L'ultimo puparo torrese   pag. 3

INTRODUZIONE

Prima di iniziare ha parlare dell'Opera dei pupi, voglio ricordare alcune cose che sono state accantonate per fare largo alle novità del secolo. È una legge di natura quella del nuovo che mette a riposo il vecchio: il progresso ha rinnovato tutto, e quante cose ho visto cambiare; ricordo ha scuola da ragazzo il maestro ci diceva spesso “Ragazzi questo è il secolo del progresso, voi vedrete tante novità” il progresso c’è stato ha portato il rinnovamento ma ci ha tolto pezzi di cultura tradizionale della nostra Napoli canora; non sola canora ma ricca di tradizione popolare. Chi oggi sta vivendo come me la terza età e possiede una buona memoria ha tante cose da raccontare, sono cose che a questa generazione non interessa saperne, non vuole sentirne parlare delle cose del passato, se ci si prova a raccontare qualcosa di un tempo che fu ti senti rispondere “alla tua epoca ?”.
Con questa risposta ti ha pagato senza sapere che un racconto del nonno o dalla nonna che la vissuto in prima persona che siano belle o che siano brutto appartiene alla storia umana.
Ha i miei tempi i vecchi erano i saggi della società oggi non contano più, sono ingombranti e vengono messi al parcheggio, i vecchi non hanno più voce in capitolo una volta li consultavano per un consiglio, un suggerimento alle cose da fare, l’anziano ha esperienza per gli anni trascorsi è potrà essere utile e additare la giusta strada da percorrere ma non è così!


                      La commedia dell'arte

Se provi a raccontare un fatto che realmente hai vissuto da giovane, da militare se sei stato in guerra e ai partecipato in qualche avventure ho disavventura che sia non lo devi raccontare e se ci provi nessuno ti ascolta, proprio come l'abbiamo visto nella commedia “NAPOLI MILIONARIA” di Eduardo De Filippo, quando don Gennaro reduce della deportazione in Germania vuole raccontare la triste storia vissuta e non trovò nessuno che l’ascoltasse neppure la moglie e i figli poiché presi dall’euforia della ricchezza. Anche questo ce la porta il progresso: la mia generazione si affascinava alle storie narrate da gli anziani c'incuriosiva sentire raccontare fatti della grande guerra, meglio se il narratore era un combattente lo si ascoltava a bocca aperta, oggi le persone sanno tutto non accettano suggerimento e né di consigli, specie la gioventù, li piace solo spendere e spandere pensa al presente si vuole divertire non pensa al futuro perché a capito che la vita è breve ed è solo un passaggio; so bene che non bisogna fare di “tutta l’erba un fascio” non sono tutti uguali i giovani ci sono anche ragazzi che si comportano in maniera diversa c’è il buono e il cattivo come il bello e il brutto è tutto naturale però c’è sempre una differenza da come si comportano i giovani d'oggi a come si comportavano i giovani della mia generazione.
Oggi vanno tutti ha scuola, solo quello più svogliato si ferma alle medie, e tutto l’opposto di prima ch'erano in pochi quelli che frequentavano la scuola, e pochissimi alle scuole superiore in tanti si fermavano alla terza elementare, già non c’erano le medie dalla prima si poteva arrivare fino a l’ottava classe elementare dopo si passava alle superiore, se ho detto questo non per fare critica a la gioventù d’oggi ma per illustrare alcune cose avvenute con il progresso del ventesimo secolo, ci saranno angora novità nel terzo millenne ma adesso parliamo di questo 1900 per l’altro ne parleranno quelli che ci seguono.
Eppure la curiosità mi spinge a sapere nel 2000 come si vivrà, meglio o peggio? Non lo sappiamo ancora, ci saranno altri inquinamenti peggiori di quelli di adesso che porteranno al collasso totale l'umanità?.. Spero di no, i segnali non sono rassicuranti già si vive di stress e si fa tutto di furia, per le strade non si cammina ci sono troppe macchine e motocicli, ne inventano ancora altri più sofisticati, senza parlare poi della distruzione dei boschi, l’abbandono della terra, le numerose colate di cemento che affogano sempre di più le città: aumentano i divorzi i giovani non vogliono sposarsi vanno a convivere, le ragazze lasciano le famiglie per stare sole e libere, non si comunica più, ciascuno bada solo ha se stesso dimenticando la parola di Dio, sto vedendo un bel mondo e di questo passo si arriverà ha non capirci più uno con l’altro proprio come accadde fa quando volevano arrivare in cielo con la “torre di Babele” e si imbrogliarono le lingue uno non capiva l'altro si legge nella Bibbia, non siamo arriverà proprio ha questo ma ci manca poco, il mio auspicio è che non si avverino le profezie di NOSTRADAMUS credo che ci sia qualcuno ha fermare il consumismo e l'arrivismo correndo ai ripari. Mi fermo qui per non evadere un campo che non e mio è voglio ricordare qualcosa del passato che non si vede più nel napoletano, lasciando da parte le feste religiose che vengono sempre celebrate con qualche variante: il canto non è più come quello di prima, le canzoni italiane hanno peggiorate per l’industrializzazione, non hanno più la melodia di prima è non sono adatte alle serenate, (1) una volta cerano i cantanti di voce, quelli di giacca i dicitori e i macchiettisti, ciascuno cantava nel proprio ruolo, chi non aveva voce non faceva il cantante, oggi cantano tutti senza voce con l’aiuto del microfono, è che cantano?
Le canzoni importate da oltre oceano, dicono che sono di moda, li fanno essere di moda quelli che ne ricavano profitti e lauti guadagni con milioni di dischi venduti per un giro d’affari miliardari, lire è l’affarista che domina il mercato della musica leggera, io non sono razzista e nemmeno contrario ai cantanti di colore le loro canzoni è un’altra cultura e va rispettata, però diamo la precedenza alle nostre canzoni è la nostra cultura, ce lo insegna la chiesa che dici “ama il prossimo tuo come te stesso” e dice pure aiuti prima i tuoi è poi gli altri, come se si vorrebbe dire dai da mangiare prima ai figli tuoi e poi a quelli dell'altro: è un detto un proverbio, è ce ne tanti ma non è la sede adatta per raccontarli: ritorniamo alle canzoni in voga che non sono nostre sono importate e le sentiamo cantare anche al festival di San Remo, sembra che le nostre canzoni non piacciono più, da cosa prevenga questa recessione dalla musica nostrana non lo so, forse perché che non ci sono più bravi compositori oppure dipende dai versi che non hanno più poesia per mancanza di poeti?. ..
Già ci sono i cantautori che le canzoni le scrivono e le cantano, fanno tutto da solo, prima per una canzone ci campavano più persone, il musicista che scriveva la musica, il poeta, per le parole ch’erano tutte a “rime” mentre adesso chi scrive canzoni è chiamato “paroliere” già sono parole buttate lì alla meglio e si ripetano sempre le stesse, per tre o quattro volte. 


