L'ultimo puparo torrese pag. 11

IL PRINCIPE FANTASMA

Farsa con Pulcinella - 1988.

La trama:

In un castello del Medio Evo con dodici stanze, una è sempre chiusa non viene aperta per la diceria leggendaria del fantasma. Il Principe, padrone del castello, si era tolto la vita in quella camera, gli eredi che vivano nel castello sono donna Isabella Fernadez con il consorte Annibale un blasonato in decadenza non hanno figli, come domestici c’è Teresina e Pulcinella fanno di tutto, pulizia in casa curano l’orto si occupano del cavallo e della carrozza; i padroni stanno sempre a litigare non vanno tanto d’accordo. Annibale non ha soldi è pieno di debiti fatti per il gioco, vorrebbe diminuire le spese e impone alla moglie di licenziare la serva Teresina, la padrona prova a licenziarla; Annibale va in cerca di qualcuno che li suggerisca qualche nuova idea, manda a chiamare Gigi, un esperto in economia e un ben pensante ha il cervello paragonabile a quello di Salomone ha naso alle cose per questo lo chiamano “Gigi Naso fino”. Costui arriva, ascolta le lagnanze dell’amico che non sa dove prendere il danaro per restituirlo ai creditori, Gigi sa che Pulcinella ha dei risparmi accumulati, un bel gruzzolo e studia come prenderlo, per aiutare l’amico Annibale, sa pure che Pulcinella crede ai fantasma e cerca di metterlo di mezzo. Per metterlo alla prova li propone una scommessa dicendoli: “ se tu apri la porta di quella camera noi ti daremo il triplo dei tuoi risparmi, ma se non ci riesci tu darai il tuo denaro a noi”. Pulcinella che non è uno sciocco sa che è tutto un trucco per truffarlo, la sua compagna Teresina, che ha origliato, ha sentito tutto il piano è lo ha comunicato a Pulcinella. Così Pulcinella accetta la scommessa, prima però con la scusa di procurarsi lo zolfo per scacciare i fantasmi, va a chiedere aiuto all’amico Etichetto.
Secondo quadro: gli scommettitori all’opera. Pulcinella cammina avanti, lo seguano Gigi e Annibale, arrivati alla porta si apre da sola, sorte un fantasma i due ideatori della scommessa hanno paura fanno per scappare il fantasma li ferma con il dire “ non disturbate il riposo dei mortali, per questo vostro sbaglio dovete essere puniti non vi faccio morire ma vi castigo e pagherete tutte le spese per il matrimonio di Pulcinella e Teresina, non la licenziate, resteranno in questo castello per tutta la loro vita si accomoderanno in questa camera, rispondetemi lo farete voi tutto ciò?…

I due costretti rispondono - sì!…

Il fantasma si scopre e si riconosce l’amico di Pulcinella….
                                    F I N E

Se la farsa viene rappresentata con burattini si cambia il finale: il finto fantasma dirà a Pulcinella di bastonare i truffanti e con le bastonate che da Pulcinella si chiude il sipario.

UN CONCILIATORE
TARTAGLIA

Oppure

NU CUNCILIATORE CACAGLIE

Farsa con Pulcinella - Felice Sciosciammocca e don Anselma Tartaglia - tema dall’antico teatro comico Napoletano: scritta nel 1944.

Il soggetto:

In sala di riconciliazione…Epoca dell’azione 1870 /71, Eduardo Scarpetta inventò una nuova maschera “Felice Sciosciammocca” per sopraffare Pulcinella all'epoca campeggiava nei teatri meridionale era il re del teatro “San Carlino” ( di piazza Castello) l’antica maschera vede in Sciosciammocca un concorrente, si deve difendere per non perdere il primato lo dichiara guerra. Lo stuzzica, l’offende. Il “Felice” per le ingiurie e le maldicenze del rivale si sente offeso lo querela: vanno in conciliazione, davanti a un giudice Tartaglia: prima di entrare in aula le due maschere, c’è una serie di botte e risposte dell’Usciere e Carmela "popolana". Dopo rientra il giudice Tartaglia giudica la causa con Carmela (anche questa scena ce da ridere il Tartaglia). Rientrano le due maschere, si accusano a vicenda, con la mediazione di Don Anselmo “Giudice” e la sua arringa tartaglia alla fina li consiglia di andare a farsi una mangiata di maccheroni e festeggiare la pace, Carmela s’invita da sola è chiude col dire, "nu brinnese aluldeme facimme - ha?..

Pulcinella: Là mezza l'ingua de lu Giudice.

F I N E

 

L’ULTIMO
MARTEDI GRASSO

Oppure

L’ULDEME JORNE 'E CARNEVALE

Con Pulcinella s’improvvisa un Mago guaritore 1992.

Il soggetto:La scena si svolge in una piazza di paese meridionale nei primi anni del 1900; all’epoca per tradizione gli adulti si mascheravano giravano per le strade facendo baldoria; Pulcinella vestito da ufficiale Borbonico come si vestiva 'O Pazzariello gira per il palcoscenico seguito da ragazzi con trombetta tamburo e tamburo festeggiano il carnevale. Due giovane donne interessate al capo banda "Pulcinella" per amore suo hanno rifiutato il corteggiamento di due giovanotti del paese i quali per il rifiuto alla richiesta di fidanzamento decidano di farcela pacare al rivale in amore, Teresina che ha sentito la congiura avverta Pulcinella che si guardasse dai due giovanotti: un terzo giovane Giacinto si reputa furbo é innamorato di Teresina per canzonare il rivale si maschera da Pulcinella e gira ripetendo quello che fa il rivale per entrare in grazia con Teresina. I due giovani armati di bastone lo scambiano per il vero Pulcinella e gli danno tante botte da lasciarlo a terra tramortito. Alle grida accorrono tutti sulla scena per ultimo il vero Pulcinella che domanda che succede? È aggiunge “qui ci vuole un Medico”, Teresina: no! un Mago! A Pulcinella “muoviti fa qualcosa” lui rientra e ritorna in abito dun Mago, con parole sgrammaticate in Latino, Spagnolo e Francese lo fa risuscitare,applaudito da tutti prende la parola è li dice:


