L'ultimo puparo torrese pag. 12

SIGNORE SI NASCE

Oppure
L’ANELLO MAGICO

Farsa fiabesca con Pulcinella: da un racconto popolare. scritta 1980.

Il soggetto:
Don Policarpio “avaro” non paga puntuale il domestico Pulcinella, il povero servo li chiede ci a 6 figli e moglie da sostenere e per questa ragione si licenza da se, trova per strada un signore contento parla solo, dice tra se questo e pazzo? dopo ascolta attentamente per capire cosa dice li par di capire di non essere contento per la troppa ricchezza, si avvicina e domanda è chi ci da tanto danaro? L’altro risponde “è la mia fortuna, tutte le mattine mi fa trovare il danaro fuori l'uscio di casa”, Pulcinella vuol sapere come ha fatto a conoscere la fortuna? L'altro li dice di andare nel bosco incantato, cantare una canzone a voce alta la fortuna apparirà è ti darà il danaro…Pulcinella va nel bosco e fa tutto come le stato detto. Li appare la Dea fortuna e una farfalla gigante deve seguirla la farfalla. Li va dietro fa il giro del palcoscenico si trasforma stango si veda apparire una vecchia Strega li dice di andare a lavorare, sparisce lui ritorna a cantare, esce un'altra volta la Fortuna commossa li da un anello magico a comandi limitati con di tre desideri da spandere, lui se ne ritorno a casa e da l'anello alla moglie li racconta dei tre desidari da poter spendere e va chiedere il danaro allex padrone; i figli hanno fame chiedono mangiare la madre li calma dicendoli si mancia quanto viene papà. si sente una voce di un venditore di carote, i bimbi affamati chiedono di volere mangiare carote alla mamma con l'aiuto dell’anello compra carote e li fa mangiare ai figli (si consuma il primo desiderio dell'anello) ritorna Pulcinella senza il danaro, vede la moglie e i figli ballare condenti domanda il perché di tanta contentezza?… La moglie raccontata la storia delle carote comprate con l’anello, lui si arrabbia per avere consumato uno de i tre desideri senza consenso suo, spente un altro desideri col chiedere che venga una pioggia di carote, (la cosa si avvera) e obbliga la moglie mangiarle tutte, la poverette mangia si abbuffa cade a terra pare morta, lui contento balla canta, si arresta l’allegria per la voce che dirà “non essere egoista non permettere che muore la mamma dei tuoi figli!.. Signore si nasce, non si diventa” Pulcinella domanda Chi ha parlato?…

La voce dice - l'anello!.

Pulcinella "meravigliato": Mamma mi l’anielle ‘a parlate? Signore se nasce? È io puvurielle voglie re sta, (parla all’anello) ‘anielle mio nu fà murì ‘a mamme de figie?…

‘E Pulicenella.
                                   F I N E

UNA AVVENTURA
DI PULCINELLA

Oppure
PULCINELLA E LA FATA DEL MARE

Farsa fiabesca - scritta nel 1947.

È l’alba sulla spiaggia due nobili si tirano, uno viene colpito a morte l’altro assicuratosi che nessuno la visto scappa; Pulcinella cammina lungo la spiaggia, se levato all’alba per avere sognato un suo antenato che la detto "vai all'alba nel castello è troverai un tesoro” camminando inciampa sul morto, crede che sia ubriaco ci ragiona un po’ e non e corrisposto, vengono i Gendarmi veglianti della spiaggia vedono che ragionare con il morto sospettano che l'abbia ucciso lui, senza sentir ragione l'arrestano. (mutazione). L'interno del castello, un ufficiale processa Pulcinella lo condanna ha morte. Il poveretto viene messo in un sacco legato è buttato dalla torre a mare. Il Diavolo canta vittoria per impadronirsi del mal capitato. (mutazione) Scena sott’acqua: sul fondo scena c’è una grossa conchiglia che si apre al momento giusto; si farà il passaggio dei pesci con un sottofondo musicale, dall’alto cade il sacco, dalla conchiglia esce la Fata del mare, (come la Venere di Botticelli) s’avvicino al sacco e prenda in braccia Pulcinella. (una voce ).
Qui finisce l’avventura di Pulcinella Cetrulo!
Per un tesoro trovare?
È finito in fondo al mare!!!
                                    F I N E

