La Città: 4 zone
Itinerario 1: zona media o  centrale
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Al centro di Via Diego Colamarino, sulla destra è la

CHIESA DEL SS. SACRAMENTO
E DI S. MICHELE ARCANGELO



Un piccolo conservatorio che accoglieva ragazze povere fu fatto con una rendita lasciata dal parroco di S. Croce Nicolandrea Balzano morto di peste nel fatale I656. Questo si trovava in alcune case nella zona dell’attuale via Gradoni e Cancelli ed aveva annessa la chiesa di S. Maria dell’Ospedale, era retta da cinque amministratori nominati coi voti degli Eletti dell’Università e dei governatori di S. Croce e riceveva sovvenzioni anche dall’Università. Nel 1683 il card. Innico Caracciolo, arcivescovo di Napoli concesse che l’istituzione si costituisse in monastero di monache e fece venire da Capri la monaca teresiana Maria Serafina di Dio che diede alla comunità la regola e l’abito di S. Teresa di Gesu, carmelitana. 
Il nuovo monastero, dal titolo dell’Immacolata Concesione, si obbligava a ricoverare le giovani che già vi trovavano e accogliervi converse, a favorire le torresi che volessero vestire l’abito col far pagare loro una. dote inferiore a quella che verasvano le forastiere, a pagare ogni anno un maritaggio ad una giovane povera o a conversa che ne uscisse per sposarsi. Creciuto il numero delle ospiti ed essendo insufficiente la sede, la comunità ebbe nel 1696 licenza di edificare nel luogo di Capo Torre una nuova dimora che venne inaugurata il. 23 giugno 1806.  

    
            La sagrestia della vecchia Chiesa 
       dell'Immacolata Concezione sommersa 
                sotto la Chiesa S. Michele

La chiesa aveva all’esterno dei gradini avanti all’ingresso; l’interno, con cupola, aveva l’altare maggiore con una tela dell’ ”Imacolata” dipinta da Paolo De Matteis (1662-1728) e due altari laterali con le tele di ”S.Teresa” e del ”Crocifisso” di Giuseppe Simonelli (1650-1710), ambedue pittori seguaci di Luca Giordano. 
Vi erano per la chiesa cinque medaglioni raffiguranti S. Anna, S.Fortunato, S.Pilippo Beri, S.Gennaro e S. Michele. Il pavimento settecentesco era rimasto con maioliche smaltate a disegni di fantasia (”riggiole”) e cotto. 
La sagrestia era costituita da due vani divisi da un grande arco ribassato e aveva pareti e soffitti affrescati con finte architetture eseguiti nel 1714: notevole quello del soffitto del secondo vano raffigurante la ”"Madonna in gloria fra angeli”, attribuibile al De Matteis. 
Il monastero, posto alla sinistra della chiesa, era a forma quadrata, con chiostro. 
Nell'eruzione del giugno 1794 il complesso fu toccato dalla lava ignea senza essere distrutto, ma rimase per metà sotto il nuovo livello stradale; le monache, impaurite, fuggite a Napoli nella Casa del Rione Materdei, non vollero più tornare a Torre. Quando si volle riattivare la chiesa messa sotto il nuovo titolo di S. Michele Arcangelo, si fece l’ingresso attraverso il finestrone del secondo ordine, cosicché la costruzione con la volta diventata più bassa e la cupola rimasta alta, apparve del tutto sproporzionata. 



             Affresco della Madonna in Gloria 
                 nella Chiesa dell'Immacolata
         Concezione, sotterranea a quella attuale 

Qui, nel 1803 stabilì la sua sede l’Arciconfraternita del SS. Sacramento già fondata nel 1632 e giuridicamente riconosciuta dal re Carlo di Borbone nel I755,la quale utilizzò la par te inferiore della chiesa come cimitero per i suoi soci, fino a quando nel 1888 si costruì un nuovo edificio più ampio per le sepolture nel cimitero comunale. 
Tale Arciconfraternita e ancor oggi esistente, contando numerosi iscritti. La chiesa superiore, ad. una sola navata, ha sull’altare maggiore una tela raffigurante ”L’Ultima Cena” e quattro altari laterali. Da una scala, dopo i lavori di sgombero e di sistemazione operati nel 1979 anche qui dal Gruppo Archeologico torrese "G. Novi”, si scende nella vecchia chiesa che mostra a terra le fosse dei sepolti, mentre nella sagrestia si vedono soli rimasti, l’affresco di S. Filippo Neri alle pareti e quello della ”Madoana in gloria”, con la data 1714, nella volta. Il monastero è pur esso conservato, col refettorio bellamente affrescato nel Settecento ed in parte adibito ad abitazioni private.