La Città: 4 zone
Itinerario 1: zona media o  centrale
29 pagine di testo e 70 immagini 

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  La Chiesa principale di Torre  del Greco sita nella piazza principale. 
  Per antonomasia è chiamata " 'a Parrocchia" anche essendo  Basilica.

Si giunge in Piazza S. Croce, la principale della Città, ove si erge la
 
BASILICA PONTIFICIA 
DI S. CROCE

 

Una Chiesa dedicata all’Invenzione della S. Croce di Gesù fu costruita forse negli ultimi anni del 1400 e i primi del 1500, col denaro della cittadinanza e fu detta ”estaurita” perché fondata e retta da laici e appartenente all’Università della quale portava gli stemmi. 
Una bolla del Papa Leone X del 10 luglio 1517 (in cui si legge fra l’altro ”Turris Octavae, alias del Greco) riconoscerà la proprietà e la natura laica della chiesa e i privilegi goduti dai suoi governatori. Quando il Concilio di Trento stabilì la costituzione di parrocchie in ogni città o paese, tale chiesa divenne parrocchia le e primo parroco bollato, su proposta dei governatori, della chiesa, fu dal 5 maggio 1584 don Vincenzo Raiola, dottore e professore in teologia che ebbe il merito di celebrare messa, confessare, insegnare. la dottrina cristiana, assistere i moribondi celebrare battesimi e matrimoni tenendo i relativi registri anagrafici. 


       La facciata neoclassica e il vasto interno 
Da relazioni seicentesche di S. Visite cardinalizie, del 1696 e del 1714 riportate dal Loffredo, si apprende che tale chiesa era di magnifica struttura situata, con tre porte d’ingresso, in un largo davanti alla pubblica Via Regia, con la facciata rivolta verso il mare; alla sinistra di chi entrava era il campanile, iniziato nel 1596, terminato al primo ordine tutto in pietre di piperno, e parte del secondo, lavorato in pietre di piperno e fabbrica rossa, rimasto incompiuto dopo l’eruzione del 1631, completato poi fino al terzo ordine nella prima metà del Settecento; a destra ora l’orologio rotale acquistato nel 1714 a spese dell’Università (1.). 
La facciata rivolta al mare si vede anche nella stampa seicentesca del Parrino che abbiamo acclusa qui nella sezione storica del sito e nella pianta del Morghen relativa all’eruzione del 1794, sebbene il Di Donna "Origini e vicende di S.Croce" e il Rai mondo, "Itinerari torresi" dicono che era rivolta ad oriente.
I due citati scrittori dicono anche (op. cit. ) che il campanile aveva nel primo orine le facciate a piede di torre; cioè a tronco di piramide, ma con un sopralluogo effettuato nell’aprile 1978 i soci del Gruppo Archeologico Torrese, calatisi nel  fondo di esso con scala a corde e passati all'esterno attraverso una porta, in un cavo di lava pietrificata, poterono constatare e documentare con fotografie che tali facciate erano, cioè sono, perpendicolari, come quelle degli ordini superiori che tuttora si vedono allo scoperto. 

    
              La "Via Crucis di G. Ciavolino": 
                   Le donne di Gerusalemme


L’interno descrittoci dal Balzano nel 1688 era a crociera, lungo più di 94 palmi e aveva la navata centrale con cinque arcate su ogni lato poggiate su solidi pilastri di pietra nera e con un bellissimo soffitto, la cupola, l'altare maggiore col coro alle spalle, un organo assai grande e sonoro; nel transetto la Cappella del Crocifisso e quella con l'immagine dell'Immacolata, mentre nelle due navate laterali erano cappelle fra cui quella della Madonna della Speranza che ospitava la Confraternita dei Calzettari di Seta, quella del SS. Sacramento per gli esercizi spirituali e quella di S. Antonio di Padova dei Pollieri.
Si conservavano, inoltre le statue del Patrono S. Gennaro, di S. Eugenia dalle fattezze di donna Anna Carafa e un frammento della S. Croce in Reliquiario di Cristallo di monte a forma di cuore, decorato d'argento e oro, donato nel 1687 da Don Carlo Maria Carafa, Principe di Botera e Roccella e Grande di Spagna. (2). 
Distrutta completamente la Chiesa dalla lava ig'ea, il 15 giugno 1794, durante la famosa eruzione vesuviana è rimasto in piedi solo il solo campanile semisommerso, i torresi richiesero al card. Zurlo di costruire una nuova chiesa. L'allora vice parroco Don Vincenzo Romano , il 5 giugno 1796, terza domenica di Pentecoste, sostituendo il Parroco Gennaro Falanga ammalato, uscì processionalmente dalla chiesa del Carmine fungente da parrocchia, accompagnato dal clero e dal popolo e pose la prima pietra della nuova costruzione; dopodiché, deposti i sacri paramenti, cominciò a trasportare le pietre e così da quel giorno, seguito dai fedeli, lavorò in mezzo agli operai. 
La chiesa, progettata dall'architetto Ignazio Di Nardo, fu ancora orientata con la facciata verso il mare e fu fatta più grande della precedente. Venne inaugurata il 3 Maggio 1827, festività dell’Invenzione della S. Croce, quando don Vincenzo era diventato parroco. Essa, secondo il gusto del tempo, e in stile neoclassico, di quella corrente detta ”"purista” che si rifà ai modelli rinascimentali. 
La facciata è divisa in due ordini: l’inferiore che ha quattro colonne corinzie centrali e quattro paraste laterali, reggenti un’alta trabeazione e inquadranti le tre porte d’ingresso e due nicchie contenenti le statue in stucco di S. Gennaro e di S. Elena, dello scultore Beniamino Cali, allievo del Canova (1858); il superiore che ha un grande corpo centrale aperto da un finestrone e sovrastato da un timpano corrispondente alla navata centrale, mentre due volute curvilinee laterali fanno da raccordo alle navate laterali.                   


