Si giunge in Piazza S. Croce, la principale della
Città, ove si erge la
BASILICA PONTIFICIA
DI S. CROCE
Una Chiesa dedicata all’Invenzione della S. Croce di Gesù fu costruita
forse negli ultimi anni del 1400 e i primi del 1500, col denaro della
cittadinanza e fu detta ”estaurita” perché fondata e retta da laici e
appartenente all’Università della quale portava gli stemmi.
Una bolla del Papa Leone X del 10 luglio 1517 (in cui si legge fra l’altro
”Turris Octavae, alias del Greco) riconoscerà la proprietà e la natura
laica della chiesa e i privilegi goduti dai suoi governatori. Quando il
Concilio di Trento stabilì la costituzione di parrocchie in ogni città o
paese, tale chiesa divenne parrocchia le e primo parroco bollato, su
proposta dei governatori, della chiesa, fu dal 5 maggio 1584 don Vincenzo
Raiola, dottore e professore in teologia che ebbe il merito di celebrare
messa, confessare, insegnare. la dottrina cristiana, assistere i moribondi
celebrare battesimi e matrimoni tenendo i relativi registri
anagrafici. ![](immagini/134Scroce_interno.jpg)
La facciata
neoclassica e il vasto interno
Da relazioni seicentesche di S. Visite cardinalizie, del 1696 e del 1714
riportate dal Loffredo, si apprende che tale chiesa era di magnifica
struttura situata, con tre porte d’ingresso, in un largo davanti alla
pubblica Via Regia, con la facciata rivolta verso il mare; alla sinistra
di chi entrava era il campanile, iniziato nel 1596, terminato al primo
ordine tutto in pietre di piperno, e parte del secondo, lavorato in pietre
di piperno e fabbrica rossa, rimasto incompiuto dopo l’eruzione del
1631, completato poi fino al terzo ordine nella prima metà del
Settecento; a destra ora l’orologio rotale acquistato nel 1714 a spese
dell’Università (1.).
La facciata rivolta al mare si vede anche nella stampa seicentesca del
Parrino che abbiamo acclusa qui nella sezione storica del sito e nella
pianta del Morghen relativa all’eruzione del 1794, sebbene il Di Donna
"Origini e vicende di S.Croce" e il Rai mondo, "Itinerari
torresi" dicono che era rivolta ad oriente.
I due citati scrittori dicono anche (op. cit. ) che il campanile aveva nel
primo orine le facciate a piede di torre; cioè a tronco di piramide, ma
con un sopralluogo effettuato nell’aprile 1978 i soci del Gruppo
Archeologico Torrese, calatisi nel fondo di esso con scala a corde e
passati all'esterno attraverso una porta, in un cavo di lava pietrificata,
poterono constatare e documentare con fotografie che tali facciate erano,
cioè sono, perpendicolari, come quelle degli ordini superiori che tuttora
si vedono allo scoperto.
![](immagini/138via_crucis.jpg)
La "Via Crucis di G. Ciavolino":
Le donne di Gerusalemme
L’interno descrittoci dal Balzano nel 1688 era a crociera,
lungo più di 94 palmi e aveva la navata centrale con cinque arcate su
ogni lato poggiate su solidi pilastri di pietra nera e con un bellissimo
soffitto, la cupola, l'altare maggiore col coro alle spalle, un organo
assai grande e sonoro; nel transetto la Cappella del Crocifisso e quella
con l'immagine dell'Immacolata, mentre nelle due navate laterali erano
cappelle fra cui quella della Madonna della Speranza che ospitava la
Confraternita dei Calzettari di Seta, quella del SS. Sacramento per gli
esercizi spirituali e quella di S. Antonio di Padova dei Pollieri.
Si conservavano, inoltre le statue del Patrono S. Gennaro, di S. Eugenia
dalle fattezze di donna Anna Carafa e un frammento della S. Croce in
Reliquiario di Cristallo di monte a forma di cuore, decorato d'argento e
oro, donato nel 1687 da Don Carlo Maria Carafa, Principe di Botera e
Roccella e Grande di Spagna. (2).
Distrutta completamente la Chiesa dalla lava ig'ea, il 15 giugno 1794,
durante la famosa eruzione vesuviana è rimasto in piedi solo il solo
campanile semisommerso, i torresi richiesero al card. Zurlo di costruire
una nuova chiesa. L'allora vice parroco Don Vincenzo Romano , il 5 giugno
1796, terza domenica di Pentecoste, sostituendo il Parroco Gennaro Falanga
ammalato, uscì processionalmente dalla chiesa del Carmine fungente da
parrocchia, accompagnato dal clero e dal popolo e pose la prima pietra
della nuova costruzione; dopodiché, deposti i sacri paramenti, cominciò
a trasportare le pietre e così da quel giorno, seguito dai fedeli,
lavorò in mezzo agli operai.
La chiesa, progettata dall'architetto Ignazio Di Nardo, fu ancora
orientata con la facciata verso il mare e fu fatta più grande della
precedente. Venne inaugurata il 3 Maggio 1827, festività dell’Invenzione
della S. Croce, quando don Vincenzo era diventato parroco. Essa, secondo
il gusto del tempo, e in stile neoclassico, di quella corrente detta ”"purista”
che si rifà ai modelli rinascimentali.
