L’ONORATA
SOCIETA’
Dalla cronaca di questi odierno apprendiamo l’esplosione di una
macchina imbottita di tritolo nel rione Sanità e per fortuna non ci
sono state vittime solo feriti e danni ai negozi, l'esplosione è
avvenuta per un regolamento di conti tra bande camorriste rivali; non é
l'unico caso ne ho citato uno per iniziare il racconto ma la cronaca di
questi fatti ne parla spesso protagonista è sempre la camorra.
La camorra non è una associazione nuova apparì per la prima volte nel
XVII secolo e non sparava nel mucchio per ammazzare la povera gente
innocente come fanno questi di adesso, il regolamento dei conti come si
dice oggi li facevano a corpo a corpo uno contro uno a petto a petto
coTuridù e Alfio nella “Cavalleria Rusticana” di Giovanni Verga e
lo chiamavano "richiaramento". La famigerata camorra come la
rappresentavamo noi con i pupi nasce nella Spagna, ideata da CAMURRO la
battezzò con il proprio nome, dopo di averla sperimentata nella sua
terra la venne a insegnare ai napoletani. Allora erano sotto il dominio
spagnolo: una commissione di camorristi spagnoli capitanata da lo stesso
ideatore venne a Napoli per insegnare tutto il sistema camorristico come
l'avevano inventato e per un po’ collaboravano tutte due le fazioni
fino a quanto i napoletani impararono il sistema, dopo addestratisi
decisero di liberarsi degli stranieri e non dividere più i proventi per
come pretendevano loro il 70% per se e il 30% ai napoletani, con una
competizione armata di coltelli di 6 contro 6 una coppia per volta nello
sterrato fuori di porta Capuano si divisero il territorio con un duello
rusticano con i relativi padrini, l’accordo stipulato prima della
competizione era di colpire l’avversario ferirlo è non ammazzarlo, la
sorte sorrise ai napoletani e gli stranieri se ne ritornarono nella
proprio terra, al temine del duello, vincitori e vinti democraticamente
in un’Osteria festeggiarono l’evento, finì come tutte le altre
storie napoletane “ha tarallucci e vino” (15).

I pupi alla ribalta
L’avvenimento raccontato è troppo somigliante a quella dei dodici
contro dodici della sfida di Barletta con “Ettore Fieramosca” (16)
della storia d’Italia e ci lascia con il dubbio, e possiamo
sospettare, che fu copiato dal romanzo: è solo un sospetto e non
certezza io sto raccontando la storia come veniva rappresentata con i
pupi non ho attinto in nessuna fonte ma credo che chi scrisse i copioni
avrà fatto ricerche per “LAFONDA- ZIONE DELLA CAMORRA” era cosi
nominata la storia. Formatosi la società e per essere uno affiliato
della stessa doveva rispettare le regole dello statuto scritto da
Camurro, per entrare a far parte della società l'uomo doveva essere
illibato senza corna di mamma ne di sorella è soprattutto della moglie
e se per il corso della vita li sarebbe successo una cosa del genere si
doveva vendicare con il sangue ammazzando il colpevole che aveva causato
il danno anche se era uno di famiglia.
La stessa cosa si doveva fare per gli schiaffi anche questi erano offese
gravi chi riceveva uno schiaffo si doveva vendicare nella stessa maniera
di colui che aveva subito le corna. L'altro compito del camorrista era
quello di difendere il debole dal più forte, detto in parole povero il
camorrista si doveva comportare come un tutore dell’ordine pubblico
come fa un milito dello stato: i ladri gli scippatori non potevano
appartenere all’onorata società almeno per i primi tempi, poi con il
passare degli anni come tutte le cose si modificano da sole così negli
ultimi anni anche i ladri e gli scippatori entrarono a far parte nell’onorata
società.Come campavano i camorristi?…E da dove incassavano il danaro
per farsi la paga? . L’introito più consistente lo ricavavano dai
traffici illeciti, da chi si credeva d’essere furbo per non pagare la
gabella all’erario dello Stato scaricava di notte la merce dai
bastimenti proveniente dall'oriente faceva il furbo credeva di farla
franca invece il giorno dopo pagava la camorra, la stessa cosa anche a
quelli che trafficavano con i carri per via terra di notte grano e
cereali ed altri soggetti al dazio gabbavano solo il fisco ma la camorra
no!..
