Arrivati nella parte inferiore della Via XX Settembre,
si trova la
CHIESA DI S. GIUSEPPE
ALLE PALUDI

Lungo la costa, anche verso il luogo detto S. Nicola, col materiale
fangoso alluvionale si era formata quella fascia di terreno detta ”mare
seccato”: qui gli spazi furono coltivati a orti (padule o paludi)
che ogni anno producevano ”hortolitie” (cioè ortaggi) in
abbondanza e vi sorsero case contadine (1) .
Nel 1674 il sacerdote napoletano Gennaro Di Martino fece costruire in una
sua masseria della zona una chiesa che prese il titolo di ”Giuseppe,
Gesu e Maria”, altrimenti della "Sacra Famiglia" o di "S.
Giuseppe alle Paludi". Questa fu poi acquistata nel 1679 da tale
Andrea Brancaccio e rimase proprietà della sua famiglia fino alla metà
del secolo XVIlI, passando poi alla famiglia imparentata dei Paduano per
mancanza di eredi diretti.
Divenne parrocchia nel 1945, perdendo il diritto padronale e passando alla
Curia Arcivescovile di Napoli: primo parroco fu don Salvatore Sorrentino,
mentre attualmente la governa don Vincenzo Padula. (Guarda un po' la
coincidenza : Paludi, Padula. Non solo, sopra è citata la famiglia
Paduano. N.d.r.)
L’interno è a una sola navata tutta in bianco, con decorazioni barocche
a stucco; sul fondo sono la mensa marmorea con lo stemma araldico dei
Brancaccio raffigurante quattro branche di felini e sulla parete un quadro
della ”S. Famiglia con S. Giovannino” e una custodia
fiancheggiata da due belle teste marmoree di angioletti.
A destra è una cappella con grande tela di ”S.Candida (stemma dei
Brancaccio con quattro branche di felini alla cintura).
La santa nel quadro adora la Madonna posta in alto col
Bambino e angioletti, mentre un altro angioletto a
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Il quadro di S. Candida
e gli stemmi dei Brancaccio di Torre e di Napoli con le
quattro branche di felini.
terra distribuisce
denaro ai poveri. Opera seicentesca di scuola napoletana (2), mentre su
due porte si vedono piccole tele della ”Visitazione” e della ”Nativita
di Gesu”.
A sinistra altra cappella e, su altre due porte, ancora piccole tele dell'
"Angelo che appare a S. Giuseppe dormiente invitandolo a fuggire
in Egitto con Maria e Gesù” e ”Fuga in Egitto”.
La chiesa possiede due dalmatiche seicentesche ricamate e un calice
d'argento, portanti lo stemma dei Brancaccio con le quattro branche di
felini,
1) F. Balzano: op. cit. pag. 124. 2) Il nome Candida era di
famiglia fra i Brancaccio dopo che il card..Rinaldo (1385-1427), pretendo,
senza alcuna ragione, di discendere da una omonima pia matrona morta nel
586,aveva fatto trasferire i resti mortali di questa dalla chiesa
napoletana dei SS.Andrea e Marco a Nilo in quella sua gentilizia di
S.Angelo a Nilo. Qui, fra gli stemmi araldici dei Brancaccio raffiguranti
quattro branche di felini, è la cappella che conserva due quadri della
presunta santa Candida, l’uno del 1486, l’altro ove la stessa è
inginocchiata davanti alla Madonna che in alto a destra regge il Bambino,
opera ritenuta di Carlo Sellitto (1581-1614). A Torre una Candida
Brancaccio fu moglie di Giuseppe Antonio Caracciolo, duca di Gasilino
presso Aquilonia, che fu padrone della villa passata poi ai Caracciolo
duchi di Castelluccio (ora distrutta, in Via Diego Colamarino).
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