La facciata è divisa in due ordini: l’inferiore che ha quattro colonne
corinzie centrali e quattro paraste laterali, reggenti un’alta
trabeazione e inquadranti le tre porte d’ingresso e due nicchie
contenenti le statue in stucco di S. Gennaro e di S. Elena, dello scultore
Beniamino Cali, allievo del Canova (1858); il superiore che ha un grande
corpo centrale aperto da un finestrone e sovrastato da un timpano
corrispondente alla navata centrale, mentre due volute curvilinee laterali
fanno da raccordo alle navate laterali.
|
![](immagini/135urna_bvinc.jpg)
L'urna con le spoglie del Beato Vincenzo
Romano
(foto in occasione della visita del Papa a Torre)
Sul
portale centrale è la lapide marmorea che ricorda la nuova costruzione:
NOVUM HOC TEMPLUR IN HONOREM
S. CRUCIS D.N. JESU CHRISTI
SUPER RUINAS ANTIQUI AB IGNEO VESUVII TORRENTE XVII KAL.
JUL MDCCXCIV LABEFACTATI
PRAEMISSIS AD COELUM PRECBUS ADMIRABILI DEI PROVIDENTIA
HERCULANSES EXCITAVERE
A.D. MDCCCXXVII |
Traduzione: (Questo nuovo tempio in onore della S.
Croce del N. S. Gesù Cristo sopra le rovine del vecchio distrutto dal
torrente igneo del Vesuvio il 15 Giugno 1794 gli Ercolanesi (= i torresi),
elevate le preci al cielo, per ammirabile provvidenza di Dio, eressero
nell’anno del Signore 1827).
L’ampio interno, ha croce latina, a tre navate e ci riporta subito con
il pensiero al più noto esempio della Basilica di S. Pietro in Vaticano.
La navata centrale ha cinque arcate poggianti su grossi pilastri
quadrangolari, la volta a botte, la cupola sull’altare maggiore, nella
grande architettura di un tempio neoclassico, la tela "L'invenzione
della S. Croce” dipinto da R. Ciappa (1825).
Nella navata sinistra sono il fonte battesimale e quattro cappelle con gli
altari di S. Francesco di Paola, S. Giuseppe, Madonna della Speranza,
Madonna del Rosario, mentre il transetto dell'altare del S. Cuore con
l'urna del Parroco Romano beatificato il 17 novembre I963, e la Cappella
del Crocifisso; nella navata destra sono una cappella vuota, l'ingresso
alla sagrestia, tre cappelle con gli altari di S. Stanislao, dell’Addolorata,
della S. Famiglia, mentre il transetto ha l’altare di S.Gennaro con l’urna
di S. Colomba martire delle catacombe, e la cappella, dell'Immacolata. Una
lapide dietro la porta principale ricorda che Pio IX, il 14 Settembre
1849, in occasione della festività dell’"Esaltazione della S.
Croce,” entrò benedicente in questa chiesa accolto dal popolo
esultante; quella posta sul primo pilastro sinistro la visita di Giovanni
Paolo II avvenuta l’11 Novembre 1990.
(I due avvenimenti sono descritti ampiamente in questo sito, il primo in
CULTURA/Opere/
Eventi storici
torresi; il secondo in TEMPO LIBERO/Culti/ Il
Papa a Torre. N.d.r.).
Ai pilastri sono sedici tele raffiguranti la ”Via Crucis”, del pittore
concittadino Giuseppe Ciavolino, esempi di arte figurativa moderna dalla
solida impostazione compositiva e di forte vivacità cromatica. S. Croce
è stata l’unica parrocchia. cittadina fino al I929, che ancora oggi è
detta per antonomasia ”la Parrocchia”; è stata inoltre proclamata
Basilica Pontificia con decreto del Capitolo Vaticano del 6 luglio I958. L’attuale
parroco è Mons. Onofrio Langella.
L'annesso Museo, recentemente costituito in una sala della sagrestia,
conserva pregevoli arredi e paramenti sacri, calici, ostensori, turiboli e
navicelle, piviali, pianete, dalmatiche in ricco broccato e oro, una
porticina di custodia in argento sbalzato e cesellato con la raffigurazione
dell’Ultima Cena, un tempietto portatile per il S. Viatico in argento
(1846).
![](immagini/140corona.jpg)
La corona d’oro dell’Immacolata, di. forma imperiale tempestata di
gemme, coralli, perle, cammei, topazi, eseguita dalla Ditta Giov. Ascione
nel 1954, una seconda reliquia del la S. Croce donata nel 1798 dal card.
Zurlo al posto di quella Carafa perduta nell’eruzione del 1794, la testa
lignea di S.Giovanni Battista già appartenuta alla Congregazione dei
Bianchi, ecc.
1) S. Loffredo: op.cit. pag.136-140,
2) Altre descrizioni si trovano in: Di Donna: "L'Università della
Torre del Greco, pag.211-224 e "Origini e vicende di S. Croce, pag.
10-18. I
PARROCI DI S.CROCE: 1) Vincenzo Raiola
1584-1590
2) Bartolomeo Brancaccio 1590-1628
3) Nicolandrea Balzano 1628-1656
4) Aniello Brancaccio 1656-1673
5) Francescantonio Vitelli 1673-1680
6) Aniellantonio Brancaccio 1683-1696
7) Giovandomenico Cartuccio 1696-1721
8) Alessio Raiola 1722-I731
9) Biagio Scognamiglio 173I-1733
10) Carlo Raiola 1733-1742
11) Gennaro Falanga 1742-1799
12) Vincenzo Romano 1799-183I
13) Felice Romano 1831-1854
14) Salvatore Noto 1854-I877
15) Giuseppe Romano 1877-1895
16) Pasquale Brancaccio 1895-1929
17) Francesco Saverio Vitelli 1929-1949
18) Stefano Perna 1949-1972
19) Rocco Borriello 1972-1981
20) Onofrio Langella 1981- ?
|