Michele Izzo all'opera...dei pupi

Spesso capita di non sapere più casa metterci e ripetono il ritornello più volte cantando “la ra la llà …la ra la llà ,oppure trallallà, trallallà trallalalalalala” questo ci fa capire che chi scrive versi non ha più da mettere nelle canzoni, la musica che accompagna le parole fa tanto rumore da fare saltare i timpani, troppi colpi di tamburo, prevale la batteria nell'orchestra e con il passare del tempo l'uomo diventerà sordo, i giovani la chiamano la buona musica; bravo che una volta tanto lancia un capolavoro ed esce fuori della normalità e gli danno poco spazio perché è l'affarista che domina il mercato è inutile parlarne di queste cose che sono sotto gli occhi di tutti: il cantante prima veniva accompagnato da un orchestra dal vivo e non da un suono elettronico sofisticato che chiamano " base" avvolte non cantano nemmeno muovano solo la bocca usano il “playback” e prendono in giro chi ascolta. La musica che va per la maggiore oggi e quella dei paesi sottosviluppati che chiamano terzo mondo.
Ricordo gli anni venti quanto si affacciò per la prima volta la musica americana con “VALENCIA” un motivo per il ballo che ancore si sente nelle sale da ballo, questa canzone con successo si imponeva sul nostro mercato gli autori dell'epoca si vedevano mancare il terremo da sotto i piedi, la novità li faceva concorrenza li levava una fetta del mercato canoro e per non perderlo del tutto si mobilitarono con “TARANTELLA INTRENAZIO- NALE” versi di Ernesto Murolo e musica di Ernesto Tagliafferri nel 1926, la cosa funzionò la canzone ebbe un clamoroso successo oggi è nel repertorio mondiale classico della canzone Napoletana. Voglio qui dire alcuni versi in lingua Napoletana.

