La Città: 4 zone (zona 3)
Itinerario 3: zona alta o superiore
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Itinerario  III:
LA  ZONA  ALTA

 

Da Via Vittorio Veneto si sale in Via Guglielmo Marconi e, attraverso la Via Antonio Agostino Brancaccio che è a destra si giunge alla

CHIESA DI S. ANTONIO
DEI  BRANCACCIO



Morto il dott. Agostino Brancaccio il 9 marzo 1899, nella sua villetta posta alla sommità di Via. Sedivola  sua moglie donna Agnese Ascione, pia e buona donna, volle onorarlo erigendo, a sue spese e su suo terreno proprio, accanto alla villa, una chiesa che mancava ancora nella zona, da dedicare a S. Antonio da Padova, di cui il caro scomparso portava il nome.

Diede allora l’incarico della costruzione al nipote Giuseppe Ascione, figlio di suo fratello Giovanni, e questi chiamò il prof. Enrico Taverna, Direttore della Scuola del Corallo, che approntò il progetto. La chiesa, nata come atto d’amore, venne consacrata il 3 giugno 1902 da mons. Antonio Scotti, vescovo di Piedimonte d’Alife, allora residente nella nostra città.
Di proprietà della famiglia Ascione, ebbe di volta in volta come rettori tre nipoti sacerdoti della stessa donna Agnese, cioè don Francesco Villani, don

Ulrico Ascione e don Antonio Ascione.
Nel I945 essa fu eretta a parrocchia, passando alla diretta amministrazione della Curia Arcivescovile di Napoli e primo parroco fu lo stesso don Antonio; gli è succeduto poi l' attuale don Carrnine Ascione, che non è della stessa famiglia della fondatrice,ma soltanto un omonimo.
La chiesa è in quello stile gotico revival o rinascente che, rifacendosi all’originario già fiorito Medio Evo, fu in voga a metà del secolo scorso in Europa, soprattutto in Inghilterra e in Francia. Perfetto, perciò, è il suo verticalismo, sia nella facciata che nell’interno ad una sola navata, con le arcate ogivali, le finestre bifore illeggiadrite da vetrate colorate ove sono dipinti bianchi gigli.
L’altare in marmo grigio ha dei bronzi raffiguranti il mistero eucaristico ed è sormontato da una grande urna che racchiude la statua del Santo di Padova, opera del prof. Dantino, di Torino, amico del Taverna. In una parete del presbiterio sono murati i resti mortali di don Antonio Brancaccio e di donna Agnese, qui traslati dalla cappella gentilizia del cimitero comunale il 12 Agosto1963.
L'epigrafe latina apposta sul marmo ricorda che il Brancaccio "inaestimabilis scientiae ac animi sui thesauros in egenos: aegrosque profudit, civium magister plurimos permansit honestissimus honoratusque annos”
(cioè: profuse gli inestimabili tesori della scienza e dell'animo suo ai bisognosi e ai malati, come sindaco per diversi anni rimase onestissimo e onorato).
Annesso alla chiesa fatto costruire nel 1962, per incrementare l’attività religiosa dal parroco don Carmine, su suolo donato dal comm. Giovanni Ascione, pronipote di donna Agnese; esso comprende sale per le associazioni cattoliche maschili e femminili, una sala biblioteca, un salone per manifestazioni e, al primo piano, la canonica. La chiesa possiede un grande e bellissimo ostensorio in argento fuso e dorato, riccamente decorato con incrostazioni in corallo e pietre preziose, opera della nota Ditta di coralli del citato comm. Ascione, e inaugurato nel 1933, durante le celebrazioni del Congresso Eucaristico a Torre del Greco.