La Città: 4 zone (zona 4)
Itinerario 4: zona periferica
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Dalla Via Nazionale, deviando a sinistra per una delle diverse stradette campestri, si arriva al Colle dei Camaldoli dove si trova la

CHIESA DI S. MICHELE ARCANGELO AI CAMALDOLI



Sul ridentissimo colle di origine vulcanico posto a sud-est di Torre del Greco esisteva nel sec. XVI una piccola cappella dedicata all’angelo S. Michele, con un giardino, di proprietà dell'Università.
Il colle era chiamato S. Angelo, secondo l’usanza, medioevale, come monti e colline d'Italia erano intitolati a quel Principe dalle falangi celesti a ricordo della sua apparizione sul monte Gargano. Esso fu concesso dall’Università con la cappella e il giardino nel 1602 ad una delle comunità dei PP. Eremitani Camaldolesi venute a Napoli, e nel napoletano dal Monte Coro da (Perugia); la quale vi edificò una chiesa ”assai bella e molto ornata”; i monaci, da parte loro, dissero l'eremo fondato nel 1604 da padre Cesare Zaffarana senza fare menzione della, Università venendo perciò a lite con questa (1).
I monaci, soggetti ad una regola severissima che fra l’altro imponeva di mangiare sempre di magro e di osservare assoluto silenzio.
Vivevano in singole celle, con cucina propria; possedevano all’intorno territori pieni di querce e vigne e

vivevano col ricavato della vendita dell’uva per la vendemmia.
l colle cambiò il primitivo nome con quello dei Camaldoli della Torre, a distinguerlo da quello dei Camaldolesi di Napoli.
Nel 1714 gli eremiti cominciarono a costruire un fabbricato comprendente foresteria, biblioteca, infermeria e refettorio; nel 1741 edificarono una nuova chiesa, l’attuale, con la cappella del Capitolo e la sagrestia tutta affrescata, poi nel 1764. Nel 1807 l’Ordine fu soppresso, con tutti gli altri, nel Regno di Napoli diventato francese, ma la chiesa rimare aperta al culto e affidata ad un sacerdote. Col ritorno dei Borboni il complesso fu riconsegnato ai Camaldolesi nel 1826; ma dopo l’unificazione nazionale, nel 1867, 1’Ordine fu ancora e definitivamente soppresso.
I monaci andarono via, lanciandovi a custodia per qualche anno un vecchio converso (2). Il complesso, messo in vendita dallo Stato, rifiutato dal municipio di Torre del Greco per un ”superstizioso terrore religioso” (Castaldi), passò nelle mani di diversi privati che lo feccro decadere per trascuratezza e per distruzioni. Durante la II Guerra Mondiale rimase molto danneggiato perché nei suoi pressi furono installate postazioni antiaeree che venivano spesso attaccate dagli Anglo-americani. Fu poi restaurato a spese dello Stato e acquistato dai PP. Redentoristi di S. Alfonso Maria de’ Liguori che vi hanno ristabilito il tutto dignitosamente, con un annesso studentato religioso.
La chiesa, in stile barocco, si erge con la sua bianca mole su una spianata alla cima del colle: all’interno è ancora ricca di stucchi e decorazioni marmoree, ha l’altare maggiore ornato di marmi policromi, sei altari laterali con le vecchie tele di S. Michele, S. Gennaro e S. Romualdo fondatore dell’Ordine camaldolese, le nuove di S. Giuseppe (1962), la Madonna e S. Alfonso (1963) e S. Gerardo (1964). Le è accanto l’edificio dei PP. Redentoristi dove, in tre sale, e una biblioteca ricca di circa 15 mila volumi.

1) F. Balzano op. cit. pag.90-91. 2) E. Capece-Latro: La Villa delle Ginestre, pag.13.