“Tarantè
Ma tu pecche te sì sbizzarrita
Cu chèsti mmusiche furastere.
Tarantè
Mo cu <Valenza> mo cu < Paquino >>…
Napulitano nun cante cchiù…
Mo sì Spagnola, sì Parigina…
E ‘a gente crete ch’è novità!
Qua spagnola? Qua ‘anericana?
Ma s’ò ccredono o fanno apposta?…
Chest’è mmusica paisana!
Chest’è ppane d’à casa nosta!
Basta sentere
Pe tutt’’o munno ‘e cantà.
Cu chitarre e manduline
<…Funiculì - funiculà!…>

Gli autori dell’epoca con questa canzone s’imposero sul mercato, difesero il lavoro e non solo ma anche l’amore di patria e della propria terra. Oggi anche questo non è più di moda siamo divenuti altruisti facciamo pubblicità a gli altri oscurando il nostro.
Altre cose che ha Napoli non si vede più per le strade è ‘O PAZZARIELLO”, (2) “l’opera 'e pupi” è l’argomento primario di queste pagine è per parlarne va detto: c’era una volta perché non ce più, quando s'inizia un racconto con “c’era” il racconto diventa una fiaba, cosi diranno in questo terzo millenne. Sono già passati circa cinquant'anni da quando fu chiuso l'ultimo teatrino dei pupi e già si dice a Napoli “Nge steva navota l'Opere 'e Pope"; non lo si può nemmeno proporre, sarebbero troppi problemi da risolvere e ostacoli da superare per impiantare una struttura teatrale di sana pianta ci vogliono i soldi che non ci sono, l’appassionato non ce là, l’affarista non investa se non ci ricava grossi guadagni, gli amministratori della cultura pubblica non sono disposti a concedere un locale a l'ultimo marionettista rimasto, che ne fa richiesta non è ascoltato l'amministratore politico fa orecchie da mercante (gli entra da un orecchio e gli esce dall’ altra) promesse ne fanno tante e fatti pochi, per alcune cose fanno come i mercanti, (si dice a Napoli) forse perché ignorano la cosa, sono giovani e non hanno mai visto e uno spettacolo di marionette e se lo sanno e per sentito dire, spesso lo confondono con quello dei burattini e lo vogliono destinare ai più piccoli, senza sapere che è tutta un’altra cosa, non c’è proprio paragone con quello dei burattini, non sanno che da quando furono ideate le marionette le fecero per il teatro povero destinato a un pubblico di adulti e non per i ragazzini, oggi lo vogliono destinare ai più piccini, è una buon’idea ci potremmo provare ma la prova non si fa e il risultato non si vede, io credo che se ci fosse un teatrino nella città capoluogo Campana avrebbe il suo pubblico e si troverebbero anche i giovani apprendisti per l’arte che non c’è più, parlo per esperienza ogni qual volta che faccio spettacoli vedo che si divertono non solo i piccoli ma pure i genitori che li accompagnano li sembra di vedere una novità; se la cosa verrebbe fatta ci sarebbero sempre colui che porterebbe avanti l’antica tradizione popolare che ci ha più di trenta secoli di attività alle spalle: un cosa ho notato in una scuola media, quando ci sono andato per dare una dimostrazione teorica e pratica sulla marionetta e il burattino dopo la manifestazione ho aperto il dialogo con i ragazzi come si fa in una tavola rotonda, in quella occasione ho trovato un ragazzo appassionato che mi ha chiesto “dove c’è un centro per potere imparare quest’arte?” lo dovuto dire la verità!… non si può neppure formare una compagnia per lo spettacolo viaggiante, sarebbe troppo il materiale da trasportare da una piazza all’altra e una volta arrivato si deve montare il palco, c’è da durare fatica per il montaggio e lo smontaggio, un’altro problema che si crea è fare lo spettacolo all’aperto, che può essere impedito dalla pioggia che arriva all’improvviso e rovina ogni cosa, a me è già capitato qualche anno fa dopo mezzora che avevo incominciato lo spettacolo venne a piovere e dovetti smontare tutto in fretta (vedi Pulcinella contro la pioggia).
Un’ altro problema è quello di investire un capitale è chi lo fa?.. l’industriale, l’affarista non investe dove ricava poco profitto e si lascia che le nuove generazioni non sappiano niente di questa tradizione secolare e sì continua a trastullare con i cartoni animati restando ore e ore a guardare la TV, non so se li farà bene ai più piccoli quel martellamento al cervello, gli adolescenti e gli adulti passano le ore innanzi al computer con i giochi, questo è il nuovo progresso?
                                                       Michele Izzo