su carta paglia gialla terminava con "scommotocozzaulive", cioè servizio, (bella l'espressione scommoto) cozze e ulive. austégn(o):Di agosto. Austo. Si dice per la frutta che matura in agosto. Uva austegna, mela austegna. Avènia:Rinomata salumeria di via Roma. azz(e)ppàta:Modalità di vendita delle ficurinie. Pagata la quota si aveva diritto a prendere le ficurinie che si riusciva ad azzeppare, facendo cadere il coltello dall'alto, e sollevare dal cesto. azzuppä(re):Prosciugare. Fare zuppetta. Azzupparse u pane: Approfittarsene, compiacersi. Faciéttemo nu grande sciopero û paese nuosto, che pe quatto risgraziati mariuoli ca nce s’azzupparono u ppane, fernette a mmazzate. (S. A. Storie Torresi). |