In Piazza Luigi Palomba, che è la seconda della Città, s’erge il
monumento a Giuseppe Garibaldi con la statua bronzea dello scultore
Tommaso Solari, inaugurata i1 3 giugno 1894 con discorso del poeta Libero
Bovio (1). Su1 fondo è la
CHIESA DI S. MARIA
DEL CARMINE
Dai Padri
Carmelitani, calzati del Carmine Maggiore di Napoli, fuggiti dalla
Palestina di fronte all’occupazione musulmana fu edificata in Torre del
Greco una chiesa dedicata alla Madonna del Carmine con annesso convento.
Il Balzano nel suo libro dice che il complesso fu fondato nel 1565 come
da documento notarile, il Loffredo nel 1566 dal P. Alberto Comparato (2).
Chiesa e convento, non ebbero vita facile in seguito: nel 1631, durante
l'eruzione vesuviana che danneggiò gravemente la città, vennero
parzialmente distrutti e i monaci ivi residenti dovettero riparare a
Napoli.
Rimasta intatta la cappella con l'immagine della Madonna i
religiosi tornarono, ma perdute quasi tutte le rendite e privi di
elemosine dovettero abbandonare il progetto di riedificazione della loro
dimora e il convento venne addirittura soppresso con una bolla pontificia
del 1652.
Si riprese poi, il culto dell’immagine rimasta indenne,
mediante offerte dei fedeli, si ristrutturò la chiesa che fu fatta in
custodia ad un romito. I torresi pregarono i frati del Carmine Maggiore di
Napoli di rioccupare la loro antica sede, ma ne ebbero un rifiuto, onde si
rivolsero ai Carmelitani di S. Maria della Vita alla Sanità che
acconsentirono e vi si stabilirono nel novembre 1672.
Nell’eruzione
vesuviana del 1737 il complesso fu sfiorato dalla lava ignea del vulcano e
subì dei danni; in quella gravissima del 1794 rimase fra i pochi, che non
andarono compresi nella generale rovina.
La chiesa sostituì S. Croce
nella funzione di parrocchia e ospitò la collegiata costituita nel 1796
dal card. Zurlo (3).
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Da essa il beato Romano, come vice parroco partì in
processione solenne la domenica del 5 giugno 1796 per la cerimonia della
posa della prima pietra della erigenda nuova S. Croce.
Con l’avvento
della monarchia napoleonica un decreto del re Gioacchino Murat del 7
agosto 1809 soppresse ancora il convento torrese con altri del Regno e il
9 luglio 1811 fu ordinata la chiusura anche della chiesa. I torresi, con a
capo il. sac. Crescenzo Ascione, ottennero due anni dopo la riapertura di
questa, mentre il convento passò in potere dell’amministrazione
cittadina diventando sede comunale fino al 1851.
Nel. 1878 divenne sede
della nascente ”Scuola di Incisione sul Corallo e di Disegno Artistico
Industriale”, oggi Istituto Statale d’Arte. La chiesa è di stile
barocco napoletano. L’interno ha una sola navata con tre cappelle su
ogni lato mentre a sinistra una porta è chiusa da un blocco di lava
vesuviana del 1737 e sormontata da una lapide commemorativa e dal busto di
S. Andrea Orsini, vescovo carmelitano.
Il presbiterio ha l’altare
maggiore riccamente ornato di marmi policromi e in alto, sulla parete di
fondo, il quadro della Madonna col Bambino, copia di quello del Carmine di
Napoli.
Sul lato destro ha la statua, opoera di un Verzella, di S. Afonso
Maria de’ Liguori,g iurista, poeta, musicista, teologo e Dottore della
Chiesa, che durante i suoi frequenti viaggi dalla natia Pagani a Napoli,
si fermava spesso nell’attiguo convento per riposarsi. Nella volta a
botte tre affreschi dei pittori Visciano e De Rosa, dell’Accademia di
Belle Arti di Napoli, raffigurano il ”Trionfo della Madonna del Carmelo
con i Santi Ciro, Francesco Saverio, Alfonso, Teresa d’Avila
carmelitana, Andrea Avellinio e il papa Innocenzo IV che nel 1245 dette il
riconoscimento ufficiale all’Ordine carmelitano (al centro datato 1931);
S. Simone Stok, fondatore di vari conventi carmelitani in Gran Bretagna e
Francia, davanti alla Madonna” (presso il presbiterio); ”Visione del
profeta Elia, ispiratore dell’Qrdine carmelitano” (presso la porta),
ed inoltre vari angeli.
1) Il Solari (1820-1897), napoletano, fu
insegnante di scultura all'Accademia BB.AA., accademico di S. Luca,
cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia. Autore del
"Carlo D’Angiò" sulla facciata della Reggia, del
"Vittorio Emanuele" in Piazza Municipio, del S. Tommaso d'Aquino
nel cortile della Vecchia Università, del "Carlo Poerio" in
Piazza S. Pasquale a Chiaia, di uno dei quattro leoni del monumento in
Piazza dei Martiri, di uno dei, due leoni dello scalone della Reggia di
Caserta, ecc. (N. Della Monica: Le statue di Napoli (Tascabili economici
Newton-1996).
2) F.Balzano: op. cit. pag.79-81; S. Loffredo Op. Cit. pag.
222-23.
3) Nella chiesa si conserva un’altra reliquia della S. Croce
donata - ma manca il relativo documento - dallo stesso cardinale.
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