La Città: 4 zone (zona 4)
Itinerario 4: zona periferica
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Ritornati sulla Via Nazionale al N.633:

VILLA MACRINA

E’ una sobria costruzione a tre piani: il piano terreno ha due ali laterali coperte da terrazzini; ha un balcone centrale ornato da balaustra e sormontato da una nicchia col solito busto di S. Gennaro protettore, nonché due finestre; il secondo presenta quattro finestre. Il portale immette in un piccolo atrio ottagonale con un solo lato aperto sull’esedra per la quale si passa nel giardino.

Sulla Via Nazionale al N.796:

VILLA AURISICCHIO-CICCHELLA



Il palazzo, costruito da Giuseppe Aurisicchio, capo dei guardiacaccia del re Ferdinando IV, in prossimità della zona delle Mortelle che era riserva reale di caccia, presenta sulla strada un fronte molto esteso. Al corpo centrale che si sviluppa su tre piani si aggiungono due ali, l’una conclusa da una terrazza balaustrata, l’altra da una rustica loggia coperta che si apre sia verso il mare che verso il Vesuvio.
La decorazione dell’ampia facciata, nella quale si aprono il grande fornice centrale dell’ingresso principale e due minori ai lati, è affidata unicamente agli ornati che circondano le aperture delle finestre e dei balconi, costituiti da timpani tondi o spezzati. Il balcone centrale ha un timpano spezzato con il solito busto di S. Gennaro.
Il profondo androne centrale conduce ad un cortile retrostante, limitato dalla consueta esedra semicircolare che accoglie il varco d’accesso al lungo viale proteso nella campagna. Sul lato destro dell’atrio principale ai apre l’accesso alla scala che porta ai piani superiori. Una struttura interessante si trovava nella cantina costituita da torchi per la vinificazione. L’ambizioso progetto fu realizzato con la segreta speranza di poter ospitare il re reduce dalle battute di caccia, ma questi non si degnò mai di concecere al suo guardiacaccia un tale onore.

Sulla Via Nazionale, al N. 401, la

VILLA BRUNO-PROTA

   

Lungo la Strada Regia (adesso Via Nazionale) è inserito l'imponente portale d'ingresso fiancheggiato da due balconi e sormontato da un'edicola col busto di S. Gennaro. Da questo si diparte un lungo viale che, attraverso un'area già destinata esclusivamente ad uso agricolo, giunge alla villa e prosegue verso il mare. L’edficio principale ha la facciata limitata agli estremi da due ali coperte a terrazze che abbracciano un cortile rustico ed è posta lungo un asse ortogonale diversamente da quello tradizionale Vesuvio-mare.

Al centro del cortile sono un corpo di fabbrica ottocentesco adibito a mulino a vapore ed una cappella che coprono in parte la facciata alterando l’aspetto originario del complesso e rendendone impossibile la visione unitaria.

Sulla Strada Regia (Via Nazionale), al N.821, la

VILLA S. GENNARIELLO

  

E’ preceduta da un lungo viale d’accesso che dalla Strada Regia si addentra nella campagna. Costruita anteriormente al 1731, ha una piccola facciata con tre balconi ornati da cornici e timpani di stucco al primo piano, tre finestre di dimensioni ridotte e circondate da un lungo risalto di stucco al secondo piano, mentre alla sommità, al centro, secondo l’uso locale è una nicchia con busto di S. Gennaro, posto come protettore dalla furia del Vesuvio, con relativa iscrizione marmorea
”S. Januarius - yroteget - nos - A.MDCCXXXI - D. XVII NOV.”
(cioè: S.Gennaro ci proteggerà. Anno 1731, I7 novembre).

Sulla Via Nazionale, fra i NN.787 e 789, la

MASSERIA DI DONNA CHIARA

 

La fabbrica prende il nome ” da donna Chiara Invitti, figlia del mercante don Carlo, la quale nei primi del Settecento sposò con Flavio Gurgo del R. Consiglio di S. Chiara in Napoli. Essa e disposta lontano dalla. Sitrada Regia e a questa e collegata da un lungo viale d'accesso che attraversa la campagna in direzione del mare, analogamente agli altri edifici della zona.
Ha una lunga facciata ornata da sette maestose finestre che hanno pregevoli cornici di stucco.
Il piano terreno e parte del seminterrato furono adibiti per la vinificazione e come cantina; quello superiore costituiva, l’appartamento dei proprietari che furono mercanti forestieri nobilitati poi col marchesato di Prata. Tutto il complesso appare oggi come un grande rudere in stato di abbandono