A sinistra, nel giardinetto di Capo Torre, e il monumentino
che ricorda l’eruzione del 1861, a destra è la
CHIESA DELLA MADONNA
DELLE GRAZIE
Questa chiesa con l’annesso convento dei PP. Francescani Zoccolanti,
posta all’ingresso della città, è detta dallo storico Francesco
Balzano (1688) ”assai antica e fondata da frate Domenico Della Torre”,
mentre i Castaldi nella loro ”Storia” (1890) dicono che fu
fondata nel 1610 dall’arcivescovo Ottavio Acquaviva.
Nella grave eruzione del 1794 la lava ignea, che abbatteva la vicina porta
di Capo Torre, invadeva per metà dell’altezza la chiesa sollevando il
livello del suolo nella parte frontale di essa.
I Francescani rimasero sul luogo fino agli inizi del secolo seguente, poi
andarono via. Il convento, per supplica del sac. Pasquale Lombardo al re
Ferdinando I, divenne sede dal 1825 del Ritiro della Visitazione,
accogliendo giovanette rimaste orfane dopo l’eruzione.
Tale Ritiro fu poi Istituto di
Educazione, con una scuola che poteva essere frequentata anche da ragazze
esterne, a spese proprie o del Comune o dell’Istituto stesso. La chiesa,
dopo l’eruzione, fu ristrutturata e restaurata nella parte superiore
rimasta: il finestrone del secondo ordine, dell’esterno divenne l’attuale
porta d’ingresso.
Nel l930, per volontà del rettore Don Pietro D’Amato
fu arricchita di begli affreschi dal pittore Raffaele
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Il chiostro del convento
degli zoccolanti, oggi
Sammarco
riproducenti episodi della vita della Madonna, gli Evangelisti e degli
angeli.
Divenne poi parrocchia nel 1948 con lo stesso D'Amato parroco.
Affresco del Convento degli Zoccolanti
Attualmente è tenuta da don Alfonso
Punzo. Il convento, dalla mole rude e massiccia, che dopo l’eruzione del
1861 ospito un Asilo d’Infanzia Municipale, ed è ora occupato dalle
suore dell’Addolorata, conserva nel chiostro al piano terreno, con
ingresso dalla sottostante Via Madonna del Principio, numerosi affreschi
settecenteschi alle pareti, con episodi della vita di S. Francesco d’Assisi
che, ripuliti e restaurati, costituirebbero un patrimonio d’arte per la
nostra città. Verso il giardino che e all’esterno dell’edificio si
può vedere anche il terreno ove si dava sepoltura ai monaci.
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