Lo Stato tutto questo lo sapeva ma chiudeva un occhio: chi trafficava di
notte senza avvertire la camorra la mattina dopo il capo della società
li mandava un picciotto a chiedere il dovuto pagamento se si rifiutava
di pagare il picciotto riferiva al capo in dì e lui li mandava un
camorrista che con schiaffi e botte da orbi l'obbligava a pagare, se poi
era duro è non cedeva alle botte con le mani il camorrista prendeva il
coltello e il poveraccio per non rimetterci la pelle pagava. Un altro
incasso veniva fatto dal gioco; in tutti i caffè della città dove si
giocava a carte c’era di guardia un Picciotto (17) che dalla vincita
si prendeva il soldo, “nu rano” (18) per la camorra, oggi si direbbe
“il pizzo” all’ora lo chiamavano baratto (19) chi lo incassava a
chiusura del locale lo portava alla società lo davo al Cuntaiolo (20).
In tutti dodici quartieri della città avevano una sede come se fosse un
corpo di guardia, il comandante della sede era un camorrista e aveva
sotto controllo il quartiere, qualsiasi cosa avveniva nel quartiere lui
doveva intervenire e dare ragione a chi lo meritava, il camorrista di
quartiere era temuto e rispettato da tutti gli abitanti e per la
società era un "capo in dì", tutti i suoi comandi venivano
ubbiditi ciecamente senza fiatare, a capo di tutti c’era il “capo in
testa”:
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Un pupo pianista
la nuova società riformata aveva creato uno Stato nello Stato
tollerato dei “Borbonici” li lasciavano fare per un suo tornaconto
la camorra teneva calmo il popolo e non lo provocavano contro i
governanti anche navigando nella miseria sopportava tutto le
sopraffazione e l’abuso del potere per questo ci voleva un pastore che
guidasse il gregge, i pastori erano i camorristi e le pecore il popolo
che pascolavano a pancia vuota trastullandosi con una canzone e qualche
mezza pizza.
C’era pure chi si mangiava 'o curnicione 'e pizze, i ragazzi più
poveri vivevano per la strada la sera aspettavano fuori la pizzeria se
qualcuno li buttava un cartoccio di carta dentro c'erano i ritagli
dell'intorno della pizza "cornicione della pizza", chi
governava lo sapeva che non c’era cosa più brutta di quando la pecora
si inferocisce allora diventa un leone ed è capace di distruggere tutto
(è un altro detto infallibile) se il popolo pecorone si inferociva
avrebbe ripetuto l'evento del 1500 fatto da Tommaso d’Amalfi “Masaniello”…
Il danaro che incassava la società a fine settimane veniva diviso, una
parte al camorrista, tre quarti di parte al picciotto di sgarro, mezza
parte al picciotto semplice al giovane onorato all'inizio della carriera
come se fosse un apprendista non aveva niente, dopo che aveva superato
tutte le prove e veniva nominato picciotto prendeva la paga. Il
camorrista lo si chiamava “masto” (maestro) era una gerarchia vera e
propria come quella militare.