 L'urna con le spoglie del Beato Vincenzo Romano
  (foto in occasione della visita del Papa a Torre)

Sul portale centrale è la lapide marmorea che ricorda la nuova costruzione:

NOVUM HOC TEMPLUR IN HONOREM
S. CRUCIS D.N. JESU CHRISTI
SUPER RUINAS ANTIQUI AB IGNEO VESUVII TORRENTE XVII KAL.
JUL MDCCXCIV LABEFACTATI
PRAEMISSIS AD COELUM PRECBUS ADMIRABILI DEI PROVIDENTIA
HERCULANSES EXCITAVERE
A.D. MDCCCXXVII

Traduzione: (Questo nuovo tempio in onore della S. Croce del N. S. Gesù Cristo sopra le rovine del vecchio distrutto dal torrente igneo del Vesuvio il 15 Giugno 1794 gli Ercolanesi (= i torresi), elevate le preci al cielo, per ammirabile provvidenza di Dio, eressero nell’anno del Signore 1827).

L’ampio interno, ha croce latina, a tre navate e ci riporta subito con il pensiero al più noto esempio della Basilica di S. Pietro in Vaticano. La navata centrale ha cinque arcate poggianti su grossi pilastri quadrangolari, la volta a botte, la cupola sull’altare maggiore, nella grande architettura di un tempio neoclassico, la tela "L'invenzione della S. Croce” dipinto da R. Ciappa (1825).
Nella navata sinistra sono il fonte battesimale e quattro cappelle con gli altari di S. Francesco di Paola, S. Giuseppe, Madonna della Speranza, Madonna del Rosario, mentre il transetto dell'altare del S. Cuore con l'urna del Parroco Romano beatificato il 17 novembre I963, e la Cappella del Crocifisso; nella navata destra sono una cappella vuota, l'ingresso alla sagrestia, tre cappelle con gli altari di S. Stanislao, dell’Addolorata, della S. Famiglia, mentre il transetto ha l’altare di S.Gennaro con l’urna di S. Colomba martire delle catacombe, e la cappella, dell'Immacolata. Una lapide dietro la porta principale ricorda che Pio IX, il 14 Settembre 1849, in occasione della festività dell’"Esaltazione della S. Croce,” entrò benedicente in questa chiesa accolto dal popolo esultante; quella posta sul primo pilastro sinistro la visita di Giovanni Paolo II avvenuta l’11 Novembre 1990.

(I due avvenimenti sono descritti ampiamente in questo sito, il primo in CULTURA/Opere/
Eventi storici torresi; il secondo in TEMPO LIBERO/Culti/ Il Papa a Torre. N.d.r.).

Ai pilastri sono sedici tele raffiguranti la ”Via Crucis”, del pittore concittadino Giuseppe Ciavolino, esempi di arte figurativa moderna dalla solida impostazione compositiva e di forte vivacità cromatica. S. Croce è stata l’unica parrocchia. cittadina fino al I929, che ancora oggi è detta per antonomasia ”la Parrocchia”; è stata inoltre proclamata Basilica Pontificia con decreto del Capitolo Vaticano del 6 luglio I958. L’attuale parroco è Mons. Onofrio Langella.
L'annesso Museo, recentemente costituito in una sala della sagrestia, conserva pregevoli arredi e paramenti sacri, calici, ostensori, turiboli e navicelle, piviali, pianete, dalmatiche in ricco broccato e oro, una porticina di custodia in argento sbalzato e cesellato con la raffigurazione dell’Ultima Cena, un tempietto portatile per il S. Viatico in argento (1846).  

                  
La corona d’oro dell’Immacolata, di. forma imperiale tempestata di gemme, coralli, perle, cammei, topazi, eseguita dalla Ditta Giov. Ascione nel 1954, una seconda reliquia del la S. Croce donata nel 1798 dal card. Zurlo al posto di quella Carafa perduta nell’eruzione del 1794, la testa lignea di S.Giovanni Battista già appartenuta alla Congregazione dei Bianchi, ecc.

1) S. Loffredo: op.cit. pag.136-140,
2) Altre descrizioni si trovano in: Di Donna: "L'Università della Torre del Greco, pag.211-224 e "Origini e vicende di S. Croce, pag. 10-18.

I PARROCI DI S.CROCE:

  1) Vincenzo Raiola 1584-1590
  2) Bartolomeo Brancaccio 1590-1628
  3) Nicolandrea Balzano 1628-1656
  4) Aniello Brancaccio 1656-1673
  5) Francescantonio Vitelli 1673-1680
  6) Aniellantonio Brancaccio 1683-1696
  7) Giovandomenico Cartuccio 1696-1721
  8) Alessio Raiola 1722-I731
  9) Biagio Scognamiglio 173I-1733
10) Carlo Raiola 1733-1742
11) Gennaro Falanga 1742-1799
12) Vincenzo Romano 1799-183I
13) Felice Romano 1831-1854
14) Salvatore Noto 1854-I877
15) Giuseppe Romano 1877-1895
16) Pasquale Brancaccio 1895-1929
17) Francesco Saverio Vitelli 1929-1949
18) Stefano Perna 1949-1972
19) Rocco Borriello 1972-1981
20) Onofrio Langella 1981- ?