FANTASMA PER AMORE

Farsa con Pulcinella elaborato della commedia dell’Arte nel 1946

Don Fastidio da ordine a Pulcinella "servitore" di non fare entrare nessuno in casa, che la figlia e corteggiata da un giovanotto che a lui non piace, esce di casa. Pulcinella fa tutto all’opposto di quando la detto il padrone va lui a chiamare il giovanotto per guadagnarsi la mancia, lo porta in casa e l'ascia appartato la coppia, si sente bussare alla porta ed è don Fastidio che fa presto ritorno, i tre sono del gatto de vano nascondere il giovane innamorato, decidono di chiuderlo in camera dove è morta la padrona di casa, (dopo la sua morte non l'aprono più) fanno entrare Don Fastidio tutto affaticato deve entrare in quella stanza per prendere la busta sigillata dell’ultima volontà della defunta e portarla al Notaio, figlia e servo cercano in vano deviarle ma lui insiste è va alla porta della camera, si apre da sole e sorte un uomo coperto da un lenzuolo; i tre impaurito del fantasma, Pulcinella sospettoso si avvicina al fantasma li tira giù il lenzuolo e scopra Bebè il giovane fidanzato per paura del futuro suocero si è conciato in quel modo; don Fastidio arrabbiato lo caccia fuori di casa e maltratta figlia e servo perché ritenuto complici del trucco. Pulcinella lo mette a tacere difende i giovani e si va al finale con il solido matrimonio propiziatorio è la declamazione finale di Pulcinella a piacimento dell’attore che lo interpreta. te.
                                   F I N E



          Il teatrino viaggiante di Michele Izzo

 

PROCESSI SPICCIOLI

Oppure

PULCINELLA LADRO DI UN GATTO

Farsa - 1946.

L’azione si svolge in pretura nei primi anni del XX secolo.

Sono chiamati a giudizio gente con piccoli reati. Sono scenette comiche che fanno capo alla comica buffonesca napoletana ottocentesca.

Per prima si processa una popolana perché falsa infermiera, assisteva a una vecchia infermo e sa portato via un oggetto di valore, lei nega di aver rubato sostenendo di averlo avuto regalato dall'infermo, non e creduta è viene condannata dal Pretore.

Altre due donne si contendano un cane ciascuna dice d’essere la legittima padrona della bestia, il Pretore scopre chi è la vera padrona.

Sono duetti comici che fanno ridere. Con un'usciere sordo che prende fiaschi per fiaschi nel ripetere le parole dette dal Pretore. Pulcinella è accusato di aver rubato e mangiato un gatto, racconta la sua ragione viene assolto per l'arringa dell'Avvocato Tartaglia…

Fine

 

PULCINELLA FEMMENA

PE CONVENIENZA

Due quadri dal teatro comico napoletano, scritta nel 1947 Il soggetto:

Vincenzino è maggiordomo d'una famiglia patriarcale squattrinata, il suo padrone e l’unico dei nobili, un fannullone, giocatore pieno di debiti per il gioco, il vecchio maggiordomo facendo debito in tutte le botteghe con la promessa dell'arrivo di un prossimo eredità di uno zio morto in Germania, con questa bugia porta da mangiare in casa. Per la strada incontra Pulcinella è fa finto d'esserlo amico d’infanzia, è si da aria da ricco e Pulcinella l'assecondo allo scopo di scroccarlo una mangiata, l'altro a fatto lo stesso pensiero dopo una lunga scena ciascuno dice l'esatta verità; sono due disperati senza una lira, studiano il sistema per a chiedere la carità ai passanti nan li riesce e finiscono con il litigare e vanno via separati. (mutazione)

Quadro 2°: in casa del patriarcale decaduto, il maggiordomo rientra vede il padrone abbattuto domanda il perché risponde d'essere preoccupato per l'arrivo di suo zio dalla Svizzera è stato avvertito con un telegramma, allo zio per fruttarlo l'aveva scritto di avere moglie e un figlio invece non ce la. Il maggiordomo lo incoraggia vede arrivare Pulcinella con la spesa da lui ordinata, le viene un idea geniale, fa vestire Pulcinella da donna e passarla per la moglie del padrone. Pulcinella si fa un po’ pregare poi cede, il bambino lo creano con stracci. Arriva lo zio, abbraccia il nipote e pare che vada tutto liscio come l'olio (la bugia ha le gambe corte). Pulcinella che non sa fingere si fa scoprire fa cadere dalle braccia il fantoccio, lo zio va su tutte le furie se ne vuole ritornare in Svizzera senza lasciare il denaro e ne eredità. Lo tranquillizza Pulcinella col dire che il danaro non se lo porta dietro quando muore, lo zio cede è perdona il nipote e il vecchio domestico.

Vincenzo grida: Viva don Annibale il Conte Zucca?

Pulcinella: Tu quale zucca e cucozze, 'a me site avite ringrazià! È no 'o viecchie c’à stipe sempe da nare è nu ge penza ca la senza nase 'a vacante nu se ne và!..

(qualche minuto di silenzio) e riprenda Pulcinella - - Ma che rè? Avite perdute ‘a lenqua?…

Nu parlate chiù?…Chi tace accunzente - - all'ora l’avite capite ca lù fuoco alla miccia la dato?…

pulicenella!!!.

                                    F I N E