Il primo capo della società formatasi si chiamava Sciasciariello
residente nei pressi di porta Capuana detto pure “Bricciata” per la
pavimentazione fatta di pietra vulcanica; Sciasciariello fu nominato
capo in testa per aver capitanato i sei contro sei (già detto) dal
quartiere dove abitava li attribuirono il nomignolo di “Sciasciariello
e porta Capuana”. Un altro capintesta conosciuto fu Salvatore De
Crescenzo “Tore ‘e Criscienze” e pare che questo personaggio fosse
veramente vissuto come pure Pasqualino Cardone e Francesco Cappuccio, il
famoso “Ciccio Cappuccio”, Luigi ‘O Spagnolo di Castellammare di
Stabbia è Luigi Aneiniello di Torre del Greco (21) di questi personaggi
realmente vissuti sulla scena avevano il proprio nome mentre questi
altri che seguono erano nomi fittizi come tutti i personaggi delle
commedie: cera Antonio ‘a Porta e Massa, Crescenzo ‘o Trirece,
Aniello Capauciello, Luigi Perepuorche, Carmine Stabile, Coppalarossa:
tutti uomini positivi del popolo, i camorristi borghesi venivano
chiamati “guappi Sciàmmeri” erano benestanti vestivano con il frac
il taity cappello a bombetta o cilindro ghet sulle scarpe, erano i
camorristi con guanti bianchi amici del potere politico e della Società
riformata, i nomi di questi? Don Tiofalo Sperino, don Nicolino Jos, don
Domenico Castaldi, don Liborio Romano eccetera: quando questi signori
venivano arrestati e portati in carcere avevano tutto un’altro
trattamento non erano nella celle comuni avevano la camerata separata
chiamato reparto “civile” mentre l'altro reparto era nominato
criminale…
Ho detto che le storie erano tutte inventate dai pupanti, io ne ho
conosciuti tre di questi che scrivevano i copioni, Giuseppe Abruzzese,
Ciro Verbale e Angelo Buonandi; mentre Alfredo era più portato per la
sceneggiata Napoletana (vedi). Francesco Cappuccio è stato l’ultimo
capo in testa dell’onorata società prima dello sfascio totale della
vecchia camorra: che (Ciccio Cappucio) era esistito veramente lo sapevo
da fonti sicure, già da quando aveva i calzoni corti, una mia zia
anziana aveva conosciuto lui e tutta la sua famiglia l'era vicina di
casa da ragazzina nel Borgo Santo Antonio Abate, la mia zia raccontava
di questo personaggio che era figlio di un vinaio e quando lei giocava
con le amiche d'avanti bottega del padre lui usciva fuori della bottega
è cacciava via le ragazzine che giocavano e mi dava conferma che Ciccio
era balbuziente proprio come lo si rappresentava sulla scena facendolo
tartagliare: quest’uomo diventò camorrista per un episodio politico,
era commerciante di crusca carrube paglie foraggio per gli animali da
traino, e tutti i conducenti di carrozzelle erano suoi clienti e quanto
comparvero i primi mezzi pubblici elettrici “i tram” per la città i
vetturini fecero uno sciopero e per qualche giorno non giravano carrozze
per la città, lui era a capo degli scioperanti in piazza Plebiscito
sotto il palazzo del Governo per la protesta da lui guidata fu ricevuto
dal Prefetto e spiegò la ragione dell’agitazione ed era il prezzo del
biglietto per il trasporto pubblico era basso e li faceva concorrenza
pretendevano che fosse come quello delle carrozzelle, la richiesta non
potava essere accettata il Prefetto promise di rivedere il caso
l'ordinò di sospendere l’agitazione dicendo che non potevano lasciare
una città dove arrivano turisti senza carrozzelle.
Ciccio promise a parole di fare cessare lo sciopero se l'alta autorità
dava la sua parole d’onore di aver preso provvedimento del caso,
ottenuto la promessa dal Prefetto Ciccio si affacciò dal barcone è
diede ordine agli scioperanti di riprendere la propria attività dandoli
un ora di tempo i vetturini tutti obbedirono ciecamente è nel tempo di
un’ora le carrozzelle uscirono per Napoli. Il Prefetto visto il
risultato della promessa di quest’uomo sospettò che avrebbe potuto
capitanare anche una rivoluzione contro lo stato li spiccò il mandato
di cattura, l'arrestarono fu processato e condannato, nei luoghi di pena
imparò a maneggiare il coltello, fece carriera è fu l’ultimo capo
della società camorrista napoletana. Un’altra storiella presa dal
vero era quella di Pasquale Cardone, di questo personaggio ho
ricostruito un copione (vedi).
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