                                    Marionette

Pe tte nun nce vò Miereche pecchè malate nu sì.
Si t'amme mazzate te lai meritate.
Furbe tu nu sì - - 'e nun si mai state.
È si t'anno ciaccata 'e vatte 'a merecà.
Da secole 'a sta festa se chiagne 'a Carnevale,
Mangianne la sagne purpette e vine i guantità.
Amici miei belle pe sta serata cca, chiagniteve 'a Carnevale è nu penzate 'a guaio!..

Fine

NU GUAPPE ‘E CARTONE

Oppure

NA GUAPPARIE ‘E PULICINELLE

Un atto per ricordare i guappi sbruffoni napoletani, 1942.

La trama:

L’azione si svolge in piazza mercato nei primi anni del 1900 quando già guappi non c’erano più, l’unico smargiasso rimasto fa da protagonista in questa farsa.

Tore Guappe ‘e Cartone, ci à la vecchia mentalità di quanto il guappo era un re a Napoli, pretende d'essere temuto e rispettato: ferma Teresina per la strada richiesta perché se innamorato, lei lo respinge che già e compromessa con Pulcinella, lui a tale rifiuto si vuole vendicare con il rivale, lo vede arrivare si nasconde per origliare; Pulcinella porta con se un paniere coperto da uno straccio lo poggia a terra a una quinta, racconta l’avventura della mattinata, il guappo li sostituisce il paniere con un altro, ritorna Teresina dopo scambio di battute Pulcinella li da il paniere e dice " Te faccio nu cumplimento ca ge stanne duie capponi te faie mbuttunate do furne", lei contenda scopre il paniere ci trova dentro una parrucca lo tratta male e se ne và, ritorna il guappo ridendo per lo scherzo fattogli, Pulcinella intuisce lo scambio del paniere prende il bastone e ce li da. (mutazione)

Scena un'altra via di Napoli: Pulcinella fa la pace con Teresina per aver capito che scherzo e stato fatto dal Guappo; lei va su in casa dove lavora come domestica, Pulcinella vede venire il guappo con il paniere si cela per vedere che fa, questo mette a terra il paniere, si fa la controscena e si nasconda, sorte il Dottore il guappo li dice di regalarli due capponi se convince la domestica a sposare lui, il Dottor per mangiarsi i capponi e li dice di provarci, ma vuole vedere i capponi, tolgono il cencio che copre il paniere è ci trovano dentro un paio di corna, il Dottore lo tratta male e se ne va; sorte Pulcinella ridento il guappo ha capito chi la cambiato il paniere vuole reagire, vuole fare una minacci d'ammazzarlo qualcuno, Pulcinella li va a parla all’orecchio. Tutti fuori, Teresina domanda a Pulcinella "che le ritte?…

Pulcinella: Lo detto se non te so bastate ch‘elle ‘e sta matine?…Te ne d’ongo l'ate ‘e saraie chiù cundente!.

Parole?. È - - - Pulicenella !!!..

F I N E

UN CIABATTINO
SFORTUNATO

Oppure

NU SOLACHIANIELLO
SFORTUNATE

Con Pulcinella ciabattino povero premiato dalla fortuna.

Un’atto liberamente all’antico teatro buffo Napoletano. Livorno 1960.

La trama:

Un cantante fallito e un ciabattino ambulante vivano nella più squallida miseria si avviano a fare i posteggiatore, il ciabattino (Pulcinella) stampella la chitarra il tenore fallito canta e chiede ai passanti. Gli si avvicina un giovane che non ebbene accetto dal padre di colei che ama, li da qualche spicciolo e li chiede di collaborare con lui per entrare in grazia con futuro suocero; sa che ha un fratello ricco all'estero e vuole assai bene alla nipote unica erede, vuole tornare in patria per finire il resto della sua vita vicino e la nipote. Il giovane inventa di far passare il cantante per fratello del suocere e il ciabattino per servo dello zio, i due sfortunati si affrettano a recitare la parte pur che si mangiare (mutazione).

Quadro 2° in casa della ragazza: i due poveracci ben vestiti si presentano come Casimiro Carote (l'emigrante ritornato) uno l'altro per Nuzio il discepolo. Abbracci e baci fra fratelli zio e nipote e pare che vada tutto liscio, ce il consente del padrone di casa al matrimonio tutti d'accordo decidono per la data delle nozze, nello stesso momento arriva il vero zio da l'estero smaschera quello fasullo, il padre della giovane manta fuori di casa gli impostori, il giovane innamorato vuole giustificarsi dicendo ha quale famigli, lo zio “vero” riconosce il giovano come figlio di un suo vecchio amico e cambia le carte in tavola, s'impone col fratello e acconsentono il matrimonio. I due miserabili domandano, “scusate, noi che fine facciamo?

Il giovane innamorato: Vi darò lavorare!.. il cantante sarà mio segretario! È l'altro andrà in cucina come sguattero.

Pulcinella: Pure ha la va ‘e piatte songhe cundente!…

E si nu mancia carne - - veve brore!…

Se scetate pe me la sciorte!